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Videogallery | 30 maggio 2024, 08:20

Testimonial del dialetto - Bruno Gattorno porta genovese, teatro e storia tra i giovani di Sestri Ponente (Video)

Insieme a insegnanti e dirigenti della scuola secondaria di primo grado Centurione, oltre venti ragazzi hanno allestito uno spettacolo e un cortometraggio (completamente in lingua ligure) sulla battaglia della Meloria. Prossimi progetti? Ambientare il fantasma dell’opera al Carlo Felice

Testimonial del dialetto - Bruno Gattorno porta genovese, teatro e storia tra i giovani di Sestri Ponente (Video)

Continua il ciclo di servizi de ‘La Voce di Genova’ che abbiamo voluto chiamare ‘Testimonial del dialetto’. Ogni giovedì vi faremo conoscere, o riscoprire, persone e personaggi che promuovono la lingua e la cultura genovese, con orgoglio, impegno, passione e tanto amore. E lo fanno sia in televisione che sui libri, che sui palchi di un teatro, sui social, alle conferenze, con la musica e le canzoni. Mirabile è l’azione di chi spende il proprio tempo per conservare una tradizione, ed ecco perché ci fa enorme piacere raccontarla. Anche attraverso video… ovviamente in genovese! 

Dopo l'intervista a Gilberto Volpara (si può leggere qui), al professore Franco Bampi (si può leggere qui), ad Anto Enrico Canale (si può leggere qui), a ‘Cito’ Opisso (si può leggere qui), a Francesco Pittaluga, (si può leggere qui), ai Buio Pesto: Massimo Morini e Nino Cancilla (si può leggere qui), al rapper genovese Mike fC (si può leggere qui), a Rita Bruzzone (si può leggere qui), ad Andrea Di Marco (si può leggere qui), a Giampiero Cella (si può legge qui), a Paolo Regati (si può leggere qui) e a Marco Carbone, in arte “U Carbun” (si può leggere qui), allo storico e archeologo Ennio Cirnigliaro (si può leggere qui), al direttore di bande musicali Cesare Garibaldi (si può leggere qui), al giovane rapper Giovanni Cambiaso, in arte Garsonetto (si può leggere qui), Carlo Sparviero, titolare dell’Ottica Sparviero (si può leggere qui), al cantautore Beppe Gambetta (si può leggere qui), oggi abbiamo incontrato Bruno Gattorno.

Bruno Gattorno, autore e rielaboratore di classici, da tempo è impegnato nella scrittura di poesie e adattamenti di opere immortali, tutte trasposte nel dialetto genovese. Il suo lavoro non solo celebra la ricchezza culturale della sua città natale, Genova appunto, ma rappresenta anche un prezioso contributo alla preservazione e valorizzazione del dialetto locale.

Lo scorso 18 maggio l'ultimo lavoro artistico del professor Gattorno: al Teatro Duse, gli studenti della scuola secondaria di primo grado Virginia Centurione di Sestri Ponente hanno messo in scena "La battaglia della Meloria". Lo spettacolo è stato appunto un adattamento del libro di Antonio Musarra e ha riportato in vita lo storico scontro navale del 1284 tra le Repubbliche di Genova e Pisa.

“Mi piace leggere i libri di storia. Per caso ho letto la battaglia della Meloria. Mi è piaciuto. L’ho letta due volte perché la prima volta si fa velocemente per arrivare alla fine mentre la seconda volta si legge con più piacere. Mi sono detto: che bello ma manca la trama, così ho scritto una prima trama che è finita nel cassetto - ci racconta Gattorno - Caso vuole che la professoressa Alberta Crastuzzo della scuola Centurione di Sestri Ponente mi chiami dicendomi che hanno bisogno di un esperto di genovese (io sono esperto per modo di dire). Le ho chiesto cosa volesse e lei mi ha detto se volevo insegnare un po’ di genovese ai ragazzi. Se inizio con dieresi e accenti circonflessi mi mandano subito via. Allora ho proposto di insegnargli la storia. La battaglia della Meloria”.

I ragazzi come hanno risposto a questo progetto? Apprendono il genovese da subito o fanno un po’ fatica?
“Non fanno fatica. Io ad esempio scrivo il genovese così come si pronuncia. Poi io dico sempre che deve essere un divertimento. Ho spiegato ai ragazzi che questo è solo il primo step, poi non si sa mai che diventino qualcuno. Infatti ne ho presentato alcuni a qualche regista. Si sono divertiti così tanto che se non ritorno il prossimo anni mi hanno detto che mi tagliano le gomme della macchina”.

Erano presenti ragazzi che non hanno mai parlato in genovese?
“Sì. C’era un ragazzo di origini indiane, una serba, una polacca e un’altra ragazza albanese. E tutti loro hanno parlato in genovese”.

Il progetto promosso dalla scuola di Sestri Ponente mira a riscoprire le tradizioni linguistiche locali e a coinvolgere i ragazzi nella storia della loro città.

“Si tratta di un progetto inclusivo perché molti ragazzi non conoscevano il genovese - ci racconta la professoressa e coordinatrice del progetto Alberta Crastuzzo - Per esempio un ragazzo del Pakistan e una ragazzina polacca parlavano genovese, hanno iniziato da zero e si sono appassionati. Poi per i vestiti la scuola non aveva fondi, così abbiamo chiesto alle nonne, alle mamme, alle vicine. Loro ci hanno dato vecchi tessuti e stoffe e abbiamo cucito insieme i costumi di scena. 

L'idea è di riproporre l'attività anche l'anno prossimo. Mi piace molto, ma abbiamo bisogno di qualche sponsor, di qualche fondo perché quest'anno abbiamo fatto tutto in estrema economia. Abbiamo poi trovato uno sponsor nel Carrefour di via Donizetti di Sestri che ci ha pagato le locandine e i dépliant. Il Comune ci ha aiutato dandoci la sala, con i tecnici, fonici, luci, personale di sala, quindi quello è stato un grande aiuto”.

Come si può vedere anche nel cortometraggio l’Associazione Promotori, l’Istituto MU.MA. e Galata Museo del Mare hanno consentito ai giovani attori di simulare la battaglia all’interno della galea esposta nel grande salone principale, lasciando impressa nella loro memoria questa importante pagina di storia. 

“Gli alunni hanno rafforzato non solo le competenze storiche, ma anche la cultura e l'identità della propria regione - commenta la Dirigente Scolastica Caterina Fumante - È stata un'avventura, io la chiamo così, perché è nata come idea di approfondimento delle materie letterarie e poi ha avuto questo epilogo così bello. Abbiamo potuto presentare il tutto al Teatro Duse perché il Comune ha patrocinato l'evento. Abbiamo ricevuto grande attenzione per il lavoro svolto dagli studenti e siamo convinti di continuare questa esperienza a livello di studio antropologico e storico, facendoci seguire da ricercatori e storici”.

Gattorno ha già pubblicato versioni in genovese di "Amleto", "Il vecchio e il mare", "Dottor Jekyll e Mister Hyde", "Dracula" e "La Divina Commedia", suscitando interesse e curiosità. Le sue opere sono state apprezzate in diverse occasioni, come la lettura della "Divina Commedia" a Boccadasse e la rappresentazione di "Amleto" da parte dei bambini dell'istituto Bernini Vittorino da Feltre. 

Lei parla un genovese doc?
“Come diciamo noi: l’ultimo dei Mohicani. Oramai si sentono strafalcioni in lungo e in largo”.

Lo parla da sempre oppure si tratta di una riscoperta da più adulto?
“Lo parlavo quanto ero piccolo. Sono nato in via delle Banchelle, a Staglieno. Poi, per ovvie ragioni, i miei genitori si sono spostati e sono andati in città, lì abbiamo perso l’uso del genovese. Quindi anni fa un mio amico mi ha detto: ‘Ti faccio un regalo’ e mi ha dato un libro della Divina Commedia dell’edizione del 1909, tradotta in genovese. Era illeggibile perché era una traduzione letteraria della Divina Commedia. Ho letto dunque l’originale e ho trovato tante cose che non andavano bene. L’ho riscritta tutta, ragionando però da genovese.

Nel ventiseiesimo Canto Dante si arrabbia perché ha visto i suoi concittadini all’inferno perché rubavano in chiesa. Lui dice: ‘Godi, Fiorenza, che per mare e per terra batti l’ali, tra li ladron trovai cinque cotali tuoi cittadini onde mi ven vergogna’. In genovese bisogna fare passare le stesse cose ma con parole diverse. La mia versione è dunque questa: ‘Oh mia Genova, che per terra e per mare ti stringi, come hai fatto a da luce a queste persone di poco pregio? Persone che avevo la dipendenza dal furto e che hanno fatto perdere l’onorabilità alla nostra città’. È la stessa cosa, scritta in modo diverso”.

Quindi non si tratta di una semplice traduzione ma una vera reinterpretazione?
“Sì, una completa reinterpretazione”.

Ora si pensa al futuro: "Il Fantasma dell'Opera" trasportato nella cornice del Teatro Carlo Felice di Genova, con il testo interamente riscritto in genovese.

“Sono andato da Roberto Bixio che mi ha fatto conoscere la Genova sotterranea. 

Sono stato sotto al Carlo Felice e ho scoperto che i teatri sono tre: il primo teatro è crollato prendendo fuoco perché nel lampadario hanno inserito centoquarantadnue fornelli a gas e dopo mezz’ora è caduto provocando un disastro. Il secondo teatro è stato bombardato e infine c’è quest’ultimo. Io ho inserito il protagonista nella prima costruzione del teatro, ovviamente prima che cadesse il lampadario.

Poi ho pensato che il protagonista ha la faccia sfigurata. Allora ho fatto una ricerca storica e ho scoperto che prima del Carlo Felice in quell’area c’era la chiesa di San Domenico che è stata abbattuta per costruire il teatro. Nei lavori di abbattimento hanno trovato molti morti, tra questi uno era completamente sfigurato da una parte. Ecco trovato il fantasma dell’opera”.

Marco Garibaldi

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