Un’area progressista moderata da ricompattare, una proposta univoca anti-Toti in vista delle regionali, un nome da scegliere, un programma da costruire insieme alle altre forze di opposizione.
Sono tante le sfide che attendono Azione nei prossimi mesi e che chiamano i rappresentanti locali del partito a un dato lavoro post elezioni europee e pre elezioni regionali. Un cuscinetto di tempo in cui il mondo dei calendiani dovrà sia fare autocritica, sia farsi parte diligente per evitare una dispersione di voti potenzialmente dannosa per sé e per l’intera coalizione.
Una sfida che vede in prima linea Sergio Rossetti, consigliere regionale di Azione, con cui abbiamo analizzato il momento del partito in ottica elezioni regionali.
Il risultato delle europee ci dice che c’è un’ala dell’area progressista che, andando insieme, avrebbe ampiamente superato lo sbarramento, ma così no è stato. Come ha vissuto l’esito delle urne?
“Male. Azione si era impegnata a raggiungere il quorum per mandare in Europa le nostre istanze e i nostri valori. Adesso apriamo una stagione congressuale di rifondazione e penso che ci siano i criteri e le possibilità per interpretare quell’area di difficile definizione che non si ritrova nelle polarizzazioni del centrosinistra e del centrodestra”
E in ottica a regionali?
“Servono merito e contenuti. Al di là di chiacchiere e schieramenti i temi sono gravissimi per il futuro della Liguria, temo che la sanità possa rientrare in un piano di risanamento e significa aumentare Irap e Irpef oltre a chiedere autorizzazioni per gli aumenti di spesa e una riduzione dei servizi. I 229 milioni di euro sono oltre il target dei 180 milioni di disavanzo per il piano di rientro e per legge l’Irpef copre i disavanzi. Sul porto il rischio è di fermare le opere e abbiamo anche bisogno di socialità. Il Comune di Genova respinge i soldi per aprire asili nido e scuole dell’infanzia quando ci sono 1.700 famiglie che chiedono un posto. Anche per questo sarebbe meglio che i liguri siano chiamati a votare”
Però serve compattezza tra le forze di opposizione…
“Noi siamo per discutere di contenuti e merito, essere compatti per poi non governare non serve. Dobbiamo decidere cosa fare, come rendere più lunghe le stagioni turistiche, un piano scuola quinquennale, abbiamo la necessità di rilanciare l’Università. Ci sono questioni molto importanti che non possono essere relegate a essere di destra o di sinistra. Dobbiamo mettere nero su bianco cosa fare”
Il nome di Andrea Orlando le piace?
“Ha molte competenze. Se fosse una vera candidatura, e a oggi non lo sappiamo, dovrà, come tutti gli altri, dire che cosa fare, come farlo, con quali risorse e dove andremo. L’esperienza c’è, ma dobbiamo interpretare dei sentiment. Dipende anche da come ogni sensibilità di coalizione sarà in grado di esprimere persone, scelte, decisioni politiche”
La maggioranza ha puntato il dito contro di lei per accusare l’opposizione di non essere stata compatta nel sostegno alla mozione di sfiducia per Toti. Sappiamo perché non l’ha firmata e sappiamo che era assente al voto per questioni personali. Ma se fosse stato in aula l’avrebbe votata?
“Azione è un partito fortemente garantista, la posizione che ho su Toti è rinomata e nota. In aula ho detto che il consiglio regionale si doveva sciogliere ed è difficile cambiare idea dopo questi anni in cui abbiamo visto fare leggi che sospendono un’altra legge (il riferimento è alla legge sul gioco d’azzardo, ndr) perché non piace agli operatori commerciali. Parlo di un atteggiamento consociativo clientelare che cercava il consenso in tutti i modi e che evidentemente non ha avuto le capacità di interpretare le necessità del territorio”.