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Videogallery | 20 giugno 2024, 08:30

Testimonial del dialetto - Davide Cabona: la musica come strumento per la riscoperta del genovese (Video)

Il cantautore di Santa Vittoria di Libiola a Sestri Levante ha recentemente trionfato al Festival San Giorgio della Canzone in Lingua Ligure di Albenga con il suo brano "Trei Segondi”: “Un’esperienza bellissima”

Testimonial del dialetto - Davide Cabona: la musica come strumento per la riscoperta del genovese (Video)

Dopo l'intervista a Gilberto Volpara (si può leggere qui), al professore Franco Bampi (si può leggere qui), ad Anto Enrico Canale (si può leggere qui), a ‘Cito’ Opisso (si può leggere qui), a Francesco Pittaluga, (si può leggere qui), ai Buio Pesto: Massimo Morini e Nino Cancilla (si può leggere qui), al rapper genovese Mike fC (si può leggere qui), a Rita Bruzzone (si può leggere qui), ad Andrea Di Marco (si può leggere qui), a Giampiero Cella (si può legge qui), a Paolo Regati (si può leggere qui) e a Marco Carbone, in arte “U Carbun” (si può leggere qui), allo storico e archeologo Ennio Cirnigliaro (si può leggere qui), al direttore di bande musicali Cesare Garibaldi (si può leggere qui), al giovane rapper Giovanni Cambiaso, in arte Garsonetto (si può leggere qui), Carlo Sparviero, titolare dell’Ottica Sparviero (si può leggere qui), al cantautore Beppe Gambetta (si può leggere qui), all’autore e rielaboratore di classici Bruno Gattorno (si può leggere qui), a Vladi Zullo, leader de I Trilli (si può leggere qui), alla compagnia di teatro dialetto “Quelli de na votta” (si può leggere qui), oggi abbiamo incontrato il cantautore Davide Cabona.

Davide Cabona, classe 1984, di Santa Vittoria di Libiola a Sestri Levante, è un giovane cantautore che ha già ottenuto importanti riconoscimenti nel settore della musica dialettale. È infatti recentissimo il suo trionfo al Festival San Giorgio della Canzone in Lingua Ligure di Albenga dove ha vinto il primo premio solisti e il premio speciale Renzo Graglia.

Durante il giorno, quando posa la chitarra, Davide è un agente di commercio, lavora nel mondo delle forniture navali a bordo delle navi da crociera. “Roba da mangiare e da bere”, ci racconta.

Sei reduce dal successo del Festival di San Giorgio di Albenga, che esperienza è stata?
“Un’esperienza bellissima. È stata la mia prima partecipazione al festival, un’esperienza meravigliosa e interessante perché ho conosciuto molte persone di tutta la regione, non c’è mai stata una competizione negativa ma è stato come incontrarsi con un gruppo di amici. Ci siamo divertiti davvero molto”.

Qual è il titolo della tua canzone che hai portato in concorso?
“Si chiama ‘Tre Secondi’, è una bossa nova con le parole scritte in genovese”.

A cosa ti sei ispirato per scrivere questa canzone e, più in generale, tutte le tue canzoni?
“Questa canzone nasce da un’esperienza che suonerà familiare a tante persone: parla di quando si incontra una persona, ti innamori e ti senti ‘rincitrullito’. Quindi tre secondi per innamorarsi e un sacco di tempo a maledirsi”.

Come nasce l’idea di scrivere canzoni in dialetto? 
“Sono molto appassionato della musica in generale, sono molto appassionato della lingua genovese e ligure. Quindi mi è venuto naturale coniugare queste due passioni”.

Questo che hai portato ad Albenga è un primo esperimento oppure hai già scritto alcune canzoni?
“Ho già scritto delle canzoni. In passato ho scritto dei brani sulla Resistenza, un altro tema che mi appassiona molto. Ho voluto raccontare la storia della brigata Coduri che è la formazione partigiana che operava in questa zona e anche nelle tue zone visto che sei di Varese Ligure”.

Come nasce il tuo rapporto col dialetto, parlavi il genovese già da piccolo oppure l’hai riscoperto da più grande?
“Penso di avere una storia molto simile a quella di tanti altri: sono nato nell’84 e i miei genitori non mi hanno mai parlato in dialetto. Nemmeno i miei nonni mi hanno mai parlato in genovese però i miei nonni e i miei genitori parlavano in genovese tra di loro. Quindi l’ho sempre sentito parlare. Intorno ai quattro o cinque anni ricordo che un giorno ho iniziato io a parlarlo, a mio nonno ho detto che mi piaceva questo fatto di parlare in genovese. Da lì ho iniziato a parlare genovese con mio nonno e con i nonni ho sempre parlato il genovese. Poi sono stato cinque anni in America dai 25 ai 30 anni e mentre ero là mi è venuta quella che i brasiliani chiamano ‘saudade’. La nostalgia della mia regione, dei miei posti e della mia lingua. È lì è scattata la voglia di studiarla”.

Com’è la situazione attuale del panorama della musica tradizionale genovese? In che stato di salute è?
“Secondo me siamo in un periodo di riscoperta. Anche al festival c’erano persone più anziane che hanno portato avanti la canzone tradizionale, più folkloristica, in 3/4. Più classica diciamo. Poi ho scoperto che ci sono persone che hanno iniziato a fare musica più contemporanea, con generi che non sono tipici della Liguria come Carbun (sono sicuro che lo conoscete) che fa reggae ma anche i Mandilla che sono di Moneglia. Devo dire che c’è del fermento e secondo me è il momento giusto per provare a creare delle condizioni e delle motivazioni per chi capisce la lingua ma non la parla per avere ulteriori stimoli per mettersi in gioco e impararlo. La musica è sicuramente uno degli strumenti più utili per questo”.

Marco Garibaldi

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