Attualità - 07 giugno 2024, 08:00

Criminalità giovanile e baby gang, preoccupante escalation a Genova: reati in aumento del 30%

Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet: "I ragazzini hanno troppi soldi in tasca e non certo per comprarsi libri di poesie. Cultura della devianza e abbandono scolastico complicano tutto"

Un dato destinato a peggiorare e le avvisaglie c'erano tutte. Aveva avvertito anche la procura generale di Genova solo a inizio anno parlando di criminalità che coinvolge minori sul territorio urbano: il fenomeno "in assenza di decisi interventi anche sul fronte repressivo sarà purtroppo destinato ad aggravarsi".

E così sembra essere se si contano i casi di cronaca solo nelle ultime settimane che coinvolgono, a diverso titolo, minori, stranieri o italiani che siano.
I reati commessi da minorenni secondo i numeri presentati a gennaio e relativi all'andamento nei 12 mesi precedenti a Genova risultavano aumentati del 30% nel 2023 rispetto all’anno precedente. Una crescita consistente che conta insieme reati ai danni di persone e patrimonio, violenze sessuali, aggressioni, rapine, spaccio e consumo di stupefacenti.

Protagonisti giovani e giovanissimi, spesso inseriti in quadri associativi, leggersi 'baby gang', anche se il tema è ampio e non di semplice identificazione neppure per chi indaga. E fioccano aggressioni, quartieri terra di nessuno in cui risse, assalti ai mezzi pubblici, rapine, minacce, scontri da strada sono diventati quasi un fenomeno costante, rituale.

L'ultimo in ordine di tempo è il caso del ragazzo di 24 anni accoltellato al petto a Bolzaneto, accerchiato e finito ferito in condizioni gravi al culmine di un diverbio dai contorni ancora tutti da chiarire, ma intrapreso con un gruppo di giovanissimi, di cui un diciassettenne, fermato e denunciato. Quando lo hanno soccorso aveva ancora un coltello conficcato nel torace. Parole grosse che poi diventano azioni fuori controllo, che possono scattare per uno sguardo di troppo, per una sigaretta negata. "Me ne offri una?", "ho solo questa". "E allora daccela", è diventato un mantra che più delle multe convince un fumatore urbano ad accendere l'ultima sulla strada di casa solo quando sa di essere in perfetta solitudine.

Non è una novità per le periferie cittadine genovesi, dove episodi di violenza con esiti magari meno drammatici si registrano con una frequenza difficile da contenere, controllare o anche solo comprendere. Non solo l'integrazione, non solo l'accessibilità a studio, sport, cultura, istruzione, che sono fondamentali per costruire un'alternativa. Ma c'è anche un tema di possibilità.

C'è anche questo nell'analisi di un esperto, come Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, che conosce bene la realtà genovese, anche se il fenomeno è diffuso e riguarda Genova, come Milano, Torino, come le grandi città e le province infinite italiane dove spesso succede - come insegna la cronaca - quello che non ci si aspetterebbe.

"Molti casi che registriamo come piccola cronaca e che non necessariamente esitano in episodi drammatici sono classificabili nel più ampio raggio del bullismo, ora veicolato da strumenti che una volta non c'erano, i social - spiega Crepet - A Genova ricordo da molto tempo già un tema di emergenza che in particolare era iniziata con violenze legate alle comunità sudamericane, non perché ci sia un problema con quella provenienza ma per realtà esistenti da tempo e magari marginalizzate. Tutto questo è perdurato, qui e altrove, politiche di integrazione ce ne sono poche, e ora succede una cosa che forse non era del tutto prevedibile: la capacità di acquisto, i soldi, che sono di più nelle disponibilità di ragazzi giovanissimi e non vengono spesi certo per comprare libri di poesie".

Sempre dai dati aggiornati a inizio anno emergeva una crescita delle rapine commesse da minori passate da 102 a 125 nel giro di 12 mesi, i reati in materia di droga denunciati da 246 a 263, così come le violenze sessuali più che raddoppiate.

Succede "nel nord Italia - prosegue Crepet - in tutta la zona del milanese, del comasco, non in zone così economicamente deprivate. Una volta potevano esserlo, ora non più. È questa la novità. C'è anche molta cultura della devianza, penso alla musica e a quello che ne emerge. C'è anche un precocissimo abbandono scolastico, ed è evidente che se uno non va a scuola da qualche parte andrà, ed è probabile che si aggreghi a gruppi o gruppetti. Molte di queste risse partono dal nulla".

"Un nulla che poi diventa motivo di scontro, di affrontarsi per vedere chi è il più forte, con vecchie leggi che sono quelle della malavita adattate ai tempi di oggi", sottolinea lo psichiatra che però aggiunge: "Al di là del vedere il fenomeno che c'è ed è dilagante bisogna chiedersi che cosa fare. A Genova come  a Milano e come altrove il fatto che un ragazzino sotto i 14 anni possa comprare alcol e che ogni quartiere ormai abbia il suo minimarket dove quando va bene si vende birra a litri, deve far chiedere chi è che dà soldi con cui un quattordicenne compra tutto questo?".
"Oggi è oggettivo dire che la situazione si è complicata - conclude Crepet - Non è vero che è sempre successo tutto questo e non tutto si può archiviare tutto come una cosa da nulla".