Attualità - 02 agosto 2024, 08:15

Alla scoperta dei Rolli - Prudenza e Vigilanza, le speciali sentinelle che vegliano via Garibaldi dal Palazzo Pantaleo Spinola

Semplice nel prospetto, qualche decennio dopo la sua costruzione venne dotato di cortile ottagono. Al suo interno, gli affreschi del Piola impreziosiscono gli ambienti. Ai lati del portone d’ingresso di quella che oggi è la sede di un istituto di credito, rimangono le due allegorie, unica decorazione voluta dal committente

Prosegue oggi, e andrà avanti per tutti i venerdì successivi, ‘Alla scoperta dei Rolli’, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato a una delle caratteristiche principali della nostra città, che è valsa anni fa il riconoscimento Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Si tratta del sistema dei Palazzi dei Rolli: edifici che sono vere e proprie perle del centro storico e non solo. Vi accompagneremo dentro con i nostri racconti, ve li faremo scoprire con le fotografie, vi illustreremo aneddoti e curiosità. Sempre per amore di Genova e delle nostre eccellenze. Buon viaggio insieme a noi!

 

Semplice nel prospetto, Palazzo Pantaleo Spinola apre l’infilata di architetture del lato mare di via Garibaldi, sistemandosi di fronte al palazzo di Agostino Pallavicino, il primo palazzo di Strada Nuova a essere costruito.

Anche qui, per rintracciare le prime notizie di questa affascinante architettura oggi sede di un noto istituto di credito, bisogna tornare indietro alla metà del Cinquecento, quasi alla metà esatta del secolo.

Era il 1558 infatti quando Pantaleo Spinola decise di acquistare il lotto dai Padri del Comune per commissionare all’architetto Bernardo Spazio e al maestro Giovanni Pietro Orsolino l’edificazione della sua dimora, la prima a valle sulla nuova strada.

I lavori si conclusero nel 1564 e dodici anni più tardi il palazzo venne inserito nelle liste dei rolli, al primo bussolo, il più importante.

Nonostante i cambi di proprietà sempre all’interno della famiglia Spinola, l’edificio non subì modifiche fino al terzo decennio del Seicento. In quel periodo, e per i trent’anni successivi, il palazzo venne completamente rinnovato con l’ampliamento in profondità e l’aggiunta di un cortile ottagono.

Nel registro superiore della parete di fondo del cortile, venne aggiunta una nicchia che richiama un grotta e che, al suo interno, evocava l’incendio di Troia finemente dorata da una statua del Puget raffigurante il ratto di Proserpina.

Un collegamento tra scultura e pittura, tipico del Barocco, che trova un suo compimento negli affreschi di Domenico Piola, realizzati con il quadraturista bolognese Paolo Brozzi, che, nella volta del salone del piano nobile, rappresenta l’Allegoria della Pace.

Così, le due rappresentazioni sono conseguenti nel tempo e Alessandro Spinola, committente delle decorazioni, viene celebrato nelle rappresentazioni del soffitto come un novello Augusto.

Ma nel palazzo non lavorò solo Piola: nelle sale del piano nobile, infatti, si incontrano anche le opere di Giorni Battista Carlone in una serie di rappresentazioni che riguardano anche ambienti del piano terreno.

Ancora oggi sono visibili le straordinarie decorazioni cinquecentesche realizzate dai Semino e da Orazione Pantaleo Calvi, tutti già attivi anche in altre dimore patrizie della via.

Nel 1823 l’edifico divenne di proprietà di un istituto di credito che decise di chiudere il cortile e che cambiò la decorazione del salotto del pian terreno affidando l’serpa ad Antonio Orazio Quinzio che raffigurò La glorificazione della Nazione.

Ancora oggi, quel prospetto spoglio e semplice, con un intonaco che non lascia spazio alla decorazione, rimane sormontato dalle due statute, la Prudenza e la Vigilanza, intente a vegliare sul palazzo e su tutta la via.