Attualità - 03 agosto 2024, 08:15

Lo Sport che amiamo - Tiziano Pesce, un genovese alla guida di Uisp: "Così promuoviamo lo sport inclusivo"

"Nelle graduatorie internazionali l’Italia resta uno dei Paesi ‘maglie nere’ della sedentarietà. Il nostro impegno è di far diminuire quei numeri affinché sempre più persone possano uscire di casa e fare sport”

Prosegue questo sabato, e andrà avanti per tutti i sabati successivi, ‘Lo Sport che amiamo’, una rubrica dedicata a personaggi e storie di sport della nostra città e della nostra regione. Ci piace raccontare quel che c’è oltre il risultato sportivo: il sudore, la fatica, il sacrificio, il duro allenamento, l’impegno, le rinunce, lo spirito del gruppo. Tanti valori che vogliamo portare avanti e mettere in luce con quello che sappiamo fare meglio: comunicandoli. Comunicarli significa amplificarli, ed ecco perché lo sport può diventare, sempre di più, ‘Lo Sport che amiamo’. Ci accompagna in questo percorso un giovane di belle speranze: Federico Traverso, laureando in Scienze della Comunicazione. Oggi parliamo di Tiziano Pesce, il genovese che è diventato presidente nazionale dell'Uisp, l'Unione Italiana Sport per Tutti, che ha superato di recente il milione di tesserati.

Tiziano Pesce, partiamo dalla sua presidenza. Un bilancio degli obiettivi raggiunti fin qui?
“Sono stati tre anni molto intensi. È un mandato che a me piace definire ‘collettivo’, perché io sto avendo l’onore di poter rappresentare pro tempore l’associazione a livello nazionale, ma tutto ciò è reso possibile da una grande rete alle mie spalle, presente su tutto il territorio nazionale. Una rete che, tra l’altro, in questi tre anni è tornata a superare il milione di associati e le dodicimila associazioni e società sportive affiliate. Abbiamo dovuto traghettare l’associazione oltre il periodo buio della pandemia e affrontare altre emergenze e crisi che si sono addizionate e che hanno avuto ricadute molto pesanti, sia in ambito sociale che sportivo. Siamo partiti con una campagna congressuale che ha messo in evidenza un mandato preciso: continuare a promuovere il diritto allo sport, uno sport per tutti, uno sport come bene sociale. Lo sport è infatti un bene comune che interessa la salute, l’integrazione, la qualità della vita, l’inclusione, e la UISP da sempre si batte affinché ciò venga riconosciuto. La nostra è un’associazione che è sia Ente di promozione sportiva riconosciuta dal CONI sia Associazione di promozione sociale riconosciuta dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, e il mandato è cominciato con la messa a terra delle riforme legislative, in quello che è un percorso ancora in atto. Di pari passo, abbiamo posto da subito l’attenzione alla riforma del lavoro sportivo, per tutelare quelle centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici che fino alla pandemia non erano riconosciuti come tali. Dal punto di vista normativo, l’introduzione del nuovo comma dell’Articolo 33 della Costituzione ha riconosciuto il valore educativo e sociale dell’attività sportiva”.

L’acronimo stesso della UISP negli anni è cambiato: da Unione Italiana Sport Popolare a Unione Italiana Sport Per tutti, accantonando l’aspetto competitivo in favore dell’inclusività e dell’aggregazione.
“È stata un’evoluzione naturale. L’associazione nasce nel 1948, all’indomani della Seconda guerra mondiale, portando avanti i valori della Resistenza e delle società mutualistiche di fine Ottocento, e alla fine degli anni Ottanta diventa ‘Sport Per tutti’ in favore di uno sport di base a misura di ciascun cittadino. Uno sport come un valore che migliori il benessere delle persone, come un motore di prevenzione e promozione della salute. Ovviamente, sullo sfondo rimangono i temi della promozione dei diritti, dell’ambiente, della solidarietà e della sostenibilità ambientale, economica e sociale”.

A proposito di sostenibilità, come si sta muovendo la UISP in questo senso?
“Al centro delle attenzioni dell’UISP c’è il cittadino, la persona con le sue abilità e disabilità, le sue differenze di genere e culture, e questo si completa nel nostro riguardo verso la sostenibilità. La UISP da sempre è attenta a questo, a partire dall’organizzazione delle manifestazioni, seguendo anche gli obiettivi prefissati dall’agenda ONU 2030. Sappiamo infatti che quel documento si riferisce esplicitamente allo sport come fattore di promozione dello sviluppo sostenibile. In tutto questo c’è un lavoro di divulgazione, di promozione e di associazione per migliorare la vita dei cittadini di qualsiasi età”.

Ludovica Mantovani, a proposito del Torneo Ravano, ci raccontava come in Italia il tasso di sedentarietà dei più giovani fosse elevatissimo. Quanto è importante per loro l’attività sportiva
“Purtroppo, nelle graduatorie internazionali l’Italia resta uno dei Paesi ‘maglie nere’ della sedentarietà. Noi ne siamo a conoscenza, e sappiamo quanto questa situazione vada ad influire sulla qualità della vita delle persone e sul costo sanitario che il Paese deve affrontare. C’è sicuramente necessità di maggiori investimenti. In ricerche fatte dalla UISP negli ultimi anni, supportate dalla Sport e Salute, abbiamo visto come la situazione socioeconomica sia un fattore dirimente sulla possibilità di accedere alle attività sportive. In merito, in Italia permangono varie disuguaglianze, non solo tra Nord e Sud ma anche tra centri urbani e periferie. Tra le risorse che lo Stato mette a disposizione ogni anno per lo sport, sono pochi i punti percentuali dedicati all’associazionismo sportivo di base, il vero DNA dello sport. Parallelamente, c’è il tema della scuola, e anche qui nonostante i passi in avanti degli ultimi anni siamo lontani da quel grado di attenzione verso la promozione dell’attività fisica, motoria e sportiva, che in quasi tutti i Paesi del mondo c’è fin dalle scuole primarie”.

Il 2024 è l’anno di Genova Capitale Europea dello Sport: come vede la realtà sportiva genovese nel suo complesso?
“Definirei la realtà sportiva genovese e ligure come ‘resiliente’. È una terra che presenta difficoltà, anche per via della sua struttura, e che necessita di manutenzione sugli impianti sportivi. Nonostante questo, anche grazie a un territorio straordinario usufruibile nella sua totalità dodici mesi l’anno, la nostra regione ci ha abituato a grandi risultati. Sia dal punto di vista competitivo e agonistico sia per quanto riguarda l’associazionismo sportivo di base, che ha comunque grandi numeri. La stessa UISP ha centinaia di società sportive affiliate sul territorio ligure e decine di migliaia di associati, e Genova è stata proprio una delle prime realtà territoriali a vedere sviluppata la UISP. Non posso non ricordare lo storico campionato dei lavoratori di calcio a 11, oppure esperienze di ciclismo, pattinaggio o altri sport di squadra come la pallavolo o la pallacanestro, fino al mondo delle ginnastiche e della danza. Per troppo tempo lo sport è stato considerato come un’attività del dopolavoro, del tempo libero, e nonostante le ultime inversioni di tendenza c’è ancora tanta strada da fare. La UISP continuerà a far valere il suo dovere di rappresentanza verso i nostri associati, con l’attenzione di far diminuire quei numeri sulla sedentarietà affinché sempre più persone possano uscire di casa e fare sport”.

Quali sfide attendono la UISP in futuro?
“Ogni anno caratterizziamo la nuova stagione sportiva con un’immagine, uno slogan che accompagni la campagna di tesseramento e le nostre attività. Lo slogan che abbiamo scelto per la prossima stagione è: ‘immagina’. Questo mette ulteriore responsabilità ai vari livelli della nostra associazione, perché crediamo che si possa fare un lavoro collettivo di immaginazione del prossimo futuro. Lavoreremo per un terzo settore sportivo che sia sempre più un generatore di cittadinanza attiva, di partecipazione democratica, di economia sociale. Le esigenze dei cittadini vanno trasformate in programmi, in atti di governo, in politiche. Come dico sempre, vogliamo una UISP che vada avanti con i piedi ben piantati per terra ma a testa alta, che sia sempre più una casa aperta per tutti i nostri associati. ‘Immaginare’ anche un futuro migliore, per tutte le nostre comunità, con un pensiero importante alla convivenza civile e alla pace.”

Federico Traverso