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Attualità | 02 luglio 2024, 18:00

I ‘Tempi moderni’ secondo Fabrizio Galluzzi: “Bisogna abbandonare i limiti precostruiti”

Il politicamente scorretto come ancora di salvezza per sopravvivere alla società, fotografata con sarcasmo. Questi gli ingredienti del primo libro dell’autore, edito da De Ferrari Edizioni

I ‘Tempi moderni’ secondo Fabrizio Galluzzi: “Bisogna abbandonare i limiti precostruiti”

Tra una citazione di Charlie Chaplin e una ricerca di scambio e confronto, Fabrizio Galluzzi non è un autore che ‘le manda a dire’.

Non lo fa raccontando il suo primo libro, ‘Tempi moderni: perché il politicamente scorretto ci salverà’, individuando già il focus del suo pensiero sin dalla copertina e continua a non farlo per le circa cento pagine che compongono la sua prima produzione.

Ingegnere e imprenditore, fondatore della TB Engineering, Galluzzi si è lasciato condurre dalla necessità di analizzare e comprendere ciò che lo circonda dando vita a un volume in cui raccoglie tutta una serie di ragionamenti sulle tematiche della società.

“Ho avuto la fortuna, per ragioni lavorative, di girare il mondo. Sono stato in Sud America, in Asia, luoghi lontani dove le usanze sono molto diverse rispetto al nostro paese. Questo mi ha spinto ad analizzare, a comprendere a studiare anche elementi che noi possiamo dare per scontati, ma sempre cercando un confronto, un arricchimento che non prescinde le tematiche sociali e culturali e dalla loro evoluzione nel tempo. C’è anche qualche sfaccettatura politica ma non è un tema di mio principale interesse, al limite ne è una conseguenza che viene dopo”.

“Così - continua l’autore - nel tempo, ho maturato l’idea di unire la mia curiosità alla passione per la scrittura cercando di dare a quello che mi appuntavo anche sui social una struttura un po’ più organica, avvicinandomi all’idea del libro”.

Dissacrante e pungente, Galluzzi non si priva di sarcasmo e ironia fotografando ciò che lo circonda con il coraggio delle idee che portano all’incontro, allo scambio e al dibattito.

La società arriva dunque a essere al centro del contendere, ma il ragionamento che ne consegue viene sdoganato dall’umorismo.

Un parallelismo che, oltre all’omaggio a Charlot, vede numerosi elementi di contatto con quell’arte Espressionista che scosse l’Europa a inizio Novecento. : “Il riferimento a Chaplin è chiaro, mi era venuto in mente perché nella evoluzione, che a volte può essere un’involuzione - mai dare niente per scontato -, c’era poi un certo spaesamento quindi una necessità di presa di coscienza, un momento in cui bisogna fermarsi a riflettere. L’arte, certamente, è una forma che contribuisce all’evoluzione. Attraverso il sarcasmo, nuovamente, si tenta di comprendere e questa è una delle ragioni per cui il politicamente corretto mi fa arrabbiare, ossia perché confina entro limiti precostituiti da cui non si può uscire, pena qualsiasi ostracismo. Ho cercato così di trovare una qualche modalità per generare riflessioni, provare a comprendere, che poi è l’unica cosa che mi interessa”.

Redazione

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