Ieri il consiglio regionale della Liguria ha approvato, con non poche polemiche, un finanziamento di 57 milioni di euro per la seconda fase della nuova diga del porto di Genova.
Si tratta di un progetto dal costo complessivo di 1,3 miliardi di euro ma i dubbi restano, anzi crescono: da Roma il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi sembra manifestare timori sulla possibilità che l'inchiesta rallenti i lavori e ha proposto la nomina di un subcommissario per garantire la continuità del progetto.
Se da un lato il progetto sembra seguire l’iter prestabilito da mesi, dall’altra è sempre più incombente e inglobate l’incognita per le recenti indagini che coinvolgono figure chiave come il presidente della regione Giovanni Toti e l'ex presidente dell'Autorità di Sistema Portuale.
In queste ore ritorna forte la tesi sostenuta già da mesi da Piero Silva, ingegnere ed ex direttore dei lavori per la nuova diga del porto di Genova, che pone importanti dubbi per quanto riguarda la sicurezza e la gestione del progetto. Silva ha criticato duramente la decisione di procedere con la posa del primo cassone della nuova diga senza aver completato i necessari test di tenuta geotecnica dei fondali.
In un’intervista su “Shippingitaly” l’ingegnere evidenzia il rischio di un "collasso geotecnico”. un evento che potrebbe causare il crollo della struttura e generare un'onda lunga potenzialmente devastante. Ha fatto riferimento a disastri simili avvenuti in passato, come quello di Nizza nel 1979, che causò diverse vittime.
Silva suggerisce che, sebbene sia cruciale evitare la demolizione della vecchia diga prima di testare adeguatamente la nuova struttura, l'intero progetto dovrebbe essere ripensato e propone di costruire una nuova diga su fondali meno profondi e più stabili, il che ridurrebbe significativamente i costi e migliorerebbe la sicurezza. Silva ha stimato che un progetto alternativo potrebbe risparmiare circa 900 milioni di euro, fondi che potrebbero essere reinvestiti in altre infrastrutture portuali, come l'elettrificazione delle banchine e il miglioramento delle connessioni terrestri.
Infine l’ingegnere critica la gestione attuale del progetto, attribuendo la persistenza di un progetto rischioso alla mancata volontà di rivedere il vincolo della Soprintendenza sui 200 metri della diga esistente. Ha accusato i responsabili di ignorare le sue preoccupazioni tecniche, nonostante l'incredulità espressa dai maggiori esperti europei.