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Politica | 25 luglio 2024, 19:00

Autonomia differenziata: la Liguria punta alla gestione diretta di sanità, infrastrutture e porti

Iniziata la raccolta firme per il referendum abrogativo della legge. Le critiche e le preoccupazioni: secondo i dati del 2019 della Banca d’Italia, la nostra regione riceve più risorse dallo Stato centrale rispetto a quanto versa in tasse. Con la nuova norma si rischierebbe di perdere risorse essenziali per garantire servizi fondamentali

Autonomia differenziata: la Liguria punta alla gestione diretta di sanità, infrastrutture e porti

È uno dei successi del governo Meloni, in particolare della Lega che da tempo chiedeva l’introduzione di una norma di questo tipo: l’autonomia differenziata è ora legge e prevede che le regioni a statuto ordinario possano richiedere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. Questo può riguardare materie come l'istruzione, la sanità, la tutela dell'ambiente, le infrastrutture e altro ancora. 

Per i fautori della legge, l'obiettivo principale è quello di permettere una gestione più vicina e diretta delle risorse e delle politiche, adattandole alle specificità territoriali. D'altra parte, i detrattori avvertono che potrebbe aumentare le disuguaglianze territoriali e minare l'unità nazionale.

LA GESTIONE DIRETTA DI ALCUNE MATERIE

La gestione diretta delle materie da parte delle regioni italiane attraverso il meccanismo dell'autonomia differenziata è un processo articolato che richiede la cooperazione tra le istituzioni regionali e nazionali. Prima di tutto la regione interessata deve avviare il processo tramite una delibera del Consiglio regionale. Questa delibera deve specificare le materie e le competenze aggiuntive che la regione intende gestire direttamente.

Alcune regioni scelgono di consultare i propri cittadini attraverso un referendum per ottenere un mandato popolare a procedere con la richiesta. Ad esempio, Lombardia e Veneto hanno tenuto referendum consultivi nel 2017.

La regione avvia un tavolo di trattative con il Governo centrale, rappresentato dal Ministero per gli Affari Regionali e le Autonomie.

Durante le trattative, vengono discussi i dettagli delle competenze da trasferire, i criteri di finanziamento e le modalità operative. Questo processo può richiedere tempo e comporta negoziazioni complesse per raggiungere un accordo che sia accettabile per entrambe le parti.

Una volta raggiunto un accordo, questo viene formalizzato in un documento chiamato "intesa". L'intesa specifica le competenze trasferite, i relativi finanziamenti e i criteri per l’attuazione. L’intesa, a sua volta, deve essere approvata dal Consiglio regionale della regione richiedente.

Ad oggi, diverse regioni hanno espresso interesse o avviato il processo per ottenere l'autonomia differenziata. Tra queste, spiccano Lombardia e Veneto, che hanno promosso referendum consultivi nel 2017 per ottenere il mandato popolare a procedere con la richiesta.

LA SITUAZIONE IN LIGURIA

L'approvazione della legge è solo il primo passo di un processo complesso. La Liguria, come le altre regioni, dovrà ora avviare un negoziato con il Governo per definire uno schema di intesa preliminare. Questo schema sarà poi sottoposto a varie fasi di approvazione, tra cui il vaglio del Consiglio dei Ministri, della Conferenza Unificata e delle commissioni parlamentari competenti.

Nella nostra regione, già mesi fa, il presidente Giovanni Toti è stato uno dei governatori più attivi nel perseguire nuove forme di autonomia, in linea con le decisioni già prese nel 2019.

Confermiamo che è intenzione della Regione proseguire senza indugio nel percorso intrapreso per l’attuazione dell’autonomia differenziata, una volta approvata la legge, a oggi all’esame della Camera - diceva lo scorso aprile in consiglio regionale Toti - Al momento è in corso anche l’iter una legge delega per la riforma del sistema portuale italiano, che in qualche modo rientra tra le competenze concorrenti dell’articolo 116 della Costituzione tra il Governo e Regioni – ha spiegato il presidente Toti – :in parallelo, con il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie e il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, abbiamo anche ovviamente concordato che quella legge delega debba in qualche modo intersecarsi poi con il documento sull’autonomia differenziata che verrà redatto, per venire incontro alle esigenze che Regione Liguria aveva già espresso nel suo primo documento di richiesta sull’autonomia”.

Anche il presidente ad interim, Alessandro Piana, ha recentemente dichiarato che la Liguria è pronta a procedere senza indugio, evidenziando come questa riforma possa rappresentare una "vittoria storica" per la Regione e per tutto il centrodestra. Piana ha sottolineato che l'autonomia differenziata permetterà alle regioni di essere più vicine ai cittadini, migliorando l'efficienza amministrativa e garantendo trasparenza.

LE MATERIE SCELTE DALLA LIGURIA

Regione Liguria punta alla gestione diretta della sanità e questo rappresenta un ambito cruciale, con l'obiettivo di migliorare l'efficienza e la qualità dei servizi offerti ai cittadini liguri. L’altra materia scelta riguarda le infrastrutture e i trasporti. Questo include la gestione regionale del sistema autostradale e ferroviario, nonché la possibilità di determinare le tariffe autostradali. Inoltre la Liguria punta anche a trasformare le Autorità Portuali in società per azioni con nomina diretta del presidente.

LE CRITICHE

Proprio all’indomani dell’approvazione della legge nazionale, hanno preso piede le prime forme di contestazione e contrasto.

In questo mese è nato il coordinamento ligure a sostegno della raccolta firme per il referendum abrogativo sull’autonomia differenziata e nei giorni scorsi sono comparsi anche nelle piazze liguri i primi banchetti per la raccolta firme.

La preoccupazione del Comitato è che la legge in questione amplificherà le disuguaglianze tra le regioni italiane, creando un'Italia divisa tra regioni di serie A e di serie B. Temi cruciali come sanità, istruzione, infrastrutture, ambiente e sicurezza sarebbero gestiti esclusivamente a livello regionale, minando l'unità nazionale e favorendo la privatizzazione dei servizi pubblici.

Il Comitato evidenzia che, secondo i dati del 2019 della Banca d’Italia, la Liguria riceve più risorse dallo Stato centrale rispetto a quanto versa in tasse, con un residuo fiscale pro capite positivo di 578 euro. Questo confronto è particolarmente significativo se si considera la situazione in Lombardia, dove il residuo fiscale pro capite è negativo di 5.662 euro, e in Piemonte, dove è negativo di 785 euro. Se l’autonomia differenziata diventasse realtà, la Liguria rischierebbe di perdere risorse essenziali per garantire servizi fondamentali, aggravando le difficoltà già esistenti nel sistema sanitario, educativo e infrastrutturale.

La Fondazione Gimbe ha recentemente evidenziato come solo 13 Regioni rispettino gli standard essenziali di cura, con un aumento del divario tra Nord e Sud del Paese. La Liguria, pur rientrando tra le Regioni adempienti, ha visto un peggioramento delle proprie performance sanitarie, suggerendo che ulteriori autonomie potrebbero aggravare le disparità se non adeguatamente gestite.

Marco Garibaldi


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