Prosegue oggi, e andrà avanti per tutti i venerdì successivi, ‘Alla scoperta dei Rolli’, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato a una delle caratteristiche principali della nostra città, che è valsa anni fa il riconoscimento Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Si tratta del sistema dei Palazzi dei Rolli: edifici che sono vere e proprie perle del centro storico e non solo. Vi accompagneremo dentro con i nostri racconti, ve li faremo scoprire con le fotografie, vi illustreremo aneddoti e curiosità. Sempre per amore di Genova e delle nostre eccellenze. Buon viaggio insieme a noi!
Affacciato su una piazzetta stretta tra via San Sebastiano e salita Santa Caterina, frutto di diversi interventi urbanistici e dall’adattamento della sede stradale, palazzo Clemente della Rovere rappresenta una vera e propria singolarità nel novero dei palazzi dei Rolli.
Costruito per volere di Clemente tra il 1580 e il 1581, questo complesso si compone di due edifici, uno maggiore e principale, e uno minore, anch’esso inserito nel sistema dei Rolli seppur qualche anno più tardi rispetto al primo.
I Della Rovere, famiglia originaria di Savona, aveva dato i natali a ben due papi: Sisto IV, committente della Cappella Sistina, e Giulio II. Ma tra i ‘nomi noti’ della famiglia ci furono anche Federico Maria I Duca di Urnino, e Francesco Maria della Rovere, doge di Genova, senza contare il gran numero di vescovi, cardinali e altri illustri.
Nel 1528, a seguito dei Doria di cui furono alleati, i Della Rovere scelsero di trasferirsi a Genova, rimanendo sotto l’albergo doriano fino alla metà del XVII secolo.
Verso il volgere del Cinquecento, dunque, Clemente Della Rovere scelse di far costruire il proprio palazzo in una zona che doveva fungere da cerniera tra piazza Fontane Marose e l’apertura verso Strada Nuova e le mura dell’Acquasola, parte terminale della città dove non mancavano conventi e monasteri.
Una vera e propria oasi di tranquillità.
Così, arroccato sulla salita, venne costruito questo particolare edificio che conta due unità distinte, entrambe iscritte nel sistema dei Rolli.
La posizione e la morfologia del terreno influirono di molto nella realizzazione di questo palazzo tanto che l’architettura dovette adattarsi all’abbassamento della sede stradale proposta nel corso degli anni.
Ma mentre gli esterni si adattano al digradare, all’interno il palazzo non ha subito la minima modifica, rimanendo suddiviso negli ambienti che lo stesso Rubens aveva disegnato oltre quattrocento anni fa.
Le facciate, di recente restaurate, mostrano le tracce di un affresco che traccia una decorazione a ordine gigante con finestre a edicola, risalenti al Settecento, ossia al periodo in cui il doge di Genova era proprio Francesco Maria Della Rovere, sposo di Caterina Negrone e membro dell’Accademia dell’Arcadia.
Sotto la sua proprietà vennero modificate anche le decorazioni a stucco e venne scelto il gusto alla francese con mobili in stile mentre, parallelamente, la collezione della famiglia già incline all’arte si andrò ad arricchire con opere del Castiglione, del Piola e del fiammingo Van Dyck, come racconta il Ratti nella sua Guida di Genova.
Oggi il palazzo è sede di abitazioni e uffici e, al suo interno, accoglie il consolato generale d’Islanda.