Politica - 11 maggio 2024, 12:27

Il padre di Ilaria Salis: due pesi e due misure dal Governo sul caso a Toti e su mia figlia

Il genitore della ragazza detenuta in Ungheria: “Ho sentito Nordio in radio dire che non bisogna attaccare chi cerca di dimostrare la propria innocenza. Perché non lo hanno detto per Ilaria?”

Una condizione di diritti violati che ledono la dignità del singolo individuo e che gettano un’ombra lunga sui possibili scenari futuri dell’Italia e dell’Europa.

Il racconto di Roberto Salis, padre di Ilaria in carcere da quindici mesi in Ungheria, è un quadro pesante da osservare partendo proprio dalle condizioni della figlia mentre si attende il pronunciamento del giudice di secondo grado circa la concessione dei domiciliari, in Italia o in Ungheria.

Una decina di giorni fa sono stato in trasmissione da Floris a ‘Di martedì’. C’era anche il presidente Toti e insieme ad altri due voleva convincermi che la criminale fosse mia figlia”, racconta Salis, intervenuto questa mattina in piazza Don Andrea Gallo durante un incontro di Alleanza Verdi Sinistra Italiana a cui hanno partecipato anche i candidati per la Liguria Simona Cosso e Daniele Cicala, assieme alla presidente Maria Gabriella branca e al portavoce Carlo Vasconi.

Credo - prosegue Salis in un parallelismo che ha messo in relazione il caso di Ilaria con i recenti fatti che hanno sconvolto la Regione - che si sia palesemente manifestata una totale mancanza di autorevolezza nelle persone che ci rappresentano nelle nostre istituzioni. Sicuramente manca il carisma e la capacità di usare l’autorevolezza in sede internazionale per difendere le ragioni dell’Italia”.

Salis conclude: “Sentivo alla radio che Nordio ha detto di scandalizzarsi perché per Toti si mette in discussione il fatto che qualcuno ha detto che deve dimostrare la sua innocenza sostenendo che invece in uno stato civile deve essere chi accusa che dimostra la colpevolezza. Avessero fatto la stessa cosa anche con Ilaria forse sarebbe stato più opportuno”.

Ilaria Salis è accusata di aver aggredito un gruppo di neofascisti e per questo si trova detenuta in carcere in Ungheria in condizioni definite ‘da tortura’.

Le immagini diffuse alcuni mesi fa che l’hanno vista raggiungere il tribunale con i ceppi hanno destato sgomento nell’opinione pubblica e non solo anche se la battaglia sembra essere ancora lunga proprio a causa del Governo Orban e della sua organizzazione. 

Nel corso dell’incontro pubblico in piazza, Salis ha argomentato: “In Ungheria c’è una dittatura. Orban dice di aver creato una ‘democrazia illiberale’; il contrario di liberale non è illiberale ma assolutistico. Ha creato una democrazia in cui è prevista la figura del dittatore. Questo secondo me affascina una parte della politica del nostro paese”.

Il 24 aprile - racconta - ero a Strasburgo. Nel pomeriggio è stata votata una risoluzione. Era una rappresentazione della struttura che governa l’Europa. Questa mozione costituiva un’accusa contro l’Ungheria per le violazioni su diritti umani, stato di diritto, libertà di stampa, eccetera. Trecentonovantanove voti a favore e centodiciassette contro.

Tra questi ultimi, ci saranno stati quelli del partito di Fides ma anche quelli degli europarlamentari della Lega e di Fratelli d’Italia che non condannano quelle cose che sono state condannate da quattro quinti dell’Europarlamento”.


Vuoi rimanere informato sulla politica di Genova e dire la tua?
Iscriviti al nostro servizio gratuito! Ecco come fare:
- aggiungere alla lista di contatti WhatsApp il numero 0039 348 0954317
- inviare un messaggio con il testo GENOVA
- la doppia spunta conferma la ricezione della richiesta.
I messaggi saranno inviati in modalità broadcast, quindi nessun iscritto potrà vedere i contatti altrui, il vostro anonimato è garantito rispetto a chiunque altro.
LaVocediGenova.it li utilizzerà solo per le finalità di questo servizio e non li condividerà con nessun altro.
Per disattivare il servizio, basta inviare in qualunque momento un messaggio WhatsApp con testo STOP GENOVA sempre al numero 0039 348 0954317.