Politica - 31 maggio 2024, 12:00

Inchiesta corruzione, tra la sfiducia a Toti e le tensioni in Regione parla Ferruccio Sansa: “La Liguria parta dalla crisi per cambiare le cose”

Intervista a pochi giorni dal consiglio regionale che vedrà le minoranze presentare la mozione di sfiducia al presidente: “È inadatto a governare, il suo interesse politico preminente è quello dell’imprenditore che lo finanzia”

Che sia o meno la resa dei conti, il consiglio regionale di martedì 4 giugno scriverà una nuova pagina nella storia recente della Liguria. Una narrazione iniziata la mattina del 7 maggio con l’arresto del presidente Giovanni Toti, ora ai domiciliari con le accuse di corruzione e falso. Da quel giorno nulla è stato come prima, il clima politico si è incendiato e con lui le riunioni del consiglio regionale: tre quelle andate in scena senza il presidente, la quarta sarà quella della mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni.

Tra i maggiori oppositori del presidente Toti (già da prima dell’inchiesta) c’è senza dubbio Ferruccio Sansa, consigliere di minoranza, suo contendente alle regionali 2020 e spesso protagonista di vibranti scontri in consiglio, prima direttamente con il presidente, ora con giunta e maggioranza. Ha portato in assise interrogazioni in merito alle spese della Regione in eventi o in comunicazione, senza dimenticare le sue battaglie per la trasparenza, per la sanità e contro l’apertura di grandi centri commerciali e di distribuzione, solo per citare alcuni degli argomenti che nel tempo ha portato in assise. E poi quella parola, “dimissioni”, pronunciata sin dal giorno dell’arresto di Toti e portata avanti fino all’ultimo intervento in consiglio regionale nel discutere la mozione di sfiducia, atto cruciale della prossima seduta.

Proprio dal consiglio regionale più atteso, quello con un solo punto all’ordine del giorno, parte il nostro incontro con Ferruccio Sansa per un focus sulla situazione attuale della Liguria e sulle prime mosse per le elezioni che, inevitabilmente, porteranno a un nuovo governo regionale.


Iniziamo dalla fine, martedì si va in consiglio regionale con una mozione di sfiducia. Cosa si aspetta?

Sarà una giornata importantissima. Martedì non rappresenteremo solo il centrosinistra, ma i liguri e credo che la stragrande maggioranza sia convinta che Toti sia inadatto a governare una Regione che deve prendere decisioni molto importanti, dalla sanità, all’economia, al lavoro. Nelle carte dell’inchiesta c’è una frase in cui Toti dice a Spinelli che “tra qualche giorno si decide una cosa che ti interessa” e “tra qualche giorno devo parlarti di una cosa”. Non so se sia un reato o meno, non mi interessa, ma un presidente di Regione che dice una frase del genere a un imprenditore non può governare una Regione. È un colossale conflitto di interessi ed è la dimostrazione che non possiamo fidarci di Toti.

 

Da quando il consiglio si riunisce senza Toti è stata una escalation di tensione, sino all’abbandono dell’aula da parte delle opposizioni. Come risponde a chi la accusa di essere un provocatore?

Abbiamo un presidente di Regione agli arresti domiciliari, è il mondo capovolto. Sono quelli che dicono che il problema sono i giudici, mentre il problema dei liguri è chi è accusato di corruzione.

Quando è intervenuto in consiglio e ha nominato la parola “Spinelli” dai banchi della maggioranza si è alzato un coro di proteste. Come ha vissuto quel momento?

Sono trent’anni che abbiamo gli ‘Spinelli’, inteso come categoria, che comandano la Liguria. Nel mondo anglosassone c’è lo ‘spoils system’, chi governa si circonda di persone a lui simili e fedeli. In Liguria è l’opposto ci sono gli ‘Spinelli’ e poi il loro ‘spoils system’. Il politico diventa il contorno dell’imprenditore. Ci sono i politici che vanno sullo yacht dell’imprenditore, quelli che dicono che l’interesse preminente è l’Esselunga. È tutto capovolto.

Che cosa ha provato la mattina del 7 maggio? Dentro di lei ha sentito un “ve l’avevo detto”?

Mi dispiace sempre quando una persona viene arrestata e per Toti mi dispiace perché deve essere stato un trauma enorme, prima tutti gli scodinzolavano dietro come cagnolini. Ho provato la sensazione della conferma di una cosa che dicevamo da anni. Che sia un reato o meno, è stato dimostrato che esiste questa totale commistione tra politica e affari.

Dalla giunta dicono che l’inchiesta sarà una bolla di sapone e che Toti tornerà al suo posto. Pensa sia una cosa possibile?

La cosa che rende Toti totalmente inadatto a governare è già dimostrata, non occorre che ci sia un reato o meno. Non può esserci un amministratore pubblico che dice che il suo interesse politico preminente è quello dell’imprenditore che lo finanzia. È già successo, sono le sue stesse parole a dimostrarci che abbiamo ragione. Questo modo di governare la Liguria ha fatto un male terribile all’economia e alla società della Liguria e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Al di là dell’operazione di imbellettamento portata avanti da Toti, la Liguria è in profonda crisi. 

Che siano anticipate o meno, il prossimo passo saranno le elezioni. Come vi state organizzando? Il modello Sardegna è esportabile anche in Liguria?

È una crisi che è anche una grande occasione e vorrei ci fosse un modello Liguria, elaboriamo noi una strategia. È la regione in cui, in più di ogni altra, avvertiamo la crisi del rapporto tra politica e affari. Partiamo dalla Liguria per cambiare le cose, che diventi un modello virtuoso. Per prima cosa, serve uno spirito diverso. Si risolve in una parola: cambiamento. C’è chi vuole stare da una parte e chi vuole stare dall’altra. Anche il movimento di Toti si chiamava ‘Cambiamo’, ma lui ci ha messo solo la parola, senza la pratica. Noi ci saremo se si vorrà davvero creare un cambiamento, altrimenti non mi interessa neanche. Non ho in testa operazioni di facciata.


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