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Attualità | 21 giugno 2024, 08:00

Alla scoperta dei Rolli - Il ‘compendio’ della pittura genovese negli affreschi di palazzo Angelo Giovanni Spinola

Strappato all’asta ai Pallavicino, l’edificio voluto dal banchiere di Carlo V fu completato dal figlio Giulio che chiamò a decorarlo i fratelli Calvi, Semino, Castello e Tavarone, ossia le botteghe più importanti della città

Alla scoperta dei Rolli - Il ‘compendio’ della pittura genovese negli affreschi di palazzo Angelo Giovanni Spinola

Prosegue oggi, e andrà avanti per tutti i venerdì successivi, ‘Alla scoperta dei Rolli’, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato a una delle caratteristiche principali della nostra città, che è valsa anni fa il riconoscimento Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Si tratta del sistema dei Palazzi dei Rolli: edifici che sono vere e proprie perle del centro storico e non solo. Vi accompagneremo dentro con i nostri racconti, ve li faremo scoprire con le fotografie, vi illustreremo aneddoti e curiosità. Sempre per amore di Genova e delle nostre eccellenze. Buon viaggio insieme a noi!

Tra i palazzi di Strada Nuova ce n’è uno che, più di altri, con i suoi affreschi racconta la storia della scuola genovese.

Una sorta di compendio in cui si susseguono i nomi di artisti come Calvi, Semino, Castello, Tavarone che, ciascuno secondo i propri criteri, hanno raccontato l’evoluzione delle influenze soddisfacendo la richiesta della committenza.

È il palazzo Angelo Giovanni Spinola.

Angelo, banchiere diretto di Carlo V e tra gli uomini più ricchi della città, nel 1558 strappò all’asta a Tobia Pallavicino il lotto su cui sarebbe sorto il palazzo. L’intento dello Spinola, tradotto nel progetto dell’architetto di origini imperiesi Giovanni Ponzello, era quello di costruire il secondo edificio più grande della strada, dopo Palazzo Doria Tursi.

Spinola, però, morì due anni dopo lasciando tuto in eredità al figlio Giulio. Fu proprio lui a chiamare a lavorare nel suo maestoso palazzo i più grandi artisti del momento, realizzando un ciclo di decorazioni in cui si incontrano tutte le più importanti botteghe della città.

I fratelli Calvi realizzano la decorazione della facciata (oggi quasi illeggibile) e quella dell’atrio dove raccontano la Battaglia di Gherardo Spinola contro i fiorentini, avvenuta nel 1330.

Il piano nobile vede l’impegno della famiglia Semino: giochi prospettici alle pareti laterali ‘abbattono’ l’architettura creando un senso di apertura verso l’esterno. Qui si affacciano le vicende di Alessandro Magno, scelte tra le più evocative, in un parallelismo con la famiglia Spinola.

L’eroe ellenistico è al centro anche dell’opera di Bernardo Castello a cui si aggiungono, in altri ambienti, episodi della vita di Ottaviano. È lui a portare una ventata di novità con le illusioni ottiche e anticipando il Barocco.

La vita di Cesare rappresentata da Lazzaro Tavarone decora le due sale nel lato ovest in stile Manierista.

Iscritto al primo bossolo nel Rollo del 1576, il primo, fino al 1919 il palazzo è rimasto alla famiglia Spinola per poi passare a un istituto di credito, proprietario ancora oggi dell’immobile.

Isabella Rizzitano

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