La Liguria è la prima regione del nord Italia per numero di eventi meteo estremi che mettono a rischio le coste.
Lo dicono i dati raccolto dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente, riuniti nel Rapporto Spiagge 2024. Il periodo preso in condirezione, dal 2010 al giungo di quest’anno individua un aumento di episodi critici nei comuni costieri, di cui centoquattro solo nell’ultimo anno.
In Liguria sono settantacinque i casi registrati, numero che la fa balzare in testa alla classifica delle regioni del nord e quinta su tutto il territorio italiano. A livello nazionale, la Sicilia con centosettanta eventi è la prima, seguita dalla Puglia con centoquattro, dalla Calabria con ottantadue e dalla Campania con settantotto.
Rispetto ai comuni al primo posto Bari con 44 eventi meteo estremi registrati, poi Genova (36), Agrigento (32) e Palermo (27). Degli 816 eventi meteo estremi 295 sono allagamenti da piogge intense, 226 i danni da trombe d’aria e raffiche di vento, 83 da mareggiate, 81 danni alle infrastrutture, 47 esondazioni fluviali, 23 danni da grandinate, 21 frane da piogge intense, 19 danni da siccità prolungata, 12 legati alle temperature record in città e 9 danni al patrimonio storico. Inoltre, secondo una recente mappatura di ISPRA, la superficie complessiva delle spiagge italiane misura appena 120 km2, meno del territorio del solo municipio di Ostia a Roma, con spiagge che hanno una profondità media di circa 35m e occupano appena il 41% delle coste (3.400 km su un totale di più di 8.300 km). Spiagge che dovranno fare i conti, infine, con una crescente erosione costiera che caratterizza le nostre coste e che necessita di un approccio integrato per mettere a sistema tutte le criticità.
Stefano Bigliazzi, Presidente Legambiente Liguria esprime forte preoccupazione per i dati emersi dall’ultimo Rapporto Spiagge riferiti alla nostra regione.
«I dati ci dicono che la Liguria è al 4° posto tra le regioni italiane (e prima regione del nord) mentre Genova è al 2° posto, dopo Bari, tra i Comuni italiani per numeri di eventi estremi, tra allagamenti, trombe d’aria, esondazione di fiumi, mareggiate, grandinate ecc. - commenta Bigliazzi - Numeri che ci preoccupano e ci fanno dire che è indispensabile agire concretamente per ridurre il danno. Se in assoluto l’investimento nella tutela del territorio è il miglior modo di spendere il denaro pubblico, per Genova e per la Liguria vale ancora di più: serve a tutelare la vita delle persone ed anche a difendere lo sviluppo economico portato dal turismo.
In una regione ove le spiagge pubbliche sono ridotte al lumicino, l’intervento pubblico a tutela del territorio è anche il miglior modo di difendere i diritti di chi opera bene, altro che difendere i privilegi di chi ha concessioni scadute».
«È necessaria una visione illuminata e una pianificazione coerente che tenga conto degli obiettivi di adattamento ai mutamenti climatici e di mitigazione dei dissesti, elevando la qualità della gestione ambientale sostenibile delle nostre spiagge - conclude il Presidente di Legambiente Liguria - E soprattutto è fondamentale adottare i Piani di Utilizzo del Demanio Marittimo (PUDM) prevedendo che almeno il 50% del nostro litorale sia destinato alla libera fruizione».
«Innalzamento della temperatura e del livello del mare, erosione costiera, eccessiva antropizzazione dei litorali, inondazioni, eventi meteo estremi: le nostre coste italiane sono in una condizione di forte fragilità - dichiara Sebastiano Venneri, Responsabile Turismo e Innovazione territoriale di Legambiente-. Con il nuovo report, chiediamo piani di adattamento e strumenti di governance che riducano i rischi per le persone, le abitazioni e le infrastrutture, di adempiere al diritto di una fruizione libera della spiaggia e fermare le mani di chi vuole accaparrarsi pezzi di costa a proprio piacimento. Davanti a uno scenario così drammatico fa specie che in Italia il dibattito sulle coste italiane si riduca solo al tema della Bolkestein: di questo passo, infatti, fra qualche anno non ci saranno più spiagge da affidare in concessione».
Il “Far west” delle concessioni balneari. Secondo la mappatura - arrivata solo a fine ottobre 2023 – della commissione prevista dalla “Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021”, appena il 33% delle coste italiane è oggetto di concessioni. Un calcolo anacronistico e inesatto, come la stessa Commissione Europea ha espresso al Governo, che prende in considerazione il livello nazionale senza considerare le situazioni specifiche delle regioni (come Liguria, Emilia-Romagna, Campania con il litorale occupato al 70%) e che include anche aree industriali, porti e coste rocciose. Da allora il Consiglio di Stato ha affermato con tre sentenze che le proroghe generalizzate delle concessioni demaniali agli stabilimenti sono illegittime perché in contrasto con la normativa dell'Ue e che, entro il 31 dicembre 2024, tutti i territori dovranno bandire procedure di gara imparziali e trasparenti. Ma in Italia, complice il ritardo del Governo, regioni e comuni stanno procedendo nella confusione più totale senza un quadro normativo unico di riferimento.
Link al report completo https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2021/11/Report_Spiagge_2024.pdf.