“Non è detto che l’impianto debba essere per forza un termovalorizzatore”, sono le dichiarazioni dell’assessore all’ambiente Matteo Campora oggi in consiglio comunale sul progetto del nuovo impianto di chiusura del ciclo dei rifiuti a Scarpino.
Secondo l’assessore il progetto mira a migliorare l’autonomia di Genova nella gestione dei rifiuti, riducendo i costi legati al trasporto fuori regione e migliorando l’efficienza ambientale:
“Nel 2017 la differenziata nel Comune di Genova era al 33,5%, a maggio sarà al 50%. Non è abbastanza, ma abbiamo preso una città all’ultimo posto per raccolta differenziata e in sette anni l’abbiamo portata a più 17%. A partire dagli anni Ottanta tutte le grandi Regioni d’Italia si sono dotate di impianti di chiusura del ciclo dei rifiuti, ma questo per noi non deve essere la scusa per non fare la raccolta differenziata. Non è detto che l’impianto debba essere per forza un termovalorizzatore: oggi esistono anche tecnologie diverse, e saranno i nostri tecnici, dopo i passaggi necessari con tutti i soggetti interessati, a verificare quale tecnologia sia migliore”.
Intanto il progetto sta incontrando resistenze: il comitato Amici del Chiaravagna ha espresso in più occasioni preoccupazioni riguardo all’idoneità di Scarpino come sito per un inceneritore, sostenendo che soluzioni più sostenibili dovrebbero essere considerate per chiudere il ciclo dei rifiuti senza ricorrere alla combustione.
La decisione finale sul tipo di impianto e sulla sua localizzazione richiederà dunque ulteriori studi e consultazioni, con l’obiettivo di individuare la tecnologia più adatta per garantire la sostenibilità e l’efficienza del progetto.