Introversa, riflessiva, ma capace di trasmettere emozione vibrante e nobile: questa l’essenza di Chiara Atzeni, musicista, cantautrice e insegnante di liceo.
Nelle sue canzoni c’è la propria storia personale, quella della sua famiglia, e tutto il bagaglio di emozioni che portano con sé, mescolate alle influenze che hanno caratterizzato la sua carriera. Vincitrice del premio Max Parodi nel 2018 grazie al singolo ‘Scegli te’, Chiara Atzeni è pronta a presentare il suo ultimo album, ‘Esodo’, che chiude un lungo percorso iniziato nel 2021, data in cui è uscito il primo singolo estratto, e che è stato arricchito anche dalla presenza di un libro, entrambi incentrati sulla la storia dei nonni, esuli giuliani del dopoguerra. Il volume e l'album sono complementari, 'evoluzione in musica e narrativa di uno stesso seme', come ha definito la stessa artista.
Da diversi anni il panorama musicale genovese vede muoverti su tanti palchi, ma come è iniziato il tuo percorso musicale?
"Ho iniziato a suonare da piccola, verso i dieci anni da autodidatta con chitarra e un po’ di pianoforte. Mi sono poi iscritta al Conservatorio, dove mi sono diplomata in chitarra classica, e insegno tutt’ora al liceo musicale proprio chitarra classica. Ho sempre ascoltato parallelamente il rock e i cantautori però…. La scrittura è venuta dopo i vent’anni".
Come è nata in te l'esigenza di scrivere canzoni?
"Prima di tutto è una liberazione, un’esigenza personale prima di tutto. Poi come nasce il fatto di voler far ascoltare quello che scrivo non lo so, è una domanda che spesso mi faccio spesso anche io".
Hai parlato dell’approccio classico, anche grandi rock band sono composte da grandi professori d’orchestra. Quanto è importante per te la formazione nel percorso musicale?
"La formazione ti da la consapevolezza di quello che stai facendo: per fare il cantautore però non è fondamentale, a volte basta saper scrivere, avere qualcosa da dire e conoscere gli accordi. Essere musicista mi aiuta negli arrangiamenti, perché riusciamo, in coppia, a fare tutti i dischi da soli. Collaborano dei musicisti però gli arrangiamenti sono tutti fatti da me e Luca Moretti".
Ci sono artisti che ti hanno influenzato maggiormente, non solo perché ti hanno ispirato ma che magari hai scelto di non seguire perché non ti piacevano?
"Sono stata influenzata da tutto quello che ho ascoltato, come tutti, in bene e in male, e non c’è una persona o un artista che mi ispiri direttamente. Sicuramente tutto quello che ho ascoltato confluisce nel mio modo di fare musica: dal rock anni 70 al grunge, fino ai cantautori come De André, l’underground italiano come Afterhours e Marlene Kuntz, La Crus, i Verdena. Non credo di assomigliare a nessuno di questi, ma i miei riferimenti musicali sono soprattutto artisti come loro".
Il tuo ultimo progetto, 'Esodo', ha una doppia anima: si tratta di un disco e di un libro, di cosa parlano?
"Arriva a conclusione di questo percorso iniziato con la pubblicazione del singolo quattro anni fa, intitolato proprio Esodo, che raccontava la storia dei miei nonni e dell’esodo giuliano-dalmata come sfondo, non è un racconto esplicito ma la base è quella. Poi da lì si è evoluto in un libro, che ha però anche lui origine nella mia tesi di laurea in lettere: sono percorsi iniziati anni fa, e il disco è arrivato un po’ a concludere questo percorso".
Ci saranno delle tappe live in cui presenterai il lavoro?
"Abbiamo fatto una mini presentazione acustica da Disco Club, con un altro chitarrista. Ci sarà un concerto completo con la band, quindi con batteria, tastiera, basso e violoncello: è uno spettacolo più complesso perché prevede anche la proiezione dei video sui brani strumentali e non, c’è anche la parte visiva. Abbiamo fatto la presentazione così il 5 aprile a Ronco Scrivia. Al momento altre date così non ne abbiamo fissate, ma si troverà tutto sul mio profilo Facebook. Ho poi una presentazione il 27 aprile a Campomorone, lì sarà più incentrata sul libro, ma anche lì suonerò quasi tutto il disco in acustico".
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