Dettagli di visi, mani, il lento incedere dei portatori e l’oscillare di crocifissi e casse processionali.
La mostra ‘Anime e volti delle Confraternite’ con gli scatti di Fabio Bussalino, è il racconto di un’antica tradizione che si rinnova ancora oggi mettendo al centro la devozione in una ritualità che attraversa il tempo.
L’esposizione, inaugurata ieri pomeriggio alla presenza dell’assessora alle Tradizioni del Comune di Genova Paola Bordilli, del presidente ad interim di Regione Liguria Alessandro Piana e dell’arcivescovo di Genova Monsignor Marco Tasca, sarà visibile a Palazzo Tursi fino al prossimo 7 luglio.
Le confraternite genovesi sono raccontate dall’occhio di Bussalino che ne ha catturato i momenti più significativi mentre, nelle nicchie a lato dello scalone, sono state posizionate due fotografie panoramiche degli interni degli oratori di San Martino di Pegli e di Nostra Signora Assunta di Coronata.
Dopo l’inaugurazione della mostra c’è stato spazio anche per foto vincitrici del “contest delle confraternite”, lanciato dal Comune di Genova per coinvolgere la cittadinanza e che ha raccolto oltre 250 scatti.
“È stata una grande emozione inaugurare qui a Palazzo Tursi con Monsignor Tasca la mostra fotografica di Fabio Bussalino - dichiara l’assessore alle Tradizioni cittadine Paola Bordilli- Dietro questa esposizione, come in quelle che potete visitare alla cattedrale di San Lorenzo, passando per il Museo Diocesano, e negli oratori di san Filippo in via Lomellini, di San Giacomo alla Marina e di Sant’Antonio Abate, c’è un messaggio forte che richiama la presenza capillare delle Confraternite sul territorio genovese, e l'immenso patrimonio culturale e sociale che i Confratelli e le Consorelle rappresentano per la nostra città”.
Monsignor Marco Tasca ha aggiunto: “Questa non è solo arte, ma è la nostra cultura, la nostra tradizione. Tutto questo percorso espositivo permetterà di far conoscere meglio alla città la ricchezza costituita dalle oltre 130 Confraternite presenti sul territorio e scoprire la maestosità e la bellezza di questi oggetti: arte, storia e tradizioni che meritano di essere valorizzate e apprezzate da tutti”.
La mostra si inserisce in un percorso più ampio che, in occasione della festa del patrono, San Giovanni, l’assessorato alle Tradizioni del Comune di Genova, l’Arcidiocesi e il priorato generale delle Confraternite ha voluto dedicare proprio a quest’ultime: “Confraternite genovesi: una tradizione di storia, arte e devozione” è infatti l’evocativo titolo che è stato pensato a una esperienza che coinvolgerà diverse location della città, partendo da Palazzo Tursi e dalla cattedrale di San Lorenzo e passando da altri tre luoghi come il Museo Diocesano, gli oratori di san Filippo in via Lomellini, di San Giacomo alla Marina e di Sant’Antonio Abate (vico sotto le Murette) con visite, esposizioni, mostre e aperture straordinarie.
IL PROGRAMMA
Dal 21 fino al 30 giugno, nell’Oratorio di San Filippo (via Lomellini 10, immobile di proprietà comunale ospita la sede genovese della Confederazione dell'oratorio di San Filippo Neri) saranno invece esposte tre casse processionali ancora utilizzate, esempio della tradizione scultorea lignea genovese: la cassa della Santissima Trinità della Confraternita di Sant’ Ambrogio di Voltri, recentemente restaurata e attribuita a Nicolò Tassara, la Madonna del Rosario della Confraternita del SS. Rosario di Marassi, realizzata da Agostino Storace intorno al 1760 e il Sant’Alberto Eremita della Confraternita di Sant’Alberto, a Struppa, uno degli ultimi capolavori di Anton Maria Maragliano.
È inoltre possibile partecipare alle aperture straordinarie per due oratori nel centro storico. L’oratorio di san Giacomo della Marina (via Mura delle grazie 14) aprirà le proprie porte per due fine settimana consecutivi (dalle 10 alle 12.30 e dalle ore 15 alle 18.30: venerdì 21, sabato 22 e domenica 23; venerdì 28, sabato 29 e domenica 30). L’oratorio custodisce i dipinti dei più importanti artisti genovesi del Seicento (tra i quali Valerio Castello e Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto) con il racconto della Vita di San Giacomo Maggiore. All’interno è conservata anche una delle più antiche casse processionali opera del marsigliese Honoré Pellé (1677) che raffigura Cristo risorto che appare a San Giacomo e a San Leonardo suo discepolo.
Il vicino oratorio di Sant’Antonio Abate (aperture straordinarie: sabato 22 e domenica 23, sabato 29 e domenica 30, dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30) è invece noto per Il Cristo Bianco di Anton Maria Maragliano (1710-1715) e per la cassa processionale di Pasquale Navone raffigurante San Giacomo Maggiore che sconfigge i mori.
Dal 24 giugno, solennità di san Giovanni, patrono della città, fino al 30 giugno, nella Cattedrale di San Lorenzo saranno esposti per la prima volta alcuni dei crocifissi processionali delle confraternite. Straordinari esempi dell’arte scultorea lignea settecentesca genovese, i “cristi” vengono scolpiti dai principali artisti genovesi dell’epoca e sono tuttora una delle più importanti testimonianze del radicamento delle confraternite sul territorio. Crocifissi antichi usciti dalle mani di Anton Maria Maragliano, Pasquale Navone e le loro scuole, ma anche opere contemporanee che continuano a essere celebrate dalle nuove generazioni di confratelli. Al termine dei Vespri solenni, recitati dall’Arcivescovo di Genova mons. Marco Tasca, insieme al Capitolo dei Canonici, parte la solenne processione con la Cassa Argentea del XVI secolo e i Crocifissi. Le ceneri del Precursore giungono dal mare sullo spiazzo del Porto Antico, dove l’Arcivescovo esegue la benedizione, prima del rientro in cattedrale dove le sculture dialogano con il “Cristo Moro delle Fucine” del Bissoni, primo grande esempio di crocifisso ligneo genovese.
Inoltre, all’interno della Cattedrale, nel museo del Tesoro, è possibile visitare la cassa di san Giovanni Battista, realizzata fra il 1438 e il 1445 da argentieri attivi a Genova su disegno di Teramo Danieli. L’opera è posizionata accanto alla prima cassa processionale donata da Federico Barbarossa (XII secolo), e al piatto di Calcedonio (I e XV secolo), che secondo la tradizione accolse la testa di San Giovanni, dopo la decapitazione, portata da Salomè al banchetto di Erode.