Politica - 14 maggio 2024, 10:44

Arresto di Toti, la resa dei conti in Consiglio Regionale: “Questa legislatura è finita, è crollato un sistema di potere”

Prima seduta dopo il terremoto corruzione. Piana prende la presidenza: “L’attività deve proseguire continuando con gli investimenti”. Anzalone attacca la stampa: “Gogna mediatica”

È il giorno della resa dei conti. Una settimana fa l’arresto del presidente di Regione Liguria, Giovanni Toti, ha scritto le prime righe di una vicenda destinata a entrare nella storia contemporanea d’Italia. A sette giorni dal blitz della Guardia di Finanza all’hotel ‘Lolli’ di Sanremo, il consiglio regionale è tornato a riunirsi per discutere del futuro politico e amministrativo dell’ente. Cestinato l’ordine del giorno, il confronto in aula è stato incentrato sugli eventi degli ultimi sette giorni e, come da prassi, l’assise ha aperto i lavori con la presa d’atto della sospensione del presidente Toti e la sua sostituzione con il vice, Alessandro Piana.
Lo farò con grande senso di responsabilità e nella consapevolezza di essere chiamato a svolgere un ruolo importante e cruciale - ha detto Piana - esprimo un pensiero di vicinanza a Toti, convinto che abbia sempre agito nel bene della Liguria e auspicando che venga fatta chiarezza nel più breve tempo possibile. L’attività di Regione Liguria proseguirà nel solco di quasi un decennio. Ben consapevole delle difficoltà di questo momento, occorre sostenere questo cambio di passo continuando con gli investimenti”.

Attimi di tensione in aula quando dal pubblico un gruppo di manifestanti hanno mostrato cartelli con scritto “Toti dimettiti” per poi confrontarsi animatamente con alcuni dei presenti.

Ad aprire il confronto è stato Ferruccio Sansa, uno dei più ferventi oppositori dell’amministrazione Toti: “Ora o mai più. Questa legislatura è finita. Credo che non sia più possibile che la persona che ha pronunciato la frase “la diga è per Spinelli” prenda decisioni sul denaro pubblico. Penso che Piana non possa prendersi sulle spalle il fardello di una Regione travolta da un terremoto. Ora sono tutti contro Toti. Noi siamo andati dai Carabinieri, l’avevamo detto facendo i passi conseguenti. Nei giorni scorsi ho provato malinconia nel vedere come è stato scaricato Toti. Non sono pet niente sorpreso di quello che succedeva. Non è caduto solo Toti, è crollato un sistema di potere che ha guidato la nostra Regione per tutti questi anni”.

Dai banchi della maggioranza Stefano Anzalone (Gruppo Misto), indagato nella maxi inchiesta, ha puntato il dito contro la stampa: “Vi informo che ho ricevuto un avviso di garanzia. Contrariamente ai processi in atto perpetrati da alcuni organi di informazione che emettono sentenze di condanna prima ancora che indagini e processi facciano il loro corso ponendo in atto una gogna mediatica. Mi affido all’operato della magistratura. Resto in attesa che l’autorità svolga tutti gli approfondimenti per la ricerca della verità. Do la mia disponibilità a incontrare gli organi competenti confidando che possa emergere la mia completa estraneità eventi contestati”.

Dall’opposizione una ferma e costante richiesta di dimissioni, anche dalle parole di Gianni Battista Pastorino (Linea Condivisa): “Oggi emerge il fallimento di una classe politica, per questo il presidente Toti si deve dimettere, abbiamo diritto ad avere un ente Regione che mantiene la sua dignità e afferma la sua capacità di governo. Sentir dire che una diga viene fatta per gli interessi di qualcuno rende imbarazzante riunirci in commissione. Sarebbe dignitoso e onorevole che la facessimo finita con la legislatura

Siamo stati i primi a chiedere le dimissioni di Toti e respingo al mittente l’accusa di essere sciacalli - ha proseguito Fabio Tosi (M5S) - quando un presidente finisce ai domiciliari, si dimette. Volete aspettare dieci anni per la fine del procedimento? C’è una questione morale, di dignità di ognuno di noi. Anche adesso continuiamo a dire “date le dimissioni”. I cittadini devono avere un governo diverso, mi viene il terrore a pensare a certi rapporti con le mafie locali. Se avete la coscienza pulita, date le dimissioni. Il tempo è scaduto”.

Di fronte a quanto accaduto esiste solo la parola “dimissioni” - ha aggiunto il collega pentastellato Paolo Ugolini - è una situazione senza precedenti per la nostra regione, è un momento di profonda crisi istituzionale”.

Ci troviamo di fronte a un quadro che rende impossibile a una giunta di operare nella piena legittimità - così Luca Garibaldi (PD - Articolo Uno) - come si può pensare che una Regione che ha 10 miliardi di investimenti possa lavorare con una giunta che non ha la tenuta per fare nulla? Si mette in discussione un sistema di gestione dei rapporti tra la cosa pubblica e interessi privati. Dopo aver creato il problema non potete pensare di essere la soluzione. Avete creato un discredito delle istituzioni che non è rimediabile con atti ordinari. In questi giorni abbiamo visto il degrado delle istituzioni. Un presidente che allontana i telefoni quando deve parlare con gli imprenditori non può tornare a governare”.

Ferma la linea delle opposizioni nel chiedere le dimissioni di Toti e le conseguenti elezioni. “Ho portato 12 interrogazioni sugli argomenti che posi sono finiti nell’inchiesta - ha detto Roberto Centi (Lista Sansa), presidente della commissione antimafia - a nessuno è venuto in mente che quella vicenda poteva poi diventare parte di una vicenda molto più ampia? Sul garantismo si sta facendo un’operazione ipocrita. Il problema della politica è adesso”. 
Non sono felice di questa situazione - ha aggiunto Roberto Arboscello (PD - Articolo Uno) - Toti rassegni le dimissioni e consenta ai liguri di avere un governo in grado di lavorare, questo non è un modello condivisibile. Non ci sono alternative alle dimissioni”.
Sempre dai banchi di PD - Articolo Uno, Enrico Ioculano: “Avete passato anni a ratificare la qualsiasi, come farete ad andare avanti senza la presenza e il peso politico del presidente Toti. Vi squaglierete, come lo avete fatto fino a quando non interveniva sui temi come sanità e rigassificatore. Sono curioso di capire come potrete portare avanti i momenti complessi, ogni qualvolta si sono presentate delle problematiche importanti ci siete salvati solo per la presenza del presidente Toti

Non ha fatto giri di parole Selena Candia (Lista Sansa) nel definire Toti “politicamente morto, finito”. E poi: “Ha usato la nostra regione come un frutto da spremere, l’ha portata al massimo degrado. La voleva far conoscere con un buffo mortaio gonfiabile e ora siamo famosi come terra del malaffare. Si deve dimettere perché non è più politicamente credibile”.

L’idea che Piana possa sostituire Toti fa parte della difesa d’ufficio della situazione - così Sergio Rossetti (Azione) - abbiamo evidenza di uno spostamento del centro di potere tra luoghi istituzionali e altri luoghi. La diga non è stata decisa nelle aule, ma all’interno di un intreccio che era quello di un pezzo di potere economico, istituzionale e politico”.

Strenua la difesa da parte della maggioranza. “Ho ricevuto una visita da parte della Guardia di Finanza - ha detto Domenico Cianci (Cambiamo) - hanno verificato e nella mia abitazione non è stato trovato nulla. Siamo stati in ufficio e abbiamo controllato l’elenco delle aziende che hanno lavorato con me, non ce n’è una che sia coinvolta nell’inchiesta. Non so se ci sono stati degli errori, certo è che tanta gente millanta”.

Tutti abbiamo provato un sentimento di smarrimento nel sentire il nome della Liguria sui media nazionali - ha aggiunto Stefano Balleari (FdI) - una misura cautelare non può cancellare il lavoro di questi anni. Fratelli d’Italia manterrà una linea attendista. Stabiliranno i giudici se il presidente Toti è colpevole, non quest’aula. Fino a prova contraria ci asterremo da qualsiasi atteggiamento giustizialista. L’aula è chiamata a proseguire i lavori per far sì che la Liguria non torni indietro”.

Stessa linea per Stefano Mai (Lega): “È ora di andare avanti con i lavori, nel 2015 abbiamo trovato una situazione stagnante e da lì è ripartita l’economia. Fermare la legislatura sarebbe il blocco di tutto, di tanti lavori che sono in essere. C’è il timore che la vicenda abbia ripercussioni sul territorio con il blocco di alcuni cantieri. Noi siamo garantisti, abbiamo fiducia nella magistratura. Non essendo in un regime crediamo che si sia colpevoli solo quando viene detto in un’aula di tribunale, non sui giornali. Le dimissioni saranno una scelta personale, ma la Liguria sta crescendo e la macchina non si può fermare. Se tutte le persone indagate si dovessero dimettere questo Paese si fermerebbe”.
Sostegno alla giunta e al presidente Giovanni Toti all’insegna del garantismo anche da parte di Claudio Muzio (FI): “Non mi dimetterò, andrò avanti guardandomi allo specchio e a testa alta”. E poi Brunello Brunetto (Lega): “Le dimissioni eventuali sono una scelta personale del presidente Toti o concordata con i partiti di maggioranza, quando potrà farlo”. Stessa linea attendista e garantista da parte di Barbara Ratti (Cambiamo), Veronica Russo (FdI) che ha gridato alla “mostrificazione”, Chiara Cerri (Cambiamo) e Mabel Riolfo (Gruppo Misto)

L’unico assessore a prendere la parola a nome della giunta è stato Alessio Piana: “Ci sarà senso di responsabilità di continuare con un’azione politico-amministrativa che deve traguardare l’interesse della regione. Dal 2015 la Regione ha accompagnato il territorio con i migliori strumenti e iniziative possibili attivando 600 milioni di investimenti. Sono state oltre 20 mila le imprese sostenute in questi anni”.

Particolarmente attese le parole di Angelo Vaccarezza, ex capogruppo della Lista Toti confluito in Forza Italia a inizio 2024: “Diversi presidenti di Regione del Pd sono stati indagati, alcuni ristretti ai domiciliari, hanno portato avanti il loro mandato. Alcuni sono stati assolti. Quando ritieni di poter affrontare il giudizio lo affronti senza temere le conseguenze. Ho grande stima del presidente Toti. Nessuno ci ha chiesto se ce la sentiamo di portare avanti la Regione. Sì, ci assumiamo la responsabilità. I liguri meritano un governo. Oggi abbiamo davanti gli amministratori che ci chiedono di andare avanti, per loro stiamo qui. Abbiamo l’obbligo di governare questa regione fino all’ultimo giorno. Poi saranno i liguri a decidere”. 

Pietro Zampedroni


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