Per anni è stata la piazza dove molti musicisti o aspiranti tali compivano il loro pellegrinaggio sbirciando nelle grandi vetrine, un tempo logge, di quel ‘Gaggero music center’ (da non confondere con Fratelli Gaggero, in via Fossatello) sognando di poter imbracciare una chitarra o di accordare uno dei tanti bassi appesi alle pareti, o ancora di suonare i tasti bianchi e neri dei pianoforti e delle tastiere.
Oggi un pellegrinaggio simile si continua a compiere, tra turisti che corrono da una parte all’altra del Centro Storico, e abitanti dei carruggi che qui trovano un angolo di frescura soprattutto in estate.
Piazza dei Cinque Lampadi è uno slargo non troppo grande per la verità, su cui affacciano innumerevoli segni dei secoli passati.
Ma se qualche distratto non fa caso al nome, in tanti si interrogano sul perché si chiami ‘Cinque lampadi’.
Chi pensa che in qualche modo possa esserci una correlazione con lampade, non sbaglia di molto. I cinque ‘lampadi’, infatti, sarebbero proprio cinque lampade d’argento accese in determinati periodi dell’anno a illuminare un’immagine votiva della Madonna, dipinta su ardesia, la Madonna dei cinque lampadi appunto, dipinta nel diciassettesimo secolo e posizionata nel vicino vico dei Cinque Lampadi.
Ma un’altra ipotesi vorrebbe che questi cinque lampadi fossero in realtà uno per ciascuna immagine sacra disposta nelle cinque edicole in via San Pietro della Porta, attigua alla piazza.
Qualunque sia l’origine del nome, piazza Cinque Lampadi è un piccolo compendio di epoche e racconta, come pochi altri luoghi, la stratificazione della città. Con qualche incursione di qualche mitologico animale. (Vedere per credere).