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Attualità | 28 maggio 2024, 08:00

La versione di Signorini: "Spinelli è un amico, ma agisce in maniera inappropriata"

L'ex presidente dell'Autorità Portuale ha respinto ogni accusa di corruzione di fronte ai magistrati. Dalla fine del primo round di interrogatori prevale una sensazione: che tutti gli indagati si accusano tra di loro

La versione di Signorini: "Spinelli è un amico, ma agisce in maniera inappropriata"

Dieci domande, circa 3 ore di interrogatorio: ha risposto a tutto l'ex presidente del porto, Paolo Emilio Signorini, in carcere dallo scorso 7 maggio e comparso ieri in procura a Genova davanti ai pm dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip. Rigettato ogni addebito circa le ipotesi di corruzione e ribadito che tutto è stato fatto nell'interesse del porto, al di fuori di favoritismi.

È andato così l'interrogatorio davanti ai pm, Luca Monteverde e Federico Manotti, dell'ex numero uno del porto di Genova, l'unico destinatario della misura di custodia cautelare in carcere tra gli indagati della maxi inchiesta per corruzione portata avanti dalle procure liguri.
Maglione e pantaloni neri, camicia candida, Signorini è arrivato in procura protetto da sguardi indiscreti da un ascensore interno di servizio, ha sfilato solo per pochi istanti davanti ai cronisti per raggiungere la sala della biblioteca della procura di Genova, dov'è arrivato accompagnato da un cellulare della penitenziaria e scortato da carabinieri e guardia di finanza.  

Più breve di quanto si immaginava l'interrogatorio, dopo le quasi nove ore del presidente della Regione Liguria - sospeso - Giovanni Toti davanti ai magistrati, la scorsa settimana. Signorini "ha risposto a tutto", come  hanno sottolineato i suoi avvocati, Enrico e Mario Scopesi, che hanno spiegato la durata tutto sommato contenuta dovuta agli addebiti, "relativamente pochi". Signorini ha però argomentato le risposte a circa una decina di temi selezionati tra le domande dai magistrati, che andavano dallo spiegare i rapporti con l'amico Aldo Spinelli, alla ricostruzione delle pratiche relative alla concessione rinnovata sul terminal Rinfuse, oltre a dover rispondere dell'accusa di corruzione nell'esercizio della funzione, accusato di aver facilitato pratiche in cambio di benefit e regali.

Non si è parlato, salvo del rapporto con Spinelli, di soggetti terzi, come precisato dai legali.
Signorini rispondendo ai pm titolari dell'inchiesta "ha riconosciuto sicuramente la sostanziale inappropriatezza di una frequentazione con quello che ha sempre ritenuto e ritiene un amico (ndr: Aldo Spinelli) e oggi, con il senno di poi, ha riconosciuto anche che non fossero comportamenti così appropriati". Poi, hanno aggiunto gli avvocati, "ha ribadito con fermezza che tutto l'operato è stato nell'interesse del porto e degli operatori, e chiarito anche alcuni aspetti oltre le domande fatte sulla correttezza delle pratiche".

Non c'erano i weekend a Monte Carlo e le serate al Casinò, tra le domande - sulle quali la presenza è esplicitamente ammessa - ma ci si è soffermati sul tema della promessa di un incarico a Roma, "fermamente contestata, mai stata una promessa, non ha mai avuto nessuna serietà e non c'è mai stato nessun impiego", escludendo anche che fosse solo astrattamente possibile per le regole che vietano a chi riveste determinate posizioni di assumere incarichi privati in determinate aziende.

Sul terminal Rinfuse Signorini ha invece ricostruito, spiegando come per lui la pratica sia stata stata seguita regolarmente e senza fretta. La difesa nelle prossime ore valuterà un'eventuale istanza per l'attenuazione della misura cautelare. Misura che invece resta attiva nei confronti di Aldo Spinelli al quale il gip ha rigettato la richiesta di revoca degli arresti domiciliari avanzata dai legali per un rischio di reiterazione dei reati. 

Valentina Carosini

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