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Attualità | 05 luglio 2024, 08:15

Genova senza panchine, la città che non si ferma e se lo fa si siede al dehor. A pagamento

Mancano 'aree di sosta' per i pedoni, magari all'ombra. Così lo spazio per poter riposare alcuni minuti o scambiare quattro chiacchiere viene meno e le scalinate, dove possibile, diventano il luogo dove passare la pausa pranzo

Genova senza panchine, la città che non si ferma e se lo fa si siede al dehor. A pagamento

Dehors a perdita d'occhio traboccanti di clienti, pieni dalla colazione all'ora di pranzo perché quando c'è il sole si sta adagiati fuori volentieri a godersi ad un tavolino lo spettacolo della città che si muove attorno: Genova che corre e vuole andare veloce non si accorge però se in salotto qualcuno vuole rallentare, e magari sedersi.

Usanza retrò, dal sapore antico, che mal si accompagna alle esigenze contemporanee della corsa quotidiana in cui tutti hanno fretta di andare e non si sa neanche bene dove. Fermarsi, esiste ancora. Quello che non esiste quasi più è un posto per farlo, uno spazio per una sosta, magari all'ombra. Magari anche gratis.

Non c'è, e se c'è è raro: la grande assente per le vie di Genova è la panchina. Non quella ornamentale, non quella simbolica dedicata alla causa nobile del momento, non quella con vista o quella di design con le luci per romantici lettori di libri al tramonto: qui parliamo della sana e vecchia panchina, per intenderci quella per sedersi.

Capiamoci, non ce lo ricordiamo quasi più ma esiste ancora anche il sedersi - al di fuori del perimetro esteso di un locale - a fare quattro chiacchiere. Sedersi e fermarsi dieci minuti, posare la spesa, riprendere fiato tra una commissione e l'altra, un'area di sosta per pedoni per convincere la nonna ad uscire e fare due passi in centro, 'dai, al massimo se siamo stanchi ci sediamo'.

Non c'è, e se c'è è raro nella regione che per anagrafica passa per la più anziana di sempre, tutti trottano, anziani compresi evidentemente, se a nessuno è mai sembrato strano che, una dopo l'altra, le panchine abbiano esaurito il loro ruolo di arredo urbano. Se ci si siede lo si fa a pagamento, e anche questo è peculiare nella città della parsimonia per eccellenza.

Gli spazi all'aperto sono quelli dei bar, nelle piazze e sulle strade pedonali pochi i posti a sedere, magari all'ombra.

Una rapida passeggiata in centro e la carenza è facilmente verificabile. Tra la stazione di Brignole e piazza De Ferrari ad esempio: chi all'ora di pranzo si siede su una scalinata, tempo permettendo, a mangiare un panino, chi cammina senza tregua, non si trova una panchina e le poche sono ovviamente prese d'assalto. La focaccia per lo più la mangi in piedi tornando in ufficio. Partendo dalla stazione si contano le 'sedute' all'incrocio tra via San Vincenzo e via Galata - le preferite per i pranzi all'aperto - e un paio all'incrocio con via XX Settembre. Il resto è tutto ritagliato. Fino a piazza De Ferrari non un punto-sosta per camminatori affaticati.

Quadrilatero e centro commerciale della città si presentano così, con la rara eccezione della piccola area di via Fiasella, rimodernata su progetto del civ e dotata di panchine ormai da qualche anno. Risalendo verso il cuore della city genovese c'è poi largo XII Ottobre dove il più recente restyling ha previsto oltre a giovani alberature anche qualche seduta improvvisata, senza schienale, fresca d'inverno e bollente sotto il sole estivo.

Quelle che in qualche modo vengono alla mente se si resta in argomento nella piazza principale della città non sono panchine, ma sono scale, quelle di Palazzo Ducale, utilizzate per lo più per sedersi tra una meta e l'altra. Anche qui, panchine non ce ne sono, nella migliore delle ipotesi ci si siede sul bordo della fontana, ma quando non c'è vento.

Non fa eccezione il centro storico, mentre il Porto Antico ha una fascia fronte Acquario che forse è la meglio fornita in termini di panchine di tutta la città.

Il costo di un caffé e ci si può sedere al bar, certo, ma gli spazi urbani e sociali da quello che emerge non sono più pensati per l'incontro, la sosta e lo scambio.

Se il tema non fa scalpore è perché forse non c'è più il tempo per una pausa? Non solo.

"Dopo il covid - commenta il leader di Assoutenti Furio Truzzi - lo sport è stato quello di 'dehorizzare' la città, penso che ripensare luoghi pubblici come posto di aggregazione e di cultura non sarebbe un male. E certo anche in centro città dotarsi di qualche spazio in più non ci dispiacerebbe, in questo senso siamo favorevoli ad una politica della 'doppia seduta', se uno vuole fermarsi e sedersi a bere un caffè va bene ma il sedersi 'pubblico' e gratuito, senza obbligo di consumazione non può che vederci favorevoli".

E voi? Avete la vostra panchina di riferimento in città? E se non la avete, ne sentite ancora la necessità?

 

Valentina Carosini

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