Attualità - 31 maggio 2024, 08:30

Delitto della barberia a Sestri Ponente, udienza rinviata: uno dei due imputati è 'in stato catatonico'

Il processo in Corte d'Assise a Genova aggiornato al 13 giugno. 'Tito', uno dei due titolari della negozio, arrestato e detenuto in carcere a Cuneo, è stato dichiarato 'intrasferibile'

Partito con un rinvio il processo in Corte d'Assise a Genova ai due titolari della barberia di via Merano a Sestri Ponente, accusati di aver ucciso e decapitato Mahmoud Abdalla, 18enne parrucchiere egiziano trucidato nel luglio scorso in un appartamento di via Vado e poi trasportato in una valigia a Chiavari e da lì gettato in mare.

Udienza subito aggiornata al 13 giugno prossimo per chiarire le condizioni di salute di uno dei due imputati, Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel detto Tito, uno dei due titolari della barberia arrestato e detenuto in carcere a Cuneo che non ha potuto partecipare all'udienza, causa ricovero. Un malore, il trasporto in ospedale e l'udienza saltata, una situazione che si sarebbe già presentata anche in occasione dell'interrogatorio con il pm e che aveva provocato un'interruzione. L'uomo, stando alle prime informazioni, sarebbe stato trovato in stato 'catatonico' in cella questa mattina e dichiarato 'intrasferibile' a Genova, dopodiché su decisione del direttore del carcere portato in ospedale.

Mentre restano da chiarire le sue condizioni intanto il 13 giugno è già fissata la nuova udienza. Tito, insieme al collega Mohamed Ali Abdelghani Ali, detto Bob, è accusato di omicidio volontario in concorso aggravato, contestate anche premeditazione e occultamento del cadavere. 

Già durante le indagini e davanti ai magistrati i due si erano accusati l'un l'altro, in una implicita ammissione. Secondo gli inquirenti il delitto sarebbe maturato all'interno dell'ambiente di lavoro, nel quale la vittima da tempo sfruttata per molte più ore rispetto a quelle per le quali sarebbe stato pagato, aveva mostrato di voler lasciare l'impiego per trovare una situazione più stabile. Ma non voleva rinunciare agli stipendi arretrati Mahmoud, che in qualche modo era diventato una minaccia per i due.  

Attirato con una scusa nell'abitazione di via Vado, rivelatasi poi una trappola, il 18enne era stato messo alle strette e poi accoltellato al culmine di un diverbio. Il suo corpo era stato smembrato proprio nell'appartamento, con una mannaia comprata dai due titolari, ripresi anche dalle telecamere della zona mentre entrano ed escono dal portone con una valigia al seguito. All'interno il corpo del ragazzo, trasportato in taxi nel levante genovese e poi fatto ancora a pezzi, decapitato e privato delle mani, prima di essere gettato in mare da una delle spiagge alla foce dell'Entella.