Botteghe storiche e locali di tradizione - 05 agosto 2024, 08:00

Botteghe storiche e locali di tradizione - Settantasette anni di passione, fra tisane e spezie: la storia della Drogheria Campanella

Le sorelle Annalisa e Maria Cristina Campanella portano avanti l'attività di via della Libertà, fondata dalla nonna nel 1946: "Questo negozio è come un membro della famiglia, è un'attività che somiglia a noi"

Continua con questo lunedì, e andrà avanti per tutti i lunedì successivi, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato alle Botteghe Storiche e ai Locali di Tradizione della nostra città. Siamo partiti con il punto di vista dell’assessora comunale al Commercio, Paola Bordilli, e del segretario generale della Camera di Commercio di Genova, Maurizio Caviglia.Vogliamo raccontare, di volta in volta, quelle che sono le perle del nostro tessuto commerciale, e che ci fanno davvero sentire orgogliosi di appartenere a questa città. Buon viaggio insieme a noi! 

Ci sono luoghi in cui si comprende pienamente che cosa si intende con il termine ‘negozio di vicinato’: sono posti dove, non appena varcata la soglia, si respira un’atmosfera accogliente, familiare, anche se prima non ci avevi mai messo piede. Dall’altra parte del bancone trovi personale preparato, gentile, pronto ad ascoltare le tue richieste e a consigliare per il meglio i prodotti più adatti alle tue esigenze. Questo, e tanto altro, è quel che si può trovare in via della Libertà, nel quartiere della Foce, nella sede della Drogheria Campanella: aperta dal 1946 per volere di Fernanda Casaleggio, figlia di commercianti, indipendente, a cui il papà ha comprato i muri dell’attività per far partire il lavoro in drogheria. Insieme a lei, e poi al suo posto, ha proseguito il figlio Raffaele Campanella, a cui si sono succedute le figlie Annalisa e Maria Cristina, tutt’ora al comando della bottega di famiglia. 

Quando la nonna ha rilevato il negozio aveva ancora un arredo storico, ma ha dovuto rinnovare l’arredamento perché non c’era spazio sufficiente per esporre tutta la mercanzia - spiega Annalisa Campanella -. Le scaffalature che oggi abbiamo in negozio sono state sostituite una quarantina di anni fa, ma riprendono l’idea di quel che c’era prima. Così possiamo esporre tanti prodotti, che per noi è importante”. Annalisa e Maria Cristina lavorano in drogheria praticamente da sempre: “Papà oggi ha ottantanove anni, si è ritirato ma abitando qui vicino spesso viene a controllare la situazione (ride). In questi anni abbiamo cercato di far somigliare il negozio a noi, oltre che ad assecondare la clientela e le sue richieste: c’è stato un prepotente ritorno ai saponi naturali, per esempio, come quello di Aleppo o di Marsiglia, c’è una grande richiesta di oli essenziali, di tè sfusi, di miele delle nostre vallate”. 

 

E, soprattutto, c’è tanta voglia di consigli, di un rapporto umano: “Tanti clienti vengono da noi e ci raccontano i loro problemi, magari non sanno come smacchiare un indumento, oppure hanno dubbi sulla giusta tisana per trovare sollievo. C’è sempre uno scambio tra noi e la clientela, e questo fa sì che le persone poi tornino, si crea un legame di fiducia. Essere sul mercato da tanti anni e continuare a resistere nonostante le difficoltà è anche una garanzia della nostra passione per questo lavoro”.

Le difficoltà, nel corso degli anni, non sono certo mancate: “Dal 1946 a oggi il negozio è sempre stato aperto. Ricordo che ai tempi dell’esplosione di Chernobyl tante persone erano spaventate perché temevano che il cibo contenesse radiazioni. Tanti venivano da noi a fare scorte, così come è successo durante il periodo del Covid: i clienti compravano qui da noi guanti, disinfettanti, sapevano di avere un punto di riferimento, con persone che avevano sempre visto dietro al bancone e che continuavano a esserci. Questa secondo me è la forza del negozio, ma non del mio, di tutti i negozi storici: sono veri e propri presidi”.

Quello che caratterizza la Drogheria Campanella è, oltre alla grande varietà di prodotti a disposizione, anche la capacità di chi lo gestisce di soddisfare le esigenze di chi fa acquisti: “Non vogliamo vendere per forza, non proponiamo prodotti inutili o che il cliente già possiede a casa: il nostro interesse è che sia soddisfatto e che ritorni poi da noi. Abbiamo persone che vengono a fare acquisti anche da altri quartieri, mentre in passato la clientela era principalmente di residenti della zona: la massaia veniva ad acquistare ogni giorno qualcosa, dal caffè alle spezie al detersivo. Oggi, anche grazie ai social, arrivano da diverse parti della città”.

Il riconoscimento di Locale di Tradizione è arrivato durante l’ultima ‘tornata’ di consegne: “Ho sempre detto agli amici che la drogheria era una bottega storica, ma effettivamente non eravamo inseriti nell’albo. Ho così iniziato a interessarmi per avere le carte in regola per registrare il negozio. La documentazione che ho trovato purtroppo non riguarda ciò che c’è stato prima dell’arrivo di mia nonna, quindi non è stato possibile certificare quel che è stato prima del 1946. La cerimonia di consegna della targa ha rappresentato un bel momento per noi e per la nostra famiglia”. 

Annalisa è la titolare del negozio dal 2007, ma lavora con il papà fin da giovanissima, insieme a Maria Cristina: “In questi quarant’anni ho visto bambini in culla diventare chirurghi, ho visto invecchiare persone che erano ancora giovani. Per il futuro il nostro obiettivo è quello di arrivare agli ottant’anni di attività, siamo a settantasette e questo traguardo lo vogliamo raggiungere. Sia io che mia sorella vorremmo andare in pensione, ma per ora si vedrà, anche in base a come andranno le cose qui in negozio. Mio figlio è un fisico, mia figlia una fumettista e mia nipote sta ancora studiando, quindi è probabile che il negozio morirà con noi. Cedere non penso abbia senso, è un’attività che ti sei cucito addosso, e ci vorrebbe qualcuno che abbia portato avanti lo stesso lavoro per poterla rilevare. Vedremo, per ora resistiamo”. 

Quando i tempi si fanno duri per il commercio, quando vedi che i negozi chiudono, secondo me ti identifichi veramente in quello che sei: siamo diventati droghieri, non siamo un piccolo supermercato, siamo proprio quelli che portavano avanti le attività di una volta, con i prodotti sfusi, con le scelte più consapevoli sui prodotti da esporre e da proporre. E a un certo punto ti rendi conto che il negozio diventa un membro effettivo della famiglia: siamo state qui con problemi di salute e durante le feste; qui abbiamo portato avanti le nostre gravidanze e i nostri figli sono stati tanto con noi in negozio… non puoi lasciarlo, gli vuoi bene, e non solo perché lo ha fondato la nonna. È un pilastro per noi”.