Politica - 13 giugno 2024, 08:00

Elezioni europee, da Bruxelles il PD guarda al futuro della Liguria. Benifei: “Lavoriamo a una coalizione ampia, su Orlando confronto con gli alleati”

Brando Benifei, unico ligure eletto, è pronto per il suo terzo mandato all’Europarlamento: “Metterò la mia esperienza al servizio della Liguria, il mio obiettivo è che il PNRR non finisca e sia permanente”

La ‘forbice’ che si stringe su scala nazionale, un sostanziale pareggio nei confini liguri e una forza ritrovata in vista della corsa alle regionali. Il Partito Democratico esce rinvigorito dalla corsa elettorale delle europee e può vantare l’unico eletto ligure su 19 in corsa: Brando Benifei. Uno solo ce l’ha fatta, veste la casacca ‘dem’ e nella sua regione si è portato a casa quasi 30 mila preferenze.

Risultato che merita un’analisi approfondita, alla luce degli ultimi sviluppi  giudiziari che hanno coinvolto il presidente Giovanni Toti e, soprattutto, in vista della corsa che porterà a dare un nuovo governo alla Liguria. Al momento non è ancora chiaro se si andrà a elezioni anticipate o meno, ma è certo che le coalizioni stanno già lavorando alla tornata che sarà per forza condizionata dagli strascichi dell’inchiesta che ha portato Toti ai domiciliari con le accuse di corruzione e falso.

Ne abbiamo parlato con il diretto interessato, un Brando Benifei ormai veterano dell’Europarlamento, pronto per la sua terza legislatura a Bruxelles.

Iniziamo da un’analisi del voto, vi aspettavate un distacco così risicato da Fratelli d’Italia? E, soprattutto, vi aspettavate un sostanziale pareggio in Liguria?
Questo risultato dice chiaramente che chi oggi ci governa in Liguria ha perso la maggioranza dei consensi dei liguri e penso che la nostra affermazione sia significativa. Ci mostra la possibilità che un’alternativa guidata dal PD c’è, dobbiamo assolutamente perseverare nel costruire un progetto in tempi rapidi. Mi auguro che si vada a votare al più presto in Liguria, questo voto è un segno dell’impossibilità di andare avanti senza la maggioranza dei consensi, una giunta in queste condizioni è insostenibile dal punto di vista degli interessi della nostra regione. Chi potrebbe investire in una Liguria governata così? La sensazione è che da parte della maggioranza si stia cercando di traccheggiare

Però c’è ancora da fare a Ponente, nelle province di Savona e Imperia Fratelli d’Italia è forte e vi distacca di parecchio…
Non c’è dubbio. Il lavoro che abbiamo avviato può portare a rafforzare il consenso anche da parte di mondi civici che in passato hanno puntato sul centrodestra e oggi si rendono conto che siamo una regione che sui fronti di lavoro, salute e servizi ha fatto solo passi indietro e non avanti

Lei è l’unico ligure eletto, con quale spirito inizia il suo terzo mandato a Bruxelles?
Voglio mettere la mia lunga esperienza al servizio della nostra regione, dei suoi interessi, impiegare la conoscenza dei fondi e delle opportunità europee per la nostra cittadinanza. Ho una newsletter che arriva già a migliaia di persone, è uno strumento di diffusione molto utile. Sono a disposizione per lavorare al di là dei colori politici per tutti coloro che cercano opportunità dal mio impegno europeo che trattenga i nostri giovani con un lavoro di qualità, per migliorare le infrastrutture e i servizi della regione. Il mio obiettivo è che il PNRR non finisca, ma venga rinnovato come strumento permanente

Non si può ignorare l’exploit di Alleanza Verdi e Sinistra. Per voi è un’opportunità o una concorrenza interna?
Credo che il PD non possa essere autosufficiente, avere alleati solidi è importante. Vogliamo lavorare per una coalizione ampia e coerente

Pensa sia possibile, in chiave locale, coinvolgere anche Azione e l’area renziana?
Dobbiamo rivolgerci a tutti e ai loro elettori, se vorranno lavorare per il bene della coalizione…

E i 5 Stelle? Il campo largo è ipotesi concreta?
Vanno coinvolti. Sono una forza che, anche se hanno avuto un risultato non molto soddisfacente, rappresenta un pezzo del nostro campo con cui dobbiamo costruire l’alternativa. Abbiamo delle differenze, ma come la destra costruisce dei modi di stare insieme, anche se basati sul potere, dobbiamo farlo anche noi se vogliamo essere all’altezza delle richieste dei cittadini

Per la presidenza il nome è sempre quello di Andrea Orlando? Su di lui c’è margine di trattativa o è condizione che gli alleati dovranno accettare?
Il PD non potrà porre un nome come un aut-aut. È indubbio che il suo nome è di grande spessore e autorevolezza, penso che la sua sia una disponibilità utile per una proposta che, però, deve passare da un confronto con gli alleati, non dimenticando che il PD ha avuto un’affermazione tale da essere parte trainante


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