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Attualità | 01 luglio 2024, 08:00

Botteghe storiche e locali di tradizione - Timbri, targhe e incisioni da quattro generazioni: la realtà senza tempo della famiglia Busellato

La piccola attività in via Ponte Reale è stata avviata nel 1896 dal nonno di Pierluigi, l'attuale titolare, che porta avanti il negozio insieme al figlio, fra ceralacca e nuove tecnologie

Botteghe storiche e locali di tradizione - Timbri, targhe e incisioni da quattro generazioni: la realtà senza tempo della famiglia Busellato

Continua con questo lunedì, e andrà avanti per tutti i lunedì successivi, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato alle Botteghe Storiche e ai Locali di Tradizione della nostra città. Siamo partiti con il punto di vista dell’assessora comunale al Commercio, Paola Bordilli, e del segretario generale della Camera di Commercio di Genova, Maurizio Caviglia.Vogliamo raccontare, di volta in volta, quelle che sono le perle del nostro tessuto commerciale, e che ci fanno davvero sentire orgogliosi di appartenere a questa città. Buon viaggio insieme a noi! 

Varcando la soglia della piccola bottega di via Ponte Reale, guidata dalla famiglia Busellato dal 1896, si è protagonisti di un tuffo nel passato: una stanza soltanto, di dimensioni ridotte, in cui fanno capolino da ogni angolo timbri, targhe, incisioni fatte ‘alla vecchia maniera’. 

All’interno troviamo Pierluigi, nipote del fondatore Bernardo Luigi Busellato, che arrivò a Genova da Vicenza quasi per caso, pronto a imbarcarsi alla volta delle Americhe: rimasto stregato dal fascino della città (e anche a causa di qualche difficoltà logistica), il nonno dell’attuale titolare decise di restare e di avviare l’attività che ancora oggi viene porta avanti dalla terza e quarta generazione. 

"Mio nonno è arrivato dal Veneto, voleva imbarcarsi per le Americhe, ma poi ha trovato lavoro alle Poste. Lì si è reso conto che c’era bisogno di timbri, e l’attività di famiglia è cominciata così - racconta Pierluigi Busellato -. Inizialmente il negozio si trovava nel portone accanto, nel palazzo Emanuele Filiberto Di Negro, poi si è trasferito nell’attuale sede, dove ci troviamo ancora oggi. Abbiamo sempre portato avanti la bottega in famiglia: prima mio nonno, poi mio padre; oggi ci siamo io e mio figlio Luigi a gestire il lavoro. Principalmente mi dedico al negozio, mentre lui si occupa di fare manualmente le targhe: deve star dietro ai macchinari, che funzionano in modo complesso e deve conoscere tanti codici per utilizzarle”. 

La giornata di Pierluigi scorre come quella di molti altri bottegai: gare di appalto, preventivi, burocrazia e ordini dei clienti che arrivano in negozio. Rispetto al passato, il lavoro è decisamente cambiato nel corso del tempo: “Negli anni Sessanta e Settanta ogni ufficio utilizzava i timbri e venivano tutti a comprare da noi. Con l’avvento della tecnologia lavoriamo meno con questo tipo di attività, ma ci dedichiamo alla realizzazione di opere più consistenti, il campo è ancora aperto. Avevamo dei dipendenti prima, ora gestiamo la bottega in famiglia”. 

La vetrina, a pochi passi dall’ingresso pedonale del Porto Antico di Genova, si fa notare grazie al colore bordeaux e alla bella insegna déco. Curiosando all’interno si possono incontrare facilmente cassetti, scatoline e contenitori contenenti i più svariati accessori: dai classici timbri ai punzoni, dalla ceralacca a targhe, borchie, e ricambi di ogni genere, richiami dell’attività che fu.

Lavoro qui dal 1959, e ricordo bene come era il lavoro: realizzavamo timbri per le bolle di carico e i sigilli per i pacchi e le lettere in partenza dal porto di Genova” continua a spiegare Busellato mostrando i tesori contenuti nei preziosi cassetti. Tra i clienti che si sono avvicendati all’interno della bottega ci sono l’Ansaldo, la Costa Crociere, il Consorzio del Porto, i Cantieri Navali Riuniti, anche se Pierluigi non ricorda richiesti particolari da parte di chi commissionava lavori. Mentre parliamo, il bottegaio ci mostra portachiavi di stanze d’albergo, fish da gioco incise e personalizzate, targhe di ogni sorta, da quelle per studi professionali alle insegne vere e proprie. 

Prima di salutarci, Pierluigi esprime il desiderio di poter mostrare al pubblico i piccoli cimeli di quattro generazioni di lavoro: “Sarebbe bello realizzare un museo con i timbri vecchi che ci sono rimasti, ce ne sono tanti in giro… alcuni sono stati messi da parte, potrebbe essere un’idea per il nostro centrotrentesimo compleanno magari”. 

Chiara Orsetti e Isabella Rizzitano

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