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Attualità | 30 aprile 2024, 18:00

Nervi, la palestra inagibile porta il karate in chiesa. Don Valentino Porcile: “Situazione di emergenza, la Chiesa deve andare incontro al territorio”

Intanto l’opinione pubblica si spacca e c’è chi ha già fatto sapere al sacerdote che si rivolgerà alla Curia

Nervi, la palestra inagibile porta il karate in chiesa. Don Valentino Porcile: “Situazione di emergenza, la Chiesa deve andare incontro al territorio”

Da qualche giorno a Nervi non si parla d’altro: i ragazzi della Pro Recco Karate Genova Nervi, rimasti senza una palestra agibile, hanno trovato uno spazio nella chiesa di San Giuseppe.

Così tra le panche per la preghiera e l’altare dove si celebra la messa durante i fine settimana, è spuntato un tatami e gli allievi della società sportiva hanno iniziato a fare pratica proprio all’interno del luogo sacro.

Una situazione di emergenza per i giovani e giovanissimi che frequentano la palestra di arti marziali e che, grazie a don Valentino Porcile, si è risolta garantendo la conclusione dell’anno.

Tutto è nato in maniera molto semplice - ha spiegato don Valentino - Avevo saputo di questo gruppo sportivo che ha la sua sede proprio di fronte alla chiesa. Improvvisamente, però, la palestra è stata dichiarata inagibile e subito tra le famiglie dei giovani iscritti è iniziata la ricerca di uno spazio alternativo per non interrompere l’attività”.

I contatti si moltiplicano e l’accordo viene trovato con gli Emiliani ma non è possibile trasferire subito l’attività perché gli spazi, fino alla fine dell’anno scolastico, sono impegnati.

Ogni soluzione presa in considerazione non sembra poter assicurare ai giovani atleti la prosecuzione degli allenamenti tanto che i karateka si trovano costretti ad allenarsi nel porticciolo di Nervi.

A proposito, don Valentino prosegue: “Quando ho saputo che si stavano allenando sull’asfalto ho proposto loro una stanza dove si svolgono assemblee di condominio ma lo spazio era troppo piccolo. Allora ho proposto loro di usare il campetto della parrocchia e lo spazio verde dietro la chiesa ma il mio pensiero era sempre lo stesso: se piove non possono allenarsi e serve un’alternativa. Non sapevo come poterli aiutare anche perché in parrocchia abbiamo uno spazio grosso ma è occupato. Ho pensato agli spazi della chiesa di San Siro, lasciando uno spazio in fondo per questi ragazzi ma i loro allenamenti coincidevano con gli orari delle finzioni e non c’era modo di trovare un incastro. In una situazione di emergenza si fa quello che si può e così ho pensato alla chiesetta di San Giuseppe. Non è uno spazio enorme, ma nemmeno troppo piccolo e le messe feriali non vengono celebrate. La chiesa è aperta tutti i giorni per garantire la possibilità di preghiera ai fedeli ma per tre pomeriggi a settimana, in fondo alla chiesa, può accogliere gli allenamenti”.

Una scelta che don Valentino ribadisce più e più volte è stata dettata dall’emergenza: “È per un mese e mezzo, almeno così siamo a posto”.

Certo, la decisione di ‘aprire la chiesa’ al karate ha fatto storcere il naso a molti che non hanno perso occasione per manifestare il proprio disappunto al sacerdote: “Commenti negativi ne stanno arrivando, sia per telefono, sia di persona. Il messaggio che chi non è d’accordo ripete è non è una cosa da farsi’. Si tratta di un mese e mezzo per far fronte a una situazione di emergenza”.

Qualcuno ha fatto sapere anche di essere intenzionato a rivolgersi alla Curia: “Ho accolto dei ragazzi che erano a fare ginnastica al porticciolo di Nervi, questo deve bastare. Se fosse una situazione stabile non staremmo nemmeno qui a parlarne ma è un’emergenza e la Chiesa deve andare incontro al territorio”.

Mi dico anche questo - conclude il parroco - se in mezzo a loro c’è qualche ragazzo o qualche ragazza che ce l’ha a morte con la Chiesa, con Dio, ma un domani dirà ‘quella volta che eravamo nelle canne c’era quel cretino di prete che ci ha dato la possibilità di fare ginnastica’ ecco, quello sarà un seme buttato. Se poi non servirà, non avrà importanza ma per me l’importante è fare del bene. I ragazzi sono contenti, gli allenatori possono portare avanti il loro progetto. A me basta questo”.

Isabella Rizzitano

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