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Attualità | 26 giugno 2024, 19:54

Volpino del canile muore dopo il trasferimento in una struttura protetta fuori regione

L'accusa di alcuni volontari: "Mancano progetti di adozione". I gestori: "Tragedia che ci colpisce direttamente, era stato dato in affido a un'associazione per animali difficilmente adottabili"

Volpino del canile muore dopo il trasferimento in una struttura protetta fuori regione

Ospite del canile di Monte Contessa dal 2021, dopo la morte della padrona novantaquattrenne, Nerone, un volpino di circa sei anni, aveva manifestato sofferenze e difficoltà nell’adattarsi alla nuova condizione. Nonostante i tentativi di affido, per il cagnolino non si era mai trovata una famiglia, complice anche il carattere dell’animale che aveva iniziato a mordere anche gli adottanti.

Poi la speranza con l’affido a un’associazione che si occupa di cani difficilmente adottabili, con strutture e approcci ideali a garantire una maggiore libertà in contesto protetto.

Ma la storia di Nerone non ha un lieto fine. Il volpino purtroppo è morto subito dopo il trasferimento fuori regione.

Una morte inaspettata che per un gruppo di volontari del canile comunale sarebbe solo l’ennesima riconferma delle assenti politiche di gestione delle adozioni e degli animali da parte dell’associazione UNA OdV.

La continua lamentela del gestore - si legge in una lettera diffusa dal gruppo - potrebbe indicare un’assenza di un progetto di adozione e pare a oggi addirittura che operi una politica di ‘deportazione’ di cani con criteri a noi ignoti in strutture fuori regione, talvolta con esiti mortali, il che ci rende dubbiosi sulle modalità e requisiti di idoneità delle strutture da loro scelte”.

Il riferimento è proprio all’episodio di Nerone che “interagiva con diversi volontari e condivideva il box con altri due cani, che improvvisamente e per noi inspiegabilmente veniva trasferito ad associazione fuori comune, in un luogo a lui totalmente estraneo, perdendo così i suoi riferimenti trovati in canile. Giunta la notizia della sua morte dopo una sola notte dal trasferimento, ci dimandiamo se il luogo scelto e la separazione da un ambiente a lui da tempo condiviso siano stati adatti alle peculiarità di Nerone”.

Secondo i volontari, inoltre, diverse sarebbero state le proposte di adozione da parte di chi con l’animale era entrato in relazione; “non solo - proseguono - la tragedia del cane Nerone ma anche altro ci costringe a mettere in luce altre problematiche del civico canile di Genova ed evidenziare altri punti critici” che sarebbero da imputarsi a una mala gestione anche delle risorse finanziarie a disposizione della struttura.

Non sono mai state effettuate deportazioni, peraltro è un termine che eviterei di usare per i cani del canile Monte Contessa” spiega Gilda Guardascione, presidentessa dell’associazione UNA OdV che continua: “Il vocabolario riporta questa definizione: ‘Pena detentiva consistente nella relegazione in colonie penali o campi di lavoro lontani dalla madrepatria o situati nelle regioni più inospitali della stessa’. Direi che è un termine inappropriato da utilizzare per i nostri cani e lontano da quello che ogni giorno facciamo in canile: occuparci dei nostri ospiti cercando di curarli e accudirli nel miglior modo possibile e soprattutto trovare una adozione idonea”. 

A proposito di Nerone, Guardascione aggiunge: “Nerone era un volpino di sei anni entrato in canile nel 2021 a seguito della morte della sua proprietaria di novantaquattro anni. Aveva vissuto una vita di deprivazione e mancata socializzazione per questo motivo aveva iniziato a mordere e la vita in canile per lui era molto difficile. Era stato dato tre volte in affido e tutte e tre le volte è rientrato perché aveva tentato di mordere o addirittura morsicato gli adottanti. Nerone non è stato trasferito, ma dato in affido ad una associazione che si occupa di dare una nuova vita a cani difficilmente adottabili, che permette loro di vivere in libertà in un contesto protetto, con accesso alla casa e possibilità di scegliere se stare all'interno, o all'esterno. La soluzione sembrava l'ideale per Nerone, che non avrebbe più avuto bisogno di vivere con un guinzaglio appeso al collo, né avrebbe sofferto ancora la permanenza nel box. Quello che è successo è una tragedia che ci colpisce direttamente e siamo estremamente tristi per quanto accaduto. Verrà effettuata l’autopsia dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale e potremo capire effettivamente cosa è successo”.

Sulla mancanza di politiche di adozione, la presidentessa smentisce: “Il progetto di adozione è in atto da almeno sette anni e consiste nel gestire l’adozione con consapevolezza cercando di dare in affido o adozione cani che possono adeguarsi al contesto e alla famiglia che ne fa richiesta. 

Nell’ultimo periodo la richiesta maggiore è per cuccioli o cani giovani meticci di piccola e media taglia, e purtroppo non riusciamo a soddisfare essendo un canile e non un allevamento. Bisogna anche considerare che la grande maggioranza di ospiti del canile di Monte Contessa è composta da cani di razza pitbull, meticci pitbull e pastori”. 

Ma che la situazione al canile sia difficile, è sotto gli occhi di tutti. I volontari e il personale in servizio si trova a far fronte a numerosi abbandoni e non sono mancate pagine di cronaca a testimoniare episodi di cani legati ai cancelli. La solidarietà nei confronti del canile, tuttavia, non cessa anche se il primo elemento utile per aiutare Monte Contessa, come ribadisce Guardascione, sarebbe quello di una “campagna sulle adozioni consapevoli, sulla sterilizzazione, sulle cucciolate e soprattutto sulla scelta del cane per le famiglie che vogliono adottare. 

Nel nostro piccolo cerchiamo tramite corsi di formazione ai volontari di far arrivare un po’ di informazione, in modo che ci sia un passa parola sulla cinofilia e sul lavoro che svolgiamo e soprattutto quali sono le difficoltà che affronta un cane quando viene abbandonato in canile. 

C’è anche da considerare la grave difficoltà economica che sta affrontando il nostro paese, quindi sempre più spesso ci troviamo ad accogliere cani e gatti malati perché i proprietari non riescono a pagare le cure mediche. Bisognerebbe fare un progetto anche per aiutare queste famiglie bisognose che necessitano di un aiuto concreto”.  

Isabella Rizzitano

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