Tornato da un viaggio a Londra, Pietro Marchese, titolare di una pasticceria di via Galata, iniziò a produrre wafer, i tipici biscotti inglesi che aveva potuto assaggiare Oltremanica.
Era il 1900 e Genova divenne la prima città italiana in cui poter assaggiare questa specialità.
Prima forse per curiosità verso una novità mai vista prima, poi il passaparola che si diffonde veloce, in pochissimo tempo la pasticceria iniziò a essere sempre più frequentata.
Un andirivieni di clienti che spinse Marchese a una decisione importante per l’epoca: ampliare la sua sede creando un’industria dolciaria in corso Giulio Cesare, l’attuale corso Gastaldi.
Lì, il pasticcere diede vita alla ‘Società Accomandita Industria Wafer e Affini’ creando la prima industria dolciaria per la produzione su larga scala.
A rimanere estasiato dai dolciumi di Marchese anche Gabriele D’Annunzio che, come di moda negli anni ’20, suggerì l’acronimo per abbreviare il nome: SAIWA.
Nacque così la prima industria dolciaria d’Italia, capace di una produzione nazionale, confezionando biscotti e prodotti da forno e distribuendoli per tutta Italia.
Fu lo stesso D’Annunzio a collaborare ad alcune campagne pubblicitarie per l’industria che, nel 1922 divenne fornitrice ufficiale della famiglia reale italiana.
Qui nacque la prima merendina, l’Ave Roma, ribattezzata poi ‘Hurrà’ e, dopo le ricostruzioni per i bombardamenti, fu la prima fabbrica di prodotti dolciari a distribuire biscotti confezionati.
Una storia che oggi non appartiene più a Genova. La produzione, infatti, è a Capriata d’Orba, in provincia di Alessandria mente la proprietà è di Mondelez International.
Ma nella memoria di alcuni ancora si conserva il ricordo di quei camion con la scritta SAIWA sul telone, in una ordinata fila davanti allo stabilimento, e del profumo dello spaccio dove si potevano acquistare i biscotti rotti, merenda di tanti che oggi hanno i capelli bianchi.