Continua il ciclo di servizi de ‘La Voce di Genova’ che abbiamo voluto chiamare ‘Testimonial del dialetto’. Ogni giovedì vi faremo conoscere, o riscoprire, persone e personaggi che promuovono la lingua e la cultura genovese, con orgoglio, impegno, passione e tanto amore. E lo fanno sia in televisione che sui libri, che sui palchi di un teatro, sui social, alle conferenze, con la musica e le canzoni. Mirabile è l’azione di chi spende il proprio tempo per conservare una tradizione, ed ecco perché ci fa enorme piacere raccontarla. Anche attraverso video… ovviamente in genovese!
Dopo l'intervista a Gilberto Volpara (si può leggere qui), al professore Franco Bampi (si può leggere qui), ad Anto Enrico Canale (si può leggere qui), a ‘Cito’ Opisso (si può leggere qui), a Francesco Pittaluga, (si può leggere qui), ai Buio Pesto: Massimo Morini e Nino Cancilla (si può leggere qui), al rapper genovese Mike fC (si può leggere qui), a Rita Bruzzone (si può leggere qui), ad Andrea Di Marco (si può leggere qui), a Giampiero Cella (si può legge qui), a Paolo Regati (si può leggere qui) e a Marco Carbone, in arte “U Carbun” (si può leggere qui) oggi abbiamo incontrato Ennio Cirnigliaro, archeologo e studioso della storia locale.
La puntata di oggi del testimonial del dialetto arriva in concomitanza con l’anniversario della Liberazione. Ennio Cirnigliaro ci ha voluto raccontare uno spaccato della Resistenza ligure, nata nelle aule universitarie attraverso la riscoperta delle letture proibite dal regime.
“Siamo nel centro del centro di Genova per un motivo. A parte che fa molto freddo ma è un’altra storia. La piccola storia che voglio raccontare è ambientata a pochi chilometri da qui, a pochi metri direi: si parla tanto, giustamente, della Resistenza operaia, della Resistenza delle periferie. Io sono di Pontedecimo quindi non mi dispiace parlarne ma per una volta voglio parlare del centro della città. In particolare voglio parlare di un mio compagno e amico, che ho avuto l’onore di conoscere e di essergli amico: Giambattista Lazagna, mitico comandante ‘Carlo’, che fu con ‘Bisagno’ e con ‘Bini’ tra i primi organizzatori della Resistenza in Liguria. Insieme c’era anche ‘Marzo’, G.B. Canepa che era di Chiavari, delle tue parti.
Nella foto Aldo Gastaldi, nome di battaglia "Bisagno"
Lazagna mi raccontava che quando era studente universitario, insieme a tanti altri studenti dell’università di Genova (mi viene in mente anche Mario Carrassi che ha scritto un libro bellissimo dal titolo ‘Sotto il cielo di Ebensee’, leggetelo se potete, lui è stato professore universitario) si incontravano all’Istituto mazziniano, nel museo del Risorgimento dove c’era un tale, il signor Bruzzone. Lui apriva la biblioteca dell’istituto mazziniano dove erano presenti i libri proibiti, che non si potevano leggere. Questi ragazzi, di circa vent’anni (Giambattista Lazagna è del 1923 e i fatti che racconto risalgono al ’42/’43, prima della Resistenza) si ritrovavano lì e leggendo i libri di Mazzini, di Marx, tutto quello che al tempo non si poteva leggere, hanno iniziato a formare la propria coscienza antifascista.
Mi fa piacere raccontare questo soprattutto perché siamo in un periodo in cui gli scrittori vengono censurati. Ci sono cose che, apparentemente, non si può più dire. Dunque diciamole due volte. Voglio così ricordare questa vicenda di questi studenti che nella biblioteca dell’istituto mazziniano hanno potuto leggere.
Perché la Resistenza è anche cultura, è capacità di analizzare le cose, di vedere la storia e la società e di istruirsi. La prima forma di Resistenza è la lettura. Dunque leggete, leggete e resistete e resistete”.
Aldilà delle vicende della Resistenza chiedo sempre ai miei ospiti come si sono avvicinati alla lingua genovese, se la parli fin da piccolo oppure l’hai riscoperta in età più adulta?
“Io sono dell’alta Valpolcevera, sono di Pontedecimo e l’ho sempre sentita. È una lingua, hai detto bene è una lingua, parlata in tutto il mondo. È una lingua del Mediterraneo. È la lingua di tutti i sud del mondo. Questa è una città aperta al sud del mondo e tutti quelli che vivono a Genova, di qualsiasi colore, religione e idee, sono genovesi. Per me è questa la bellezza della città e della nostra lingua. È una lingua aperta a tutti, inclusiva”.
LA STORIA DI LAZAGNA
Giovanbattista Lazagna, avvocato e partigiano è nato a Genova il 15 dicembre 1923. Cresce in un ambiente familiare antifascista, dove fin da giovane si impegna attivamente contro il regime. Nel 1942, mentre era ancora uno studente, entra in contatto con l'organizzazione clandestina del Partito Comunista Italiano (PCI), iniziando così il suo percorso nella resistenza.
Dopo l'8 settembre 1943, Lazagna si unisce alla Brigata Garibaldi e assume il nome di battaglia "Carlo". Guida le sue truppe in azioni di guerriglia contro le truppe nazifasciste, organizzando sabotaggi e partecipando a scontri armati nelle montagne liguri e piemontesi.
Durante la sua esperienza nella resistenza, Lazagna diventa commissario politico del distaccamento "Peter" e successivamente vicecomandante della Divisione Garibaldi "Pinan-Cichero". Il 25 aprile 1945, partecipa alla storica resa della guarnigione tedesca di Tortona, contribuendo alla liberazione del territorio italiano.
Dopo la guerra, Lazagna continua il suo impegno politico nel PCI, diventando consigliere provinciale a Genova e consigliere comunale a Novi Ligure. Tuttavia, negli anni Settanta, viene coinvolto nelle vicende del terrorismo, accusato di essere membro delle Brigate Rosse, un'accusa successivamente caduta.
Durante un periodo di detenzione nel 1974, Lazagna conosce Giovanni Pircher e contribuisce alla sua liberazione scrivendo il libro "Il caso del partigiano Pircher". Dopo essere stato rilasciato dal carcere, si ritira nell'Alessandrino.