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Cronaca | 30 luglio 2024, 08:15

Cronache nere diventate storie - Il delitto del cioccolatino e la strana, triste storia, di un omicidio rimasto senza colpevole

Nel 1937, la piccola Irma morì avvelenata da un cioccolatino destinato alla madre. Cinquant'anni dopo, Maria Maddalena Berruti viene trovata strangolata nel suo appartamento. Un racconto di inganni, delitti e confessioni anonime che riemerge dalle ombre della storia genovese

Cronache nere diventate storie - Il delitto del cioccolatino e la strana, triste storia, di un omicidio rimasto senza colpevole

Prosegue questo martedì, e ci terrà compagnia per tutti i martedì successivi, ‘Cronache nere diventate storia’, un ciclo di articoli dedicati a misteri, casi irrisolti, casi riaperti dopo anni, episodi e vicende che hanno interessato la nostra regione e che sono diventati, nel tempo, memoria collettiva, passando dalle pagine dei giornali alle trasmissioni televisive, sino ai libri e ai podcast. Ad aprire le finestre sul passato è Valentina Carosini, la nostra giornalista da anni impegnata tra cronaca nera e palazzo di giustizia per agenzie e testate nazionali. 

Pochi indizi, o meglio nessuno a parte un fatto: ogni cosa in questa storia non è quello che sembra. E parte da un dettaglio innocuo: un incarto che spunta da una borsetta, che attira l'attenzione di un bambino. Sembra un dolcetto, messo in mano come un pensiero o un regalo. E' un cioccolatino, almeno questo sembra: in realtà lo è, almeno non è solo questo.

E' una vecchia storia che sembra un archetipo, 'non accettare caramelle dagli sconosciuti', ma le mani in cui passa quel 'bonbon' non sono estranee: sono le mani di una mamma che lo porge e di una figlia che lo afferra, e lo mangia contenta.

L'archetipo e la storia che lo contiene non viene fuori neanche subito, in quel febbraio del 1987 a Genova, quando la polizia risponde a una chiamata d'emergenza. E' un nipote, che chiede aiuto, dopo essere entrato in casa dell'anziana zia, su allarme delle poche persone che avevano notato da qualche giorno la strana assenza di una donna di 82 anni, riservata e schiva.

Il nipote si preoccupa, dopo aver telefonato invano prende su le chiavi di riserva e arriva in via Colombo, sblocca la serratura ed entra nel timore che alla zia possa essere accaduto qualcosa. Il presentimento diventa realtà pochi metri dopo l'ingresso, quando l'uomo trova l'anziana riversa a terra. Morta. L'ipotesi del malore viene scartata non appena la polizia arriva e volta il cadavere, scoprendo un sottile legaccio stretto attorno al collo dell'82enne Maria Maddalena Berruti: si tratta di un filo per stendere, altri pezzi sono sparsi qua e là per l'appartamento ma quello attorno al collo è l'arma con la quale la donna è stata uccisa.

Intorno, nell'appartamento, nessun segno particolare: niente effrazione, niente furti: denaro e monili preziosi sono tutti lì, facilmente arraffabili in caso di rapina, ma quelli nessuno li ha presi. Intorno, nel palazzo, nessuno ha sentito nulla, rumori, liti, presagi di un agguato. Ed è difficile anche ipotizzare chi possa essere entrato all'interno dell'abitazione di una donna di 82 anni per ucciderla senza un perché, un movente, neppure quello della più banale rapina, perché i beni sono rimasti dov'erano. C'è solo una stranezza, e sono delle strisciate sui muri di vernice verde accesa. 

Un segno? Mentre gli inquirenti lo valutano e cercano spiegazioni, emergono i dettagli della vita della signora Berruti, e sono dettagli di un dolore enorme che affonda le radici nei decenni precedenti.
Maria Maddalena Berruti era già stata al centro della cronaca, nera, nella Genova degli anni '30. Nel 1937, nello specifico, quando la figlia Irma di 10 anni morì, in quello che non doveva essere un omicidio, mangiando quello che doveva essere un cioccolatino, e invece non lo era.

La signora Berruti, una bella donna sposata con un marittimo imbarcato sulle navi della tratta Genova-New York, ha una vita comune. Una casa, una figlia da crescere, un marito viaggiatore per lavoro. E' spesso sola e per lungo tempo.

Conosce due giovani della Genova-bene, che amano la bella vita, i locali che al tempo offriva la città, e che calcolano bene come 'agganciarla'. Lo scopo, intuito il fatto che la donna è benestante e spesso sola, è quello di attirarla in una trappola, stordirla, rapinarla.
I giovanotti in questione si chiamano Guido De Grandis e Carlo Foppiano: uno dei due riesce ad arraffare una dose di veleno, stricnina nello specifico, un alcaloide celebre protagonista dei gialli all'inglese, incolore, inodore, ma dal sapore amaramente caratteristico. Lo iniettano in un cioccolatino, cosa c'è di più innocuo in fondo? L'obiettivo è sembrare gentili e galanti, attendere che la tossina faccia effetto e poi agire.

Quello che i due non sanno è che la donna, accettato il dono, lo mette in borsa e se ne dimentica. Se ne ricorderà due giorni dopo quando, per fare una gentilezza a sua volta alla sua bambina, Irma, gliene farà dono. Inconsapevolmente cedendole una dose di veleno a lei riservata, che si rivelerà fatale per la bambina. E' Maria Berruti stessa che, travolta dal dolore, si metterà alla ricerca dei due colpevoli, testimoniando al processo, fino alla loro confessione e condanna a 20 anni, che solo per un soffio non fu alla pena capitale.

Durante la guerra riusciranno anche a fuggire dal carcere, uno dei due assassini però si costituisce poco dopo e, in preda al rimorso, si toglie la vita. L'altro invece scontata la pena si sposerà e diventerà un autotrasportatore, morirà però all'improvviso nel 1986.

Un anno prima del ritrovamento del corpo senza vita di Maria, nella sua casa di via Colombo, in un delitto rimasto senza un colpevole. O forse no, anche in questo caso. E' in un ricordo di Don Andrea Gallo che dal 1987 dista altri 20 anni il giorno in cui uno sconosciuto bussa alla porta della Comunità di San Benedetto. E' un uomo, che chiede di essere confessato. E confesserà velocemente di essere lui l'autore del delitto della signora Berruti, maturato per motivi di rapina. Si dichiara pentito e chiede l'assoluzione, prima di uscire di scena e tornare nel nulla restando un volto senza nome.

Valentina Carosini

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