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Attualità | 08 giugno 2024, 09:40

La crisi del commercio al dettaglio: in Liguria chiuse più di quattrocento attività da inizio anno

In media scomparsi più di quattro negozi ogni ora, parallelamente si registra una crescita delle consegne di acquisti online. Confesercenti lancia un appello per un intervento a livello nazionale ed europeo

La crisi del commercio al dettaglio: in Liguria chiuse più di quattrocento attività da inizio anno

Nei primi tre mesi del 2024 la Liguria ha registrato un dato negativo preoccupante nel settore del commercio al dettaglio, con 152 nuove attività iscritte e 459 cessazioni, portando a un saldo di -307

È quanto emerge dal report pubblicato da Confesercenti: le vetrine spariscono ma è boom di consegne eCommerce .

In media al livello nazionale sono scomparsi più di quattro negozi ogni ora. Un trend che rappresenta una grave minaccia per l'economia locale dato che i negozi di vicinato svolgono un ruolo cruciale non solo nell'economia ma anche nel tessuto sociale delle comunità locali.

Dunque la desertificazione commerciale non riguarda solo la Liguria ma colpisce tutto il territorio nazionale. Tuttavia le regioni con un tessuto commerciale più sviluppato, come la Liguria, soffrono di più. Nel dettaglio, a livello nazionale, il primo trimestre del 2024 ha visto la chiusura di 17.243 imprese, con solo 7.415 nuove aperture. Dieci anni fa, le aperture erano più del doppio, evidenziando una tendenza alla diminuzione della natalità delle imprese commerciali.

CLASSIFICA DELLE CHIUSURE NELLE REGIONI

IL BOOM DELL’ECOMMERCE

Parallelamente alla chiusura dei negozi fisici c'è stata una crescita esplosiva delle consegne di acquisti online. In Liguria si stima che le consegne di beni acquistati online nel 2024 raggiungeranno 18.787, un dato significativo ma ancora lontano dalle cifre delle regioni come Lombardia (124.769), Lazio (71.225) e Campania (69.604). Questa crescita dell'eCommerce rappresenta una sfida ulteriore per i negozi locali, che devono competere con la comodità e l'ampia offerta delle piattaforme online.

“Le piattaforme dell’online sono una fantastica riproduzione delle vetrine commerciali, dove si può trovare e comprare di tutto, ed è un’opportunità che sempre più persone utilizzano per fare le proprie scelte di acquisto - spiega Patrizia De Luise, Presidente nazionale di Confesercenti - Un cambiamento delle abitudini di consumo che sta cambiando profondamente anche la morfologia delle nostre città e non solo. Ed è proprio su questo ‘non solo’ – cioè sugli impatti su ricchezza, occupazione e fisco locali – che vogliamo accendere un faro. Non per dare giudizi, ma per analizzare e riflettere sugli effetti collaterali ‘di sistema’ dello spostamento degli acquisti dalle strade alla rete”.

La chiusura dei negozi ha un impatto diretto anche sulle entrate fiscali. Secondo le stime di Confesercenti, dal 2014 ad oggi, l'Italia ha perso oltre 5,2 miliardi di euro in tasse a causa della desertificazione commerciale. Questo include una perdita significativa di IMU, TARI, IRPEF, e altri tributi comunali. La riduzione del numero di negozi riduce infatti la base imponibile, con conseguenze dirette sulle finanze locali e nazionali.

L’APPELLO DI CONFESERCENTI

Confesercenti lancia un appello per un intervento a livello nazionale ed europeo. La presidente Patrizia De Luise sottolinea la necessità di una nuova politica europea che fornisca strumenti e supporto adeguati alle imprese del territorio:

Le imprese sul territorio svolgono un ruolo cruciale non solo nell’economia, ma anche nel tessuto sociale: creano ricchezza e occupazione, permettono ai cittadini di accedere facilmente ai servizi e contribuiscono alle finanze locali attraverso il pagamento di tasse e imposte. In questo contesto, emerge dunque la necessità impellente di sviluppare una nuova politica europea che possa fornire strumenti adeguati e sostegno alle imprese del territorio, mirata a creare un ambiente più equo e competitivo, garantendo pari condizioni fiscali e il rispetto delle norme poste a tutela della concorrenza. La politica, nazionale ed europea, non può sottrarsi al dovere di garantire corretta e leale concorrenza e compensare gli enormi squilibri con interventi di sostegno a favore delle piccole e medie imprese e specificamente delle imprese del terziario di mercato e del retail di prossimità, squilibri che continueranno nonostante la minimum tax del 2024”.

Marco Garibaldi

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