Attualità - 13 marzo 2024, 19:48

Scolmatore del Bisagno, c’è il rischio di un nuovo stop di almeno otto mesi ai lavori

Torna valida l'interdittiva antimafia per il Consorzio Research e con lei le nuove incertezze a cascata che riguardano i tempi del cantiere, il più grande in Italia per opere di mitigazione del rischio idraulico

Potrebbe costare altri 8 mesi persi nel cronoprogramma generale la nuova tegola piovuta in queste ore sulla realizzazione dello Scolmatore del Bisagno a Genova, dopo che la terza sezione del Consiglio di Stato ha depositato la sentenza che accoglie il ricorso contro l'annullamento dell’interdittiva antimafia disposta nei confronti del consorzio Research, raggruppamento di imprese del settore delle infrastrutture e capofila per la realizzazione dell'opera di messa in sicurezza idraulica del torrente genovese.Torna in piedi l'interdittiva e con lei le nuove incertezze a cascata che riguardano i tempi del cantiere, il più grande in Italia per opere di mitigazione del rischio idraulico che, stando al progetto, dovrebbe essere consegnato nell'aprile del 2025. O almeno doveva, già due gli stop nati dalla vicenda dell'interdittiva scattata nei confronti di una sola delle aziende del raggruppamento, ma che colpisce l'intero consorzio. Mentre la Regione Liguria e la struttura commissariale attendono il parere richiesto già in giornata all'Avvocatura dello Stato, la decisione del Consiglio di Stato, che ribalta quanto stabilito dai giudici del Tar di Salerno sul provvedimento risalente al 2022, rischia di tradursi in un boomerang per lo scolmatore, l'opera più attesa a Genova per mettere al riparo il bacino del Bisagno e della sua vallata da potenziali esondazioni in caso di alluvione.Lavori che, nonostante gli stop in questi mesi, sono riusciti a proseguire: gli scavi sono attualmente al 20% del totale ma l'interdittiva è già costata complessivamente 1 anno di ritardi con il rischio di ulteriori rallentamenti. Lo scolmatore, canale idraulico che serve alla captazione delle acque del torrente in caso di piena, convogliandole in una galleria sotterranea con sbocco in mare, nasce sulla scorta dell'esperienza delle ultime grandi alluvioni, quelle del 2011 e 2014. Con un valore complessivo oltre i 200 milioni di euro, il cantiere risponde all'esigenza di mettere in sicurezza la città permettendo il deflusso di una quantità d’acqua di portata storica che, secondo i modelli statistici, può cadere su Genova una volta ogni 200 anni.L'interdittiva da qualche ora 'rivive' e prima di capire come muoversi rispetto ad altre eventuali sospensioni dei lavori si dovrà attendere almeno qualche giorno per il parere dei consulenti giuridici per capire se il consorzio potrà continuare ad operare o meno all'interno del cantiere.L'ultima volta, appena emessa l'interdittiva, Regione Liguria aveva rescisso il contratto immediatamente, atto al quale aveva fatto seguito anche una richiesta danni da 40 milioni nei confronti dell'ente di De Ferrari.Il consorzio, dopo un primo ricorso al Tar, aveva ottenuto il controllo giudiziale che di fatto mette in capo a terzi la guida del raggruppamento di imprese facendo decadere gli effetti dell'interdizione. Ma nel frattempo si inserisce la prefettura di Salerno, che ha a sua volta fatto ricorso al Consiglio di Stato, fino ad arrivare ad oggi e al ripristino del provvedimento antimafia. Pende sulla situazione un'ulteriore e nuova richiesta di controllo giudiziale che potrebbe ancora una volta mescolare le carte e sulla quale è attesa per fine marzo la decisione definitiva del tribunale. Da qui gli scenari potrebbero essere due: o un'eventuale nuova rescissione del contratto con il consorzio, che significherebbe mettersi davanti altri 8 mesi almeno per rifare una gara o andare all'affidamento al secondo in graduatoria. O, se non si dovesse rescindere, proseguire con il gruppo all'opera in cantiere trovando una soluzione ponte.Una vicenda che preoccupa e non poco a livello regionale. "Una situazione francamente singolare - ha commentato il governatore e commissario Giovanni Toti - il consorzio è stato considerato mafioso o non mafioso da vari tribunali, Tar e Procure a senso alternato e abbiamo già fermato e riaperto il cantiere almeno due volte. Abbiamo già convocato l'avvocatura dello Stato per comprendere come ci dobbiamo comportare, c'è un'esigenza di tutela della legalità ma anche di avere un cantiere che non fa una fermata ogni quarto d'ora come i treni". Solo nell'ottobre scorso l'annuncio dell'arrivo di un diverso modello di talpa per scavare la restante parte del tunnel dello Scolmatore, che avrebbe dovuto accelerare i tempi di lavorazione ed essere pronta, terminati i collaudi, all'arrivo a Genova ad aprile, ora in forse, per la parte intensiva dei lavori.