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Un Occhio sul Mondo | 29 giugno 2024, 09:00

Russia e Nord Corea la sanno più lunga del loro confine

Il punto di vista di Marcello Bellacicco

Russia e Nord Corea la sanno più lunga del loro confine

I confini della Federazione Russa toccano ben 16 Nazioni, ma quello più corto, con il suo sviluppo di 17 km sulla terra e 22 km sul mare, è il confine con la Corea del Nord. Tuttavia, se si considerano quali sono i Paesi che condividono la propria frontiera con Mosca e i rapporti che intrattengono con lei, è possibile affermare che sussiste il teorema che i confini con la Russia sono inversamente proporzionali alle sue amicizie internazionali.

Questo concetto ha ottenuto la sua ulteriore conferma giusto lo scorso 19 giugno, in occasione della visita di Putin al suo omologo nord coreano, nell'ambito della quale i due leader hanno decisamente rinsaldato il loro pericoloso sodalizio.

Non si sono infatti limitati alle chiacchiere o ad aleatorie dichiarazioni di principio, ma hanno siglato accordi molto concreti, con risvolti operativi in grado di suscitare le preoccupazioni di mezzo mondo occidentale, con in testa i soliti Stati Uniti.

Che avessero già le idee chiare su come accordarsi, lo dimostra il fatto che, nella sostanza, per concludere i loro patti è bastata mezza giornata di colloqui, al netto della pomposa cerimonia nazional-militare, che Kim Jong-un ha ovviamente voluto riservare al suo amico.

Mosca e Pyongyang sono alleati sin dagli anni '50, dai tempi di quella Guerra di Corea che diede l'avvio, in maniera cruenta, alla Guerra fredda, tuttavia, erano ben 24 anni che Putin non varcava i confini nord coreani. Infatti, la sua ultima visita l'aveva fatta nel 2001 quando, da neo Presidente, aveva reso omaggio al Kim Jong-il, il padre del despota attualmente in carica.

Ma questo incontro ha ben altra valenza e peso strategico rispetto a quello del passato, anche perché irrompe in una situazione che, già di per se stessa, preoccupa notevolmente, non solo per la guerra russo-ucraina.

Ad alimentare questo stato di tensione ci ha infatti pensato Kim Jong-un all'inizio dell'anno, in occasione dell'annuale Congresso del Partito, allorché nel suo discorso finale ha letteralmente dichiarato “è un fatto compiuto che una guerra possa scoppiare in qualsiasi momento nella penisola coreana, a causa delle mosse sconsiderate dei nemici per invaderci" "Dobbiamo rispondere rapidamente a una possibile crisi nucleare e continuare ad accelerare i preparativi per pacificare l'intero territorio della Corea del Sud mobilitando tutti i mezzi e le forze fisiche, compresa quella nucleare, in caso di emergenza". Frasi che sono state seriamente valutate dagli analisti americani ed inglesi, che le hanno ritenute ben oltre i normali criteri e limiti della usuale propaganda, anche perché, giusto per fugare qualche eventuale dubbio, la Corea del Nord ha subito dopo avviato un programma di lancio di ulteriori 3 satelliti spia, beneficiando anche della tecnologia aerospaziale avanzata, recentemente ricevuta in dote dalla Russia.

Un aiuto importante, soprattutto in termini di armamenti e munizioni, che la Nord Corea fornisce e fornirà all'alleato russo per la sua guerra con l'Ucraina e che, aspetto da non sottovalutare, la sta innalzando al rango di partner alla pari con Mosca. Il che comporta un rafforzamento dell'ego già spropositato di Kim Jong-un, che di certo non giova ad una tranquillità internazionale, già minata dalle sue velleità nucleari. 

Velleità che, ormai da un paio d'anni, hanno anche un fondamento giuridico, visto che nel 2022 il Governo di Pyongyang ha approvato una legge che determina la nuova “Dottrina nucleare” nord coreana, la quale sancisce la possibilità e le modalità di impiego dell'arma atomica e cortocircuita la facoltà internazionale di discutere la “denuclearizzazione” della Nord Corea. Ma veniamo all'incontro Putin - Kim Jong-un e a quello che hanno deciso.

Il vertice, preceduto dalla visita di settembre 2023 del Nord Coreano al Russo, era stato già preparato in occasione della visita a Mosca della Ministra degli Esteri nordcoreana, che era stata ricevuta direttamente da Putin, il cui portavoce aveva dichiarato, al termine dei colloqui, “La Repubblica popolare democratica di Corea è un nostro partner molto importante, e siamo concentrati sull’ulteriore sviluppo delle nostre relazioni in tutti i settori, comprese quelle sensibili”.

E gli sviluppi sono arrivati il 19 giugno, dopo che in questi mesi la Russia ha rifornito la Nord Corea, oltre che della tecnologia aerospaziale, di vitali risorse come gas naturale, petrolio e derrate alimentari (l'Intelligence sud coreana parla di circa 10.000 treni di rifornimenti), migliorando la situazione generale della Nazione e, di conseguenza, incrementando l'autorevolezza interna del regime, ma anche la sua pericolosità internazionale.

Si potrebbe sintetizzare dicendo che i due Leader hanno firmato un accordo di “partenariato strategico globale”, ma è bene dettagliare meglio cosa hanno sottoscritto, per comprenderne meglio ripercussioni e conseguenze.

In pratica, Russia e Nord Corea hanno siglato l'impegno di garantirsi l'”assistenza reciproca” in caso di “aggressione contro uno dei due Paesi”, il che significa, come chiarito dai Media di regime di Pyongyang, che le due Nazioni “forniranno immediatamente assistenza militare e di altro tipo con tutti i mezzi disponibili, in caso di attacco di uno o più Stati”. Un simile accordo di assistenza militare era già stato siglato nel 1961 tra l'allora Unione Sovietica e la Corea del Nord, ma aveva più un'enfasi retorica che una valenza pratica, perché Mosca era allora molto più orientata verso la NATO e considerava una sorta di paria il suo attuale partner.

Questa attuale mutua assistenza costituisce il necessario “ombrello normativo” che consentirà alla Russia di continuare a ricevere gli aiuti militari nordcoreani, di cui ha tremendamente bisogno, ma permetterà anche a Kim Jong-un di poter contare su missili di precisione e su un supporto tecnologico, che migliorerà lo sviluppo dei suoi armamenti più potenti. Non è un caso che, dopo tre tentativi miseramente falliti, a novembre scorso i Nord Coreani siano finalmente riusciti a lanciare il loro primo satellite spia, che sarà seguito da altri 3.

Un ulteriore vantaggio indotto per Pyongyang sarà quello di poter testare le proprie armi sul campo di battaglia e, forse, anche i propri soldati, visto che i due Leader hanno considerato il possibile impiego di unità coreane in Donetsk. E' stato detto per la ricostruzione della regione, ma quante volte un impegno militare, partito come umanitario, si è poi trasformato in ben altro.

Con questo accordo strategico, si può purtroppo dire che fronte europeo e fronte orientale si sono purtroppo saldati e la presenza di unità navali europee nell'Indopacifico, compresa una nostra portaerei, costituiscono un ulteriore fattore catalizzante per la definitiva stabilizzazione di questa interconnessione.

Un collegamento che passa anche attraverso la Corea del Sud la quale, come ritorsione all'incursione putiniana nella sua area, che le ha creato la grande preoccupazione dei missili russi in mano a Kim Jong-un, ha accelerato il processo politico interno di revisione della normativa sulle esportazioni della propria produzione bellica. In poche parole, Seul presto potrebbe rifornire di armamenti Kiev, proprio come insistono da tempo la NATO e gli Stati Uniti i quali, giusto per rasserenare un po' gli animi, hanno inviato una portaerei in zona, per un'esercitazione navale con Sud Corea e Giappone.

In ultimo la Cina, che ha assistito silenziosa a quanto avvenuto il 19 giugno. La sua alleanza con la Russia è inossidabile in ottica USA, ma non si può dire che sia propriamente felice di questa nuova influenza di Mosca e non solo perché il suo confine con la Nord Corea (1420 km) è molto più lungo di quello russo.

Infatti, con questa loro mossa, sia Putin che Kim Jong-un hanno dimostrato all'alleato strategico Xi Jinping, che da tempo sostiene entrambi, di non essere completamente cino-dipendenti, ma di essere in grado e, soprattutto, disponibili a crearsi valide alternative, atte a garantire loro una maggiore autonomia.

Marcello Bellacicco

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