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Attualità | 07 maggio 2024, 17:24

Toti sotto torchio per quattro ore nella caserma della Guardia di Finanza

È uscito intorno alle 16.30 dalla sede di Lungomare Canepa insieme al suo avvocato Stefano Savi

Toti sotto torchio per quattro ore nella caserma della Guardia di Finanza

Nessuna dichiarazione all’uscita dalla caserma della Guardia di Finanza di Lungomare Canepa dove il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti è stato ascoltato per oltre quattro ore insieme al suo avvocato Stefano Savi. Il presidente si sposterà con ogni probabilità ad Ameglia, dove è residente.

Stamattina, oltre agli arresti, la Guardia di Finanza ha avviato alcune perquisizioni negli uffici del consiglio regionale.

Durante l'operazione, tre investigatori sono stati visti uscire dall'edificio principale con faldoni di documenti, senza rilasciare dichiarazioni, per poi salire su un'auto di servizio. Toti, presente durante l'azione insieme al suo avvocato, ha dichiarato ai giornalisti di non poter rilasciare commenti e li ha indirizzati al suo legale.

Il presidente Toti è sereno, è convinto di poter spiegare tutto, la regione continuerà a lavorare anche in sua assenza - ha detto Savi stamattina nei pressi dell'abitazione genovese di Toti - sono tutti fatti di cui possiamo dare una spiegazione perché rientrano nell'ambito di legittima attività di amministrazione. Non si parla di dimissioni, si sospende dalla funzione poi vedremo che cosa succede, il processo è ancora tutto da fare. Vedremo gli atti, li leggeremo e cercheremo di capire come costruire gli elementi difensivi”.

L’OPERAZIONE

L'operazione è scattata la scorsa notte intorno alle 3.30. I militari sono sono presentati alla reception dell'hotel Lolli, per poi avviare le pratiche che si sono prolungate sino alle 9 di questa mattina, quando le auto della Finanza con il presidente al seguito sono partite verso Genova.

Si legge nel comunicato della Finanza: “I militari del comando provinciale di Guardia di Finanza di Genova stanno dando esecuzione a un'ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Genova, su richiesta della Procura della Repubblica nei confronti di: Paolo Emilio Signorini, già Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale (accusato di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio, destinatario della misura della custodia cautelare in carcere), presidente della Regione Liguria Giovanni Toti (accusato di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio, destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari); Aldo Spinelli, imprenditore nel settore logistico ed immobiliare (destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari, accusato di corruzione nei confronti di Paolo Emilio Signorini e del Presidente della Regione Liguria); Roberto Spinelli, imprenditore nel settore logistico ed immobiliare (destinatario della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale, accusato di corruzione nei confronti del Presidente della Regione Liguria); Mauro Vianello, imprenditore operante nell’ambito del Porto di Genova (destinatario della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale, accusato di corruzione nei confronti di Paolo Emilio Signorini); Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga S.p.A. (destinatario della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale, accusato di corruzione nei confronti del Presidente della Regione Liguria); Matteo Cozzani, capo di gabinetto del Presidente della Regione Liguria, accusato del reato di “corruzione elettorale” (art. 86 dpr 570/1960), aggravato dalla circostanza di cui all’art. 416-bis.1 c.p. in quanto commesso al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova, e di corruzione per l’esercizio della funzione, destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari; Arturo Angelo Testa e Italo Maurizio Testa, rappresentanti della comunità riesina di Genova, destinatari dell’obbligo di dimora nel Comune di Boltiere, accusati del reato di corruzione elettorale (art. 86 dpr 570/1960), aggravato dall’art. 416-bis.1 c.p. in quanto commesso al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova; Venanzio Maurici, destinatario dell’obbligo di presentazione alla p.g., accusato del reato di corruzione elettorale (art. 86 dpr 570/1960), aggravato dall’art. 416-bis.1 c.p., in quanto commesso al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova”.

Redazione

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