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Attualità | 08 marzo 2024, 08:00

8 Marzo, la comandante Valentina Paris: “Colleghe a bordo? In sedici anni ne ho incontrate tre. La parità è ancora lontana”

Dall’Accademia della Marina Mercantile alla guida di navi petroliere. “Ma da oggi con noi c’è un’ufficiale di macchina donna. Il mio sogno comincia alle medie. Abitavo in un paese in collina, ma volevo conquistare il mare”

8 Marzo, la comandante Valentina Paris: “Colleghe a bordo? In sedici anni ne ho incontrate tre. La parità è ancora lontana”

"Facendo un rapido calcolo, posso dire di aver passato più anni a bordo che a terra e la nave per me è davvero casa". Lo racconta mentre è in navigazione al largo delle coste tra Abruzzo e MoliseValentina Paris, 35 anni ancora da compiere, comandante di navi mercantili, massima autorità a bordo attualmente della Fso Alba Marina, unità galleggiante di stoccaggio di petrolio.

Nata in Abruzzo, cresciuta professionalmente a Genova dove ha frequentato l'Accademia della Marina Mercantile, Paris dopo gli studi al nautico e la formazione a Genova è comandante dal 2008. "Due anni a Genova e ancora adesso - dice - quando arrivo in porto devo scendere a terra. Qui ho passato gli anni più belli, di spensieratezza, di crescita e di formazione".

È dolce stare in mare, quando son gli altri a far la direzione", più complesso invece essere tu a dare la rotta. Colleghe donne pochissime, poca confidenza a bordo, enorme responsabilità in un settore, quello marittimo, che resta nei numeri ancora a forte prevalenza maschile.

Non abbastanza però da fermare un sogno. "Nasce tutto dalle medie - ricorda - quando il comandante della scuola nautica di Ortona è venuto a presentare i corsi. Parlava delle stelle, delle uscite in mare. In famiglia nessuno navigava, io vengo da un paesino piccolo, collinare. Il pensiero di girare il mondo mi ha catturato e ho iniziato da lì".

Svariate centinaia di ore di navigazione dopo, Valentina Paris è una comandante, una delle poche donne nel suo ruolo in Italia. "Da quando navigo è successo forse tre volte, dal 2008, di trovare un'altra donna a bordo - sottolinea - ma adesso, dopo tanti anni, qui con noi da pochi giorni c'è un terzo ufficiale di macchina donna. Determinazione? Ce ne vuole molta. Troppa, forse. L'inizio è difficile, ci si trova in un ambiente prettamente maschile. Si parla di parità ma purtroppo siamo ancora abbastanza lontani".

"Ora - spiega ancora - mi trovo al largo di Vasto su una nave di stoccaggio di petrolio, situata vicino a tre piattaforme. Ho fatto tutta la carriera su navi 'petrolchimichiere', partendo da allieva fino a diventare comandante, poi navi ro-ro, esperienze su traghetto da primo ufficiale e dall'agosto scorso ho trovato questa occupazione. Si diventa più duri, anche con se stessi, e lo si trasporta anche nella vita quotidiana, a casa. Questo lavoro ha cambiato molto il mio modo di essere".

"Prima - ricorda - facevo imbarchi di 4-5 mesi stando a casa 2 mesi, ora in questo caso faccio 28 giorni a bordo e 28 a terra". "Bisogna dare non il 100% ma dimostrare di poter fare il 200% rispetto alla forza maschile con cui si lavora - continua Paris - poi con il tempo le persone cominciano a conoscerti, specie se sono stati partecipi del tuo percorso. La cosa peggiore è non poter essere completamente noi stesse a bordo, una risata o una confidenza possono ancora essere travisate malamente. Si diventa più chiuse, si ha difficoltà nella quotidianità".

Parlando, in una chiacchierata al telefono dal mare aperto a terra, l'impegno, la fatica e anche l'amore per il lavoro scelto nonostante le difficoltà che porta con sé non si intuiscono soltanto, ma prendono la forma di una foto con uno sguardo orgoglioso in uniforme, uno scatto della nave immensa che non entra nell'obiettivo e della fermezza di chi oggi la guida in giro per i mari.

"In nave ogni giorno è diverso dall'altro ed è tutto da ricordare - aggiunge - dai mari ghiacciati del nord, alla prima volta in cui si passa a Gibilterra, la prima volta nell'oceano, il mare agitato, sapere di essere lontani miglia e miglia dalla costa e farci i conti. Ma in qualsiasi situazione ho la certezza che la nave non ci abbandona mai".

Anche in caso di pericolo? Anche in caso di pericolo. "Zone a rischio ne ho attraversate - dice - ricordo i momenti in acque soggette ad attacchi della pirateria. In quel periodo una nave della ex società in cui lavoravo era stata assaltata, noi eravamo distanti solo poche miglia e a bordo ricordo la tensione, il silenzio radio, in caso di pericolo pensare a nascondersi. Oppure il periodo della guerra in Libia quando ci siamo trovati di fronte alle coste dove si sparava solo poco lontano. Grazie a Dio è sempre andato tutto bene".

E oltre agli extra che regala la vita in mare, restano i sogni. Quelli a bordo e quelli a terra.

"Un mare mai navigato? Quello intorno all'Australia che spero un giorno di vedere. Le prime volte, con le prime partenze - conclude - non pensavo a cosa lasciavo a terra, ma solo a stare a bordo. Ora mancano gli affetti familiari: l'età avanza e il timore è quello di tornare e non trovare quello che si lascia, così come lo si è lasciato".  Una costante, che vale a terra così come in mare.

Valentina Carosini

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