Nati a Genova nel 2012, i Moscow Club iniziano il loro percorso musicale in lingua inglese, avendo come artisti di riferimento pilastri come Arctic Monkeys e Editors. Poi la scelta di tornare a casa, iniziando a produrre brani in italiano, diversi singoli e l'ultimo album, Underground Luna, pubblicato nel 2022. Da pochi mesi un cambio alla chitarra ha dato una nuova forma alla band, in attesa di scoprire i nuovi brani a cui stanno lavorando.
Iniziamo con una curiosità: perché vi chiamate Moscow Club? E come nasce la band?
"La band nasce nel 2011 dall’incontro tra Gabriele e Federico che decidono di mettere in piedi una band che riesca ad esprimere la loro creatività e la loro voglia di suonare insieme. Gli spiriti guida sono gruppi indie e alt rock come Arctic Monkeys, Strokes, Interpol, Editors, White Lies, Foals… A febbraio 2012 la band si completa con l’arrivo di Dario alla batteria, con un ruolo anche da Ringo Starr vista la natura bipolare dei Moscow Club. Il nome viene da un locale di Malta in cui Gabri ha passato le vacanze estive con gli amici. Da pochi mesi Federico ha deciso di intraprendere nuovi percorsi musicali e Paolo (già chitarrista dei Crisaore) ha preso il suo posto con grande successo".
Fino al 2018 avete composto brani in inglese, poi è arrivato “Blu”, il primo singolo in italiano. Come mai questo cambio di rotta?
"Dopo l’uscita del nostro EP “Six Indie City” del 2015 avevamo due opzioni, continuare in inglese oppure provare a cavalcare l’ondata it-pop che aveva in qualche modo sdoganato la lingua italiana della musica indie/alternativa nel mainstream. Abbiamo scelto la seconda, sicuri anche di poterci esprimere meglio nella nostra lingua madre ma rimanendo fedeli al nostro sound. Blu è stato il nostro apri pista e a distanza di quasi 6 anni siamo molto soddisfatti della scelta".
Underground Luna è il vostro ultimo lavoro, uscito nell’ottobre 2022, di fatto il primo album rilasciato. Che cosa troviamo al suo interno?
"Per scrivere e comporre i nove brani del disco ci abbiamo messo circa due anni, con qualche mese particolarmente prolifero e ispirato. I brani sono scritti da Gabriele e Federico ma nascono principalmente in saletta, spesso da un’idea, un riff da cui poi si parte e si sviluppa l’intera canzone. Ci sono stati anche brani che abbiamo abbandonato a metà perché non ci convincevano fino in fondo, magari in futuro si potranno riprendere chi lo sa. Il disco si apre con l’energia di “NOVA I”, dalle sfumature sonore che lasciano grande spazio alla chitarra elettrica e sembrano richiamare gli anni '80 ma con un finale moderno e potente. Si prosegue con “Vendetta cosmica” e “Tokyo”, rispettivamente primo e secondo singolo estratti dall’album: due brani dal mood molto diverso tra loro, ma che proprio per questo riescono a rappresentare l’intero lavoro. La quarta traccia è ”Chandra”, caratterizzata da sonorità eteree ed evocative con un testo minimale e ispirata ai Foals, band molto apprezzata da noi. Si prosegue con “La verità”, il brano più indie pop del disco con un testo che racconta di un soldato che torna dal fronte. “Penne stilografiche” presenta un testo inteso: un racconto di crescita e disillusione, che porta a pensare che purtroppo l'onestà non è sempre la soluzione. L’album prosegue con la delicata “Polvere” e con la sperimentale “Figli delle stelle”, per chiudersi con “Speranze complici”, unico brano scritto a quattro mani che, come in un cerchio, riprende le sonorità anni ’80 con un sapore brit-pop e un piccolo omaggio finale ai The Magic Numbers".
Diversi sono i riferimenti che si possono apprezzare nei vostri singoli. Ci sono artisti che, più di altri, hanno influenzato il vostro modo di scrivere o comporre?
"Le nostre influenze sonore vanno dagli anni 80 post-punk e new-wave dei Joy Division, The Smiths e Cure fino all’indie rock del 2010, soprattutto i Foals con le loro chitarre e le ritmiche mai banali di batteria. Nella scrittura, il grande Franco Battiato è il nostro faro ma se dobbiamo andare sul contemporaneo diremo sicuramente Giorgio Poi".
Una domanda per ciascuno di voi, a cui vi chiediamo di rispondere singolarmente. Qual è la canzone dei Moscow Club a cui siete più affezionati?
Dario: “Sicuramente “Chandra” per la sua potenza sonora ed evocativa. Non mi stanco mai di suonarla e mi diverte sempre”.
Gabriele: “Le canzoni sono come figli ma se devo scegliere direi “Blu” perché si ispira a una delle mie canzoni preferite ovvero “Everybody wants to rule the world” dei Tears for Fears.”
Paolo: “Mi piace molto “Penne Stilografiche” perché è una canzone mai banale e con un assolo di chitarra davvero bello ”
Quali sono i vostri progetti futuri?
"Dopo l’uscita dalla band di Federico abbiamo passato qualche tempo per riassestarci ma ora abbiamo ripreso l’attività live dei concerti e stiamo già scrivendo nuove canzoni".