Cultura - 10 maggio 2024, 14:30

La carta giapponese sa creare meraviglie: al Museo Chiossone la nuova mostra dell’artista Nobushige Akiyama

Sculture e pannelli sono interamente realizzati utilizzando la fibra di gelso. La collezione di uno dei poli di riferimento per l’arte orientale si arricchisce di alcune opere che rimarranno nell’esposizione permanente

Alla base dell’esposizione intitolata “Kozo, carta giapponese d’artista”, da domani, sabato 11 maggio visitabile al Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone, c’è un materiale che ha segnato la storia dell’intero continente asiatico. Visitabile fino al prossimo 22 settembre, la mostra, curata da Stefania Severi, mette in risalto le opere dell’artista giapponese Nobushige Akiyama, che ha creato per l’occasione alcuni degli elementi presenti nell’affascinante museo situato a Villetta Di Negro, nel cuore della città. 

“La carta giapponese ha segnato evoluzione storica, culturale e sociale dell’Asia - spiega Aurora Canepari, conservatrice responsabile del Museo Chiossone -. Questo materiale è nato in Cina e ha poi avendo un grande impatto sulla cultura giapponese, e per questo la mostra è perfetta per il nostro museo che vanta la collezione d’arte giapppnese più grande d’italia. Anche l’artista sente un legame forte con questo museo. Forte è il legame tra  Edoardo Chiossone e Nobushige Akiyama, perché entrambi lavorano con la carta: Chiossone per produzione di banconote per il governo giapponese a fine ‘800 e Akiyama che ha fatto il viaggio inverso, è partito dal Giappone per trasferirsi in Italia e dagli anni 2000. Nella sua attività di scultore ha utilizzato la carta come strumento per le sue opere, partendo da un’artigianalità fortissima: produce lui stesso la carta con cui da forma alle sue opere, e poi durante la lavorazione ha inserito gli elementi artistici che servono per trasmetterci la sua visione del mondo”.  

In mostra ci sono più di venti opere: “Alcune fanno parte dello storico di Akiyama e alcune, la metà circa, sono state realizzate recentemente. Alcune di esse sono state create appositamente per questa mostra: in particolare una che si lega alla collezione Chiossone, realizzata proprio per creare questo legame tra gli elementi presenti e la sua produzione artistica; c’è poi un’altra produzione, già utilizzata in altri musei, ma che in questo caso è stata proprio calibrata sugli spazi architettonici del nostro edificio per prendere il meglio di tutta l’esperienza di visita del museo” conclude Canepari. 

Tra i lavori esposti ci sono sculture tridimensionali e pannelli bidimensionali, accomunati dalla capacità di Akiyama di invitare alla riflessione, alla meditazione, in equilibrio con gli elementi naturali. 

La particolare carta che l’artista utilizza viene prodotta artigianalmente utilizzando la fibra di gelso da carta, e il risultato è il frutto di una lunga e laboriosa lavorazione. 

“Il Museo Chiossone è importantissimo per il legame tra Italia e Giappone. Quando ho saputo che avrei potuto realizzare una mostra qui mi sono sentito molto onorato - spiega Nobushige Akiyama. Ho subito pensato di creare un’installazione di carta grande, e poi ho pensato di realizzare delle opere proprio per questa occasione, come il samurai o i kimono, utilizzando anche altri materiali”. 

Nei pannelli in mostra, costituiti dalla carta Kozo, viene, di volta in volta, inserita una traccia o un elemento: aghi di pino e foglie d’oro vanno così a mescolarsi con il colore beige chiaro del foglio, creando effetti mai uguali. In alcune opere è stata anche utilizzata dell’acqua, che crea un effetto particolare sopra il materiale. 

Viene subito alla mente il giardino secco, karesansui, il giardino senza acqua, elemento che invece è fondamentale negli altri tipi di giardino, tanto che la sua presenza è suggerita da distese di ghiaia bianca modellata per imitare le onde. E qui ad essere “imitate” sono le gocce. Una serie di opere ha il titolo "Soul", anima, e per rendere questo concetto astratto Akiyama ricorre a forme globulari irregolari, quasi imprigionate nella cornice, come l’anima che vorrebbe comunque dilatarsi ma è frenata dal corpo. Un’altra serie è rappresentata dagli "Hikari", dal nome dell’ideogramma giapponese che indica luce. In queste colonne di luce, dal bianco all’azzurro al rosso, sono inseriti frammenti di carta che diventano entità fantastiche fluttuanti che attirano lo sguardo dell’osservatore intrigandolo ed orientandolo verso interpretazioni oniriche.

“Una mostra che ricorda come la carta giapponese, riconosciuta patrimonio dell’UNESCO, possa diventare anche opera d’arte - commenta la consigliera delegata del Comune di Genova Barbara Grosso - e spiega come la carta fatta dal gelso sia una modalità di realizzare opere in Giappone veramente unica.  

Si ribadisce il legame forte con l’Italia e la nostra città dopo la firma del patto di collaborazione del 2018: l’autore di questa mostra ha realizzato delle opere che rimarranno nel nostro museo, fatte apposta per la nostra città”.