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Un Occhio sul Mondo | 13 luglio 2024, 09:00

“Teniamo d'occhio la NATO”

Il punto di vista di Marcello Bellacicco

“Teniamo d'occhio la NATO”

Nei giorni scorsi, la North Atlantic Treaty Organization ha celebrato i suoi 75 anni, nello stesso luogo dove fu istituita il 4 aprile 1949, da Stati Uniti, Canada e dieci Stati europei, tra cui l'Italia, con lo scopo di garantire la difesa dell'Europa e del Nord Atlantico dalla minaccia dell'Unione Sovietica.

Tante cose sono accadute in tutto questo tempo, ma gli aspetti che più caratterizzano la storia dell'Alleanza, sono sicuramente il suo deciso allargamento, dai primi 12 Stati fondatori è passata agli attuali 32 Membri ed il cambiamento delle sue funzioni e del suo campo d'azione.

Mentre l'incremento del numero delle Nazioni NATO si è sviluppato nell'arco di molti decenni, i nuovi obiettivi che l'Alleanza si è data sono il frutto delle decisioni che i Leader dei Paesi Membri hanno adottato nei meeting degli ultimi 3 anni, compreso quello di Washington che si è appena concluso.

Indubbiamente, la svolta si è consumata nel Vertice di Madrid del maggio 2022, allorché é stato approvato il nuovo “Strategic Concept”, con cui è stata messa “nel mirino” la Russia, posta sotto attenzione la Cina e allargato l'interesse operativo all'Indo-Pacifico (art. “E' sempre più AmericaNATO” – 23/09/2023), Nel Vertice successivo del 2023 a Vilnius, sono stati sostanzialmente ribaditi tutti questi concetti, è stato approvato l'ingresso di Finlandia e Svezia, due nuovi Paesi Membri di eccezionale valenza strategica (vista la loro vicinanza alla Russia) e, soprattutto, è stato confermato l'orientamento ad accogliere nell'Alleanza anche l'Ucraina. Anche questa una decisione dal peso specifico immenso negli attuali equilibri internazionali.

In questi giorni, i Leaders NATO si sono nuovamente riuniti a Washington, per l'incontro annuale al massimo livello che, come sempre, si conclude con una dichiarazione finale, che è il caso esaminare, perlomeno nei suoi punti più importanti. Questo perché, mai come in questo periodo storico, é importante che la gente sia informata e comprenda quello che viene deciso nei consessi internazionali (per noi in particolare NATO e UE) perché, mai come in questo momento, queste decisioni influiscono sul nostro futuro e su quello delle prossime generazioni.

In questo Vertice è stato nominato il nuovo Segretario Generale, in sostituzione del Norvegese Jens Stoltemberg, in carica da più di 10 anni (art. “Stoltemberg di nome ma non di fatto” - 8/06/2024). Il sostituto, che entrerà in carica ufficialmente il prossimo ottobre, sarà l'olandese Mark Rutte ex Premier dell'Olanda, costretto nel 2021 alle dimissioni, perché travolto da uno scandalo interno nazionale.

Per quanto riguarda il Documento finale, in termini generali, si può affermare che la NATO, pur continuando a definirsi un'Alleanza difensiva, attualmente impegnata a garantire la sicurezza in Europa, tuttavia appare fortemente orientata ad assumere il ruolo di Organizzazione che evade dai suoi antichi confini nord atlantici e vuole tutelare i propri interessi a livello globale. La presenza al Vertice di Partners come Giappone, Australia, Sud Corea e Nuova Zelanda, dimostra chiaramente che ormai l'attenzione degli Alleati arriva sino all'area Indo-pacifica perché, come esplicitamente affermato nella dichiarazione finale “gli sviluppi in quella regione influiscono direttamente sulla sicurezza euro-atlantica”.

D'altra parte, vengono anche espresse preoccupazioni verso importanti attori di quella parte del mondo. La Cina viene ripetutamente citata. Secondo la NATO, Pechino continua a “porre sfide sistemiche alla sicurezza euro-atlantica”, soprattutto nei settori informatico e del cyberspazio. Ma viene anche manifestata grande preoccupazione per gli sviluppi cinesi in ambito spaziale, per il continuo incremento dell'arsenale nucleare e per il rapido miglioramento delle capacità di gestione dello stesso.

Preoccupazioni legittime da parte della NATO, se non fosse che, per quanto riguarda se stessa, nel documento si afferma che “la deterrenza nucleare è la pietra angolare della sicurezza dell’Alleanza”. Un concetto che, molto probabilmente, potrebbe risultare inaccettabile per un colosso con aspirazioni da Super potenza come la Cina che, per di più, annovera alleati come la Russia e la Nord Corea, anch'essi Paesi con capacità nucleari.

In quest'ottica di alleanze, il partenariato strategico cino-russo, recentemente definito “senza limiti” da Putin e Xi Jinping, secondo la NATO è sostanzialmente colpevole di voler “indebolire e rimodellare l’ordine internazionale basato su regole”. Indubbiamente, questa accusa ha valore per la crisi Ucraina, perché le regole del Diritto internazionale vietano le guerre d'aggressione, per cui Mosca che ha condotto l'attacco e Pechino che la sta supportando, potrebbero essere considerate colpevoli.

Tuttavia, nella dichiarazione finale vengono ripetutamente citati i cosiddetti “interessi dell'Alleanza”, che devono essere tutelati ormai in ogni parte del globo. Tali interessi sono da intendersi anche come interessi economico-finanziari e commerciali, per cui è abbastanza logico chiedersi se sia lecito che l'Alleanza pretenda che le regole, che attualmente normalizzano tali settori, debbano essere considerate immutabili e che chi aspira a modificarle essere definito un problema se non addirittura un nemico.

Si tratta infatti di una posizione molto forte ed intransigente, che non si contrappone solo al binomio Russia – Cina, ma potrebbe anche riguardare un'Organizzazione in netta ascesa come il BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa e molte altre Nazioni), che aspira a svincolarsi progressivamente dall'egemonia occidentale, sia sul piano economico che su quello geo-politico, anche mediante l'avvio di un processo di de-dollarizzazione dei mercati economico-finanziari.

Se sinora i BRICS non sono stati mai nominati come un potenziale problema (ma probabilmente si tratta solo di aspettare), a Washington sono state invece considerate sia l'Iran che la Corea del Nord, che sono entrate nel circolo dell'attenzione della NATO, soprattutto per il supporto militare che stanno fornendo alla Russia nel conflitto con l'Ucraina. La condanna di entrambi i Paesi riguarda la fornitura di droni e proietti d'artiglieria, mentre per l'eventuale trasferimento alla Russia di missili balistici e della relativa tecnologia, nel Documento si afferma che potrebbe essere addirittura considerato un'escalation del conflitto, in quanto violerebbe numerose Risoluzioni dell'ONU.

L'intenzione dell'Alleanza è anche quella di rafforzare ed incrementare la sua Partnership verso il Mediterraneo, il Medio Oriente e l'Africa per contribuire “alla pace e alla prosperità della Regione”. Per tale scopo, sarà quindi istituita la figura “ad hoc del “Rappresentante Speciale per l'area Meridionale”, che si occuperà di coordinare gli sforzi della NATO in tale quadrante. L'Italia ha immediatamente rivendicato il diritto di coprire tale posizione.

Si cercherà anche di rivitalizzare il NATO-ICI (Istambul Cooperation Initiative), il Forum che dal 2004 si occupa dell'area medio orientale, a cui però sinora aderiscono solo 4 Nazioni (Bahrain, Kuwait, Qatar ed Emirati Arabi Uniti).

Di una certa rilevanza è la decisione congiunta con la Giordania di aprire un “Ufficio di collegamento con la NATO” ad Amman, mentre l'Alleanza rinforzerà ulteriormente la sua presenza in Iraq, incrementando le attività addestrative del suo Contingente, ormai li da parecchi anni.

Per l'Africa, dove la penetrazione sia russa che cinese si sta facendo sempre più intensa e radicata, il Vertice non ha espresso alcun provvedimento operativo, probabilmente dimostrando di non disporre di relazioni nazionali cosi forti, da consentire un suo inserimento in questo Continente, la cui importanza, attualmente embrionale, si manifesterà nel medio termine in tutta la sua dimensione ed influenza.

Infine, l'Ucraina e la guerra che la riguarda, a cui nel Documento finale è stato dedicato un Capitolo a parte, in modo da rendere inequivocabile l'importanza che la NATO le attribuisce.

In questo Vertice sono stati fortemente ribaditi alcuni punti fondamentali dell'approccio dell'Alleanza. In particolare, qualsiasi ipotesi di trattativa è stata legata al concetto che “La Russia deve fermare immediatamente questa guerra e ritirare completamente e incondizionatamente tutte le sue forze dall’Ucraina, in linea con le risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite” e ancora, la NATO non riconoscerà mai “le annessioni illegali del territorio ucraino da parte della Russia, compresa la Crimea”.

E' stato altresì confermato che l'Alleanza “non cerca lo scontro e non rappresenta una minaccia per la Russia” e rimane disponibile “a mantenere canali di comunicazione con Mosca per mitigare il rischio e prevenire l’escalation”.

Per quanto riguarda il supporto concreto all'Ucraina, che deve essere messa nelle condizioni di “sconfiggere l'aggressione russa oggi e di scoraggiarla in futuro”, sono stati confermati i prossimi aiuti per circa 40 miliardi di Dollari, da ripartire tra i 32 Paesi Membri. Un dato che ricalca quanto fatto in questi anni di guerra dall'Alleanza, che vi ha sinora destinato circa 80 mld di $.

Tuttavia, aldilà dell'entità del sostegno destinato a Kiev, l'aspetto probabilmente più significativo è quello che è stato deciso di strutturare il flusso di aiuti, attraverso la creazione del “NATO Security Assistance and Training for Ucraina (NSATU)”, una sorta di Comando dedicato, che dovrebbe essere situato in Germania, che si occuperà esclusivamente di “coordinare la fornitura di equipaggiamento militare e addestramento per l'Ucraina da parte di alleati e partner. Nella concezione della NATO, un Organo del genere viene normalmente istituto quando si ritiene che sussista un'esigenza che ha carattere di priorità. è molto consistente ed è prolungata nel tempo.

Che si tratti di un provvedimento molto forte, che può dare adito anche ad interpretazioni “poco amichevoli”, lo dimostra anche la stessa Alleanza, che si è affrettata a precisare nel Documento finale che “Secondo il diritto internazionale, la NSATU non renderà la NATO una parte del conflitto”.

Pertanto, nella previsione di un impegno lungo e consistente, nel Vertice di Washington sono state definite anche linee operative in merito alla “cooperazione industriale di difesa transatlantica, quale parte fondamentale della deterrenza e della difesa della NATO”. In particolare, l'Alleanza continuerà a “ridurre ed eliminare, ove opportuno, gli ostacoli al commercio e agli investimenti nel settore della difesa tra gli alleati”.

Ovviamente, parlando di incrementare gli investimenti nell'industria della Difesa, i Leaders non potevano omettere di trattare il discorso relativo alla percentuale sul proprio PIL, che i singoli Membri destinano alla spesa per la Difesa, che era stato deciso, nei precedenti Vertici, che deve essere “almeno del 2%”. Due terzi dei Paesi della NATO stanno rispettando questo impegno, ma tra questi non c'è l'Italia e, molto probabilmente, non ci sarà ancora per un po' di tempo, visto la difficoltà a reperire le risorse necessarie. A Washington la Premier Meloni ha nuovamente garantito che tale parametro sarà rispettato, ma occorre ricordare che, solo poche settimane fa, il concretissimo Ministro della Difesa Crosetto, a colloquio con il Segretario Generale della NATO Stoltemberg, ha ammesso che “l'Italia fatica ad arrivare al 2% del PIL in Difesa”.

Nonostante questo gap nazionale, che non passa assolutamente inosservato, la nostra Presidente del Consiglio è regolarmente tra i Premier più attivi nel sostenere la linea dura verso la Russia. Una linea che però costa parecchio e di cui, per ora, non si vede la fine.

Abbracciare il Capo di uno Stato aggredito e in guerra è sempre un bel gesto che crea consenso, ma quando si governa non bisogna scordare il detto che “La guerra è bella ma scomoda”..e nel nostro caso si può aggiungere “e anche molto costosa”.

Marcello Bellacicco

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