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Attualità | 05 aprile 2024, 08:00

Alberto Scagni picchiato in carcere, parla la madre: "Hanno avuto tutto il tempo di ucciderlo"

Dopo l'episodio di Sanremo e il trasferimento a Torino, per l'assassino della sorella Alice è iniziata la riabilitazione fisioterapica. E intanto i genitori accusano: "Non ci risultano aperti accertamenti sull'aggressione a Valle Armea"

Alberto Scagni picchiato in carcere, parla la madre: "Hanno avuto tutto il tempo di ucciderlo"

Alberto Scagni ha iniziato un percorso di riabilitazione fisica nel carcere di Torino dov'è stato trasferito a febbraio e dove dovrà scontare i ventiquattro anni e sei mesi di carcere inflitti per il delitto della sorella Alice, commesso a Genova il primo maggio del 2022.

Cure fisioterapiche, quelle a cui ha iniziato da oggi ad essere sottoposto il quarantaduenne, dopo il pestaggio subito in carcere lo scorso autunno quando, rinchiuso in una cella del penitenziario di Valle Armea a Sanremo, è stato massacrato di botte e ridotto in fin di vita dai due compagni di cella, poi trasferiti in altre strutture. Un mese di coma all'ospedale di Imperia, poi il lento miglioramento delle condizioni.

"Alberto - racconta a La Voce di Genova la madre, Antonella Zarri - ha iniziato tardivamente la fisioterapia fisica, ma almeno dal punto di vista fisico sta recuperando, l'inizio delle cure è una notizia che ci ha dato oggi il suo avvocato. Ma dal punto di vista psicologico non sta ricevendo cure neanche a Torino. Doveva partire un tipo di supporto da parte di un team di psicologi esterni al carcere della Asl di Torino ma al momento non è stato ancora visto da nessuno".

La speranza dei suoi familiari, che continuano a seguire la situazione del figlio da vicino, è quella che il quarantaduenne, che ha sempre rifiutato di essere seguito anche prima dell'omicidio, possa essere aiutato almeno ora, sul piano psichiatrico, a prendere coscienza del delitto compiuto.

"Il parere del pm - prosegue - dice che Alberto è completamente sano, e se ci fosse una valutazione di questo tipo non ci potremmo mai aspettare ovviamente nessuna cura ma se sarà confermato spero che Alberto ha più che bisogno e diritto ad un minimo di cura, ci muoveremo se potremo farlo anche dal punto di vista personale e privato. L'unica cosa che vogliamo fare è tentare di portare consapevolezza in quest'uomo, perché si renda conto che in quello che è successo lui ha avuto parte e quindi elaborarlo".

Intanto, sottolinea la famiglia, si attendono accertamenti che chiariscano l'accaduto e il pestaggio subito da Scagni nel carcere di Sanremo. "Ho imparato cose in ambito carcerario sulle quali avrei preferito morire ignorante - continua Zarri - un pestaggio durato ore, quasi tutta la notte. È iniziato intorno alle 21.30 e Alberto è stato portato in ospedale alle 4 di mattina. I due aggressori avessero voluto ucciderlo ne avrebbero avuto il tempo, è evidente".

Invece Scagni è stato ridotto in coma, quasi in fin di vita, con quasi due mesi di ospedale per recuperare dalle ferite riportate. I familiari chiedono di sapere cosa sia accaduto all'interno della cella e perché nessuno sia intervenuto per fermare quello che avrebbe potuto diventare un omicidio. Non è stato il primo pestaggio subito in carcere dal quarantaduenne: un mese prima, infatti, era già stato aggredito in una cella della casa circondariale di Marassi a Genova, riportando lesioni certamente più lievi.

"La Procura di Genova - ricorda la madre - pur tardivamente a mesi di distanza ha aperto un fascicolo di accertamento. Ma ciò non è ancora avvenuto per l'episodio del carcere di Imperia né sulle procedure della polizia penitenziaria. I due detenuti che lo hanno assalito sono stati immediatamente trasferiti dopo tre giorni in altre strutture. A quanto ci risulta sul caso c'è solo un esposto da parte dell'avvocato di Alberto ma non ci risulta siano stati aperti procedimenti sull'accaduto".

Valentina Carosini

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