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Venerdindie | 29 marzo 2024, 16:04

VenerdIndie - Dal busking per le vie del centro a un nuovo album: Lucilla racconta la sua 'vie on road'

L'artista genovese, che ha anche partecipato ad Amici, sta scrivendo i suoi nuovi brani lasciando stare le produzioni elettroniche: "Sono una musicista, suono e non voglio stare al computer"

VenerdIndie - Dal busking per le vie del centro a un nuovo album: Lucilla racconta la sua 'vie on road'

Chissà quante volte, camminando per le vie del centro, ad accompagnare passi più o meno frenetici, è stata la sua voce.

Forse i meno distratti ricorderanno anche il nome per via di quel particolare gioco che strizza l’occhio a Edith Piaf ma che, in realtà, racconta un percorso fatto di tanti cambiamenti, piccoli e grandi, che si riempiono di consapevolezza.

Lucilla Meola, con il suo progetto ‘Lucilla e la vie on road’, è stata capace di raccogliere il suo trascorso e di metterlo in musica, fotografando il divenire della vita dal suo personale punto di vista.

Dal busking, che l’ha vista protagonista assieme ad altri talentuosi artisti, passando per l’esperienza ad Amici, Lucilla ha messo assieme un bagaglio ampio che oggi si riversa con ritrovata vitalità nel suo progetto.

Così nasce nuovamente la voglia di tornare a suonare davanti a un pubblico, proponendo brani inediti e reinterpretare canzoni su cui è stato cucito un nuovo arrangiamento. 

Il nome - racconta la cantautrice - è un suggerimento di mio fratello Carlo, a cui è dedicato il primo disco. Insieme a Rodolfo Bignardi ho iniziato a suonare in strada, poi abbiamo iniziato a collaborare con Daniele Ferrari, che è tuttora in formazione, e Francesco Milanolo”. La dimensione della strada è stata la prima costante, è stata poi l’intuizione del fratello ad aggiungere il resto: “‘La vie en rose’ era un pezzo che cantavo spesso anche se in pubblico non l’ho mai eseguito. Stavamo cercando un nome che in qualche modo riprendesse il cuore del progetto. Allora mio fratello, per messaggio, mi scrisse proponendomi ‘la vie on road’. È venuta fuori questa mistura francese e inglese.

Poi ho scoperto che la vie en road è una marca di camper, ma Lucilla e la vie on road è ancora copyright libero”.

La musica, sin da bambina, è stata una presenza fissa: “I miei genitori sono sempre stati molto musicali. Da li è nato un interesse; ho iniziato a cantare a quattro anni; a quattordici ho iniziato a studiare canto, poi ho proseguito il mio percorso studiando logopedia. Ho iniziato a suonicchiare la chitarra, è arrivata la musica in strada e i pezzi li ho cominciati a scrivere quasi subito. ‘Dal treno’, che parla di Genova, l’ho scritto a diciotto anni, poco dopo aver preso in mano la chitarra e aver imparato i primi accordi”.

Poi un percorso più ragionato e i corsi al CPM di Milano, interrotti dall’arrivo della pandemia: “Conosco l’armonia, poco, ma ho le basi per scrivere con un po’ più di senso. Le cose più belle che scrivo, secondo me, sono poco ragionate. Poi magari non sono le più belle che scrivo”.

Le ispirazioni sono molteplici, questo ha portato a una ricchezza di stimoli e di influenze che hanno modellato in Lucilla un modo personale e spesso è chi ascolta a trovare riferimenti a volte nemmeno tenuti in considerazione dalla cantautrice.

Non saprei a chi mi ispiro. Posso indicare cosa ho ascoltato. Ho ascoltato tantissimo Avril Lavigne, non me ne vergogno - racconta - Poi avevo un sacco di cassette, ero adolescente con i Blue, c’era Cher, mi ricordo questa cassetta rosa con il walkman della Barbie che mi era stato regalato. Ho ascoltato tantissimo i Queen, il rock, i Paramore. Cose completamente diverse da quello che scrivo.

Poi c’è stata la parte italiana, quella che più mi ha influenzata: Samuele Bersani, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri, Max Gazzè, artisti che ho sempre ascoltato volentieri. Anche le colonne sonore della Disney, le ho ascoltate tutta la vita. Non saprei dire cosa mi abbia influenzata; ho avuto anche una grossa passione per i musical, a un certo punto. Tutto un grosso calderone. 

Poi la gente sente i pezzi e mi dice ‘sembra Carmen Consoli’ ma io non l’ho mai ascoltata”.

L’aver cose da dire ha portato Lucilla a lavorare su pezzi nuovi, grazie anche a un nuovo slancio portato da Tommaso Viaggi alla batteria, da Francesco Ciapica alla chitarra e da Daniele Ferrari al basso.

Senza di loro, che mi supportano nella composizione, il progetto non potrebbe esistere e, se ci fosse, sarebbe molto più triste”, sottolinea Lucilla che aggiunge: “Non potrei suonare con altre persone se non con loro e anche dal punto di vista personale, sono diventati indispensabili”.

È con loro accanto che sta nascendo un nuovo disco: “Per qualche mese abbiamo provato a produrre in casa, a elaborare dei suoni con il computer. Sentivo cose tipo Dua Lipa, Sia e quelle sonorità mi interessano molto. Vorrei fare quella roba in italiano. Purtroppo non so usare il computer, ci abbiamo provato con il mio batterista poi ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti ‘siamo musicisti, suoniamo anziché stare al computer’. Ho pensato che sono tanti anni che non suono, anche in strada praticamente ho smesso. Avevo voglia di iniziare a fare live con un senso, per una volta. Così ho richiamato un po’ tutti e ho pensato di buttare su i pezzi live come li sappiamo fare. Adesso parte una sorta di tour di presentazione dei pezzi nuovi che sono ancora in divenire. Ne ho scritti una decina ma ne sto scrivendo altri. Quelli che abbiamo arrangiato sono quelli che poi suoneremo adesso con qualche aggiunta del disco vecchio, nella speranza di trovare qualcuno che mi produca, che mi accompagni artisticamente, altrimenti li produrremo noi”.

Il prossimo appuntamento live è fissato per sabato 6 aprile al circolo San Bernardo in via delle Grazie. Poi il Trinità, la Design Week e il Banano Tsunami.

Un divenire continuo di appuntamenti live e di musica, perché, in fondo, solo il cambiamento è la costante della vita. 

Chiara Orsetti e Isabella Rizzitano

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