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Attualità | 04 marzo 2024, 16:54

Tunnel subportuale, nel cuore del progetto: il cantiere a quarantacinque metri sotto il livello del mare

A scavare le due gallerie una talpa lunga 150 metri e alta 16. L’imbocco ovest sarà realizzato su un’area di venticinquemila metri quadrati

Tunnel subportuale, nel cuore del progetto: il cantiere a quarantacinque metri sotto il livello del mare

È stato il suono di una sirena a dare ufficialmente il via al cantiere per la costruzione del tunnel subportuale, l’imponente infrastruttura che attraverserà le acque antistanti a Genova collegando San Benigno alla Foce.

Questa mattina, negli spazi dell’ex capannone Csm, il vice premier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, il sindaco di Genova Marco Bucci, insieme al presidente dell’Autorità Portuale Paolo Piacenza, alla Presidentessa di Autostrade per l’Italia e all’Ad del gruppo Roberto Tomasi hanno preso parte alla cerimonia che ha inaugurato l’area di lavoro.

Era stato proprio il sindaco e commissario straordinario dell’opera ad annunciare lo scorso 19 febbraio, l’avvio dei lavori.

Dall’area di San Benigno, a pochi passi dalla Lanterna, sono iniziati dunque i lavori di scavo dei tre chilometri e mezzo di galleria, affidati a una talpa di centocinquanta metri di lunghezza e quindici di altezza.

IL PROGETTO

Il tunnel subportuale di Genova è il primo tunnel sottomarino realizzato in Italia. A progetto ultimato, sarà il più grande d’Europa e il quarto al mondo per diametro.

I lavori, iniziati oggi con la demolizione del capannone Csm, uno spazio da venticinquesima metri quadrati, dureranno cinque anni e mezzo e l’apertura al traffico delle due gallerie è previsto per l’agosto 2029.

Un investimento di un miliardo di euro realizzato da Autostrade per l’Italia in compensazione della tragedia del crollo del ponte Morandi, il viadotto collassato su sé stesso il 14 agosto del 2018 uccidendo quarantatré persone.

Negli spazi occupati dal capannone industriale CSM, sarà ricavato l’imbocco ovest del tunnel, da cui partiranno gli scavi, affidati alla talpa che lavorerà lungo i 3,4 chilometri di tracciato, toccando la profondità massima di quarantacinque metri sotto il livello del mare, in area bacino.

Il diametro esterno dello scavo del tunnel a due canne, ossia due gallerie principali separate, una per ogni direzione di marcia, sarà di sedici metri.

A proposito, l’Amministratore delegato di Autostrade Roberto Tomasi, illustrando il progetto durante la cerimonia di inaugurazione dei lavori, ha spiegato che si tratta di un’opera “di ingegneria di assoluta eccellenza anche riguardo alle tecnologie per la sicurezza.

Ancora, Tomasi ha ribadito: “Il bilancio costi benefici è assolutamente positivo. Si stimano oltre seicento milioni di euro di rivalorizzazione, un milione di ore di viaggio risparmiate, ottocento milioni di euro per il settore produttivo”.

Grande attenzione è stata data anche all’impatto ambientale con la progettazione in ottica di sostenibilità ambientale e sociale. Il tunnel, infatti, migliorerà sia i collegamenti cittadini, sia l’accessibilità in porto.

Nell’area di San Benigno, così come accadrà in piazzale Kennedy, saranno realizzati parchi urbani in superficie per un totale di dieci ettari per dare il proprio contributo alla riqualificazione urbanistica e diventando così parte integrante del sistema paesaggistico genovese.

"Il Tunnel è un'opera complessa - spiega la presidentessa di Autostrade Elisabetta Olivieri - Per la sua realizzazione, la collaborazione fra istituzioni è fondamentale. Importanti le ricadute sul territorio, come sottolinea ancora Olivieri indicando che per ogni euro investito, ne saranno generati tre di indotto. “La sicurezza - ha concluso poi - è al centro come valore per viaggiatori, lavoratori e fornitori, insieme all’innovazione tecnologica di materiali e processi”.

L’AVVIO DEL CANTIERE

Con la giornata di oggi, lunedì 4 marzo 2024, partono così i lavori di realizzazione dell’infrastruttura.

Dopo la demolizione del capannone CSM, sarà scavato un pozzo, ampliato in una seconda fase da una talpa lunga centocinquanta metri e alta sedici. Al macchinario, uno dei più all’avanguardia nel settore, sarà affidato il lavoro di scavo della galleria partendo proprio dall’area di San Benigno.

La talpa si muoverà in direzione levante e arriverà alla Foce, nella zona di viale Brigate Partigiane.

Qui sarà realizzato l’imbocco est e proprio qui, terminata la galleria sud, la talpa sarà smontata in due pezzi: una parte tornerà indietro percorrendo il tunnel in retromarcia. La testa, invece, sarà trasportata al punto di partenza via mare e procederà alla realizzazione della galleria nord.

Sarà durante questa seconda fase di lavori che saranno realizzati gli svincoli di via Madre di Dio.

A proposito dello svincolo del tunnel, in corrispondenza della zona della Marina, secondo il primo progetto di Autostrade, la realizzazione dello stesso sembrava essere subordinata alla demolizione di una parte della Sopraelevata.

Questa opzione, tuttavia, al sindaco di Genova e commissario straordinario dell’opera Marco Bucci non va a genio, come ha più volte ribadito.

Anche oggi, incalzato dalle domande dei giornalisti, il primo cittadino ha voluto sottolineare ancora una volta che la Sopraelevata non sarà demolita e che sarà necessario lavorare a una scelta che sia condivisa con la cittadinanza ma che queste valutazioni si potranno fare solamente con il tunnel aperto al transito dei veicoli. “Il tunnel non ha nulla a che vedere con la Sopraelevata. Sono due cose diverse - ha spiegato Bucci - Il tunnel verrà fatto e poi quando sarà fatto il tunnel, la città deciderà se vorrà tenere o no la sopraelevata. Ma non confondiamo le due cose perché è un gioco al massacro che a me non piace, non deve essere fatto. Il tunnel è il tunnel e la sopraelevata e la sopraelevata. I due progetti sono distinti e anche l'uscita di Via Madre di Dio sarà fatta in maniera tale che non ci sarà nessun contatto con la sopraelevata”.

PEDAGGIO, SÌ O NO? BUCCI: “SARÀ GRATIS”

L’aumento dei costi di realizzazione dell’infrastruttura, passato dai settecento milioni a circa un miliardo di euro, ha sollevato interrogativi circa l’assenza di pedaggio nel tunnel sub portuale.

Aspi, alla fine del giugno scorso, aveva già fatto sapere che gli extra costi, dovuti all’aumento del prezzo delle materie prime, sarebbero stati coperti con gli introiti dei pedaggi. Nell’occasione, l’AD Tomasi aveva spiegato che l’accordo tra Aspi, Regione, Comune e Autorità Portale, prevede “il pedaggio come unico sistema con il quale il sistema autostradale del Paese bilancia le proprie spese gestionali e i propri investimenti. L’accordo prevede che qualora non ci sia capienza degli importi che l’azienda deve dare, vengano messi, come tuti gli altri investimenti, dal pedaggio di Autostrade, quindi entrerà nel montante di tutti gli investimenti remunerati attraverso il pedaggio per duecento milioni”.

A proposito del pedaggio per il transito, è perentorio il sindaco Bucci nell’affermare che il tunnel subportuale “ovviamente sarà gratuito. Lo abbiamo detto sin dal primo giorno. Il tunnel di Genova sarà assolutamente gratuito. Potete immaginare se lo mettiamo a pagamento”.

L’INTITOLAZIONE ALLE VITTIME DEL PONTE MORANDI

L’avvio dei cantieri del tunnel subportuale, come hanno sottolineato sia il sindaco Bucci sia il presidente della Regione Giovanni Toti, è un sogno che si realizza. “L’idea c’è da almeno trent’anni - ha detto il primo cittadino di Genova - sono contento che oggi si possa dire che si fa: lo faremo nei tempi, con la qualità giusta e i costi giusti. Il quadro d’insieme ci deve rendere orgogliosi. Certo, ci possono essere mutazioni, cambiamenti, ma dobbiamo essere orgogliosi e capaci di lavorare alla nostra città”.

Gli fa eco il governatore che propone l’intitolazione del tunnel alle quarantatré vittime del crollo del viadotto sul Polcevera: “Questo è un piccolo passo avanti rispetto alla tragedia del pinte Morandi Se mai il tunnel avrà una dedica, sarà a loro. Questa credo sia anche la dimostrazione che tutti noi da quella tragedia abbiamo imparato che dobbiamo prenderci cura delle nostre infrastrutture”.

Isabella Rizzitano

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