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Botteghe storiche e locali di tradizione | 29 luglio 2024, 08:00

Botteghe storiche e locali di tradizione - L'arte del vetro di generazione in generazione: la storia della famiglia Albertella

L'attività, fondata a Milano da Mario Albertella nel 1905, è oggi guidata dai pronipoti Davide e Luca. La famiglia si è trasferita a Genova per restaurare le vetrate della Cattedrale di San Lorenzo e ancora oggi porta avanti la tradizione nel laboratorio di via Orsini, mantenendo vive tecniche antiche e producendo vetrate per chiese, castelli e privati

Botteghe storiche e locali di tradizione - L'arte del vetro di generazione in generazione: la storia della famiglia Albertella

Continua con questo lunedì, e andrà avanti per tutti i lunedì successivi, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato alle Botteghe Storiche e ai Locali di Tradizione della nostra città. Siamo partiti con il punto di vista dell’assessora comunale al Commercio, Paola Bordilli, e del segretario generale della Camera di Commercio di Genova, Maurizio Caviglia.Vogliamo raccontare, di volta in volta, quelle che sono le perle del nostro tessuto commerciale, e che ci fanno davvero sentire orgogliosi di appartenere a questa città. Buon viaggio insieme a noi! 

C’era una volta, a Milano, la Casa d’Arte del professor Mario Albertella. Era il 1905, il laboratorio artigianale del mastro vetraio si trovava in via del Caravaggio, e qui iniziò una storia di passione, maestria e dedizione che si è tramandata di generazione in generazione. 

Affiancato dal figlio Raffaele, Mario lavorò con costanza nel laboratorio meneghino finché, nel 1948, non vinsero l’appalto per restaurare le vetrate artistiche istoriate della Cattedrale di San Lorenzo a Genova, e decisero quindi di trasferirsi nel capoluogo ligure per dare inizio ai lavori su uno dei simboli più conosciuti della città. Il primo laboratorio aprì in piazza Campetto, nel prestigioso Palazzo Imperiale, e poi, nel 1951, nella sede attuale di via Orsini 14, conosciuta come "Studio d'Arte prof. Raffaele Albertella". Nel 1961 subentra il figlio Riccardo, che gestisce da solo la bottega fino al 1997, quando i figli  Davide e Luca iniziano a prestare la loro abilità e creatività alla tradizione di famiglia, continuando a rinnovarla giorno dopo giorno nel nuovo showroom di via Orsini 29/31 rosso e a lavorare nello studio dall’altro lato della strada.

L’attività è nata con il nostro bisnonno, poi è proseguita con il nonno, con papà, fino ad arrivare a noi. C’è anche una generazione precedente a quella del nostro antenato, ma non abbiamo documentazione scritta in merito. I nostri figli hanno intrapreso strade diverse, quindi per ora restiamo soli a portare avanti questo lavoro, che è anche una tradizione di famiglia” spiegano Luca e Davide.

La lavorazione artistica del vetro, nel corso degli anni, non ha subito grandi trasformazioni: le tecniche che si utilizzano e la strumentazione sono sempre le stesse. Sicuramente oggi ci sono forni che raggiungono temperature più elevate rispetto al passato, e i saldatori hanno maggiore efficienza, ma il procedimento è rimasto invariato”. Nel laboratorio di via Orsini, i fratelli Albertella conservano macchinari risalenti agli anni Trenta e un forno più moderno, con cui realizzano le vetrate per chiese, castelli, alberghi, ville: “A Genova siamo gli unici ad avere un laboratorio di cottura del vetro, e anche a livello nazionale non siamo in tanti: anche se l’ottanta per cento dei lavori riguarda interventi su palazzi religiosi come chiese e santuari, abbiamo anche progettato e realizzato diverse vetrate per privati”.

Tra i lavori più importanti portati avanti dai fratelli Albertella non c’è solo il rosone centrale della Cattedrale di Genova, ma anche il restauro del lucernaio dello scalone centrale dell’Hotel Bristol, il restauro delle vetrate della cappella interna del Convitto Colombo, il restauro delle vetrate del Castello d’Albertis e del Castello Savoia di Gressoney.

Ma come funziona, in concreto, il lavoro di un mastro vetraio? Si inizia dall’ideazione del soggetto della vetrata creando un bozzetto, solitamente in scala 1:10. Questi passaggi sono fondamentali perché solo in questo momento si può trasferire un'emozione, un'idea, un sentimento dalla mente alla carta e poi, successivamente, al vetro. Creato il bozzetto, si passa al disegno in scala naturale su carta da spolvero, dove si devono definire tutti i dettagli, le ombre e le luci. Sulla base di questo disegno si crea, per trasparenza, il lucido su carta oleata, riportando i contorni delle singole tessere di vetro. Questo lucido si utilizza per creare il cartone tramite ricalco con carta carbone. La scelta del colore è poi fondamentale: all’interno della bottega ci sono lastre di vetro di tantissimi colori diversi, e dopo aver scelto quella preferita vengono tagliati sia il cartone, mediante forbici a doppia lama, sia le tessere di vetro. Questa parte del lavoro si avvale dell'uso delle rotelle a punta diamantata che tagliano il vetro usando le sagome di cartone come modelli. Ultimata questa fase, si passa alla lavorazione della vetrata durante le fasi di pittura e cottura.

Si prepara il filetto (terra macinata impastata con essenze grasse) e il bistro (terra macinata diluita in acqua). A questo punto, le tessere di vetro, poste sul disegno in scala naturale, vengono filettate, cioè vengono riportati su vetro alcuni segni importanti del disegno che serviranno successivamente per guidare il mastro vetraio nella pittura. Dopo che il filetto si è asciugato, le tessere di vetro vengono composte su un cristallo e immobilizzate tramite inceratura, facendo bollire della cera vergine d'api che poi si cola sui bordi delle tessere di vetro. La vetrata è pronta per la bistratura. Si copre completamente di bistro che viene tirato in fasi successive con 4 o 5 differenti pennelli. Ora la vetrata, completamente oscurata dal bistro, deve essere lavorata in negativo a punta d'ago e a pennello, eliminando il bistro che non serve e dando tutte le sfumature necessarie per ottenere il disegno in scala naturale che durante tutta questa fase viene affisso a lato del cristallo.

Dopo aver eliminato tutta la cera dai bordi, la tessera di vetro, se non necessita di patinatura, viene posta all'interno della muffola su pianini cosparsi di polvere di marmo, e si può procedere con la fase di cottura (unica contaminazione dell'era moderna: il forno elettrico). A cottura e raffreddamento ultimati, si accede ai vetri che vengono riportati nei fondi della bottega dove si assiste alla penultima fase della lavorazione: la rilegatura con piombo a doppia forza, che precede la fase di saldatura con stagno al 60%. La vetrata è pronta per essere installata nella sua cornice naturale.

Chiara Orsetti

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