Lo scorso 12 febbraio la Costa d'Avorio ha vinto la Coppa d'Africa per la terza volta nella sua storia, battendo la Nigeria 2-1 in una finale emozionante.
Kessié e Haller sono stati i protagonisti della rimonta, ribaltando l'iniziale vantaggio di Troost-Ekong.
Una vittoria celebrata anche a Genova dove è presente una comunità attiva e radicata nel territorio:
“Questa vittoria è stata un miracolo - ci racconta Gnaore Sandro Junior - Non ce l’aspettavamo. Ho festeggiato a casa mia insieme ad amici, eravamo circa venti. Purtroppo non c’è stata la possibilità di avere uno spazio comune per vedere la partita insieme”.
Il percorso degli Elefanti è stato straordinario, con quasi un'eliminazione ai gironi e il ripescaggio come "peggior terza" agli ottavi, dopo l'esonero in corsa del selezionatore Gasset. Il nuovo ct Faé ha guidato la squadra fino in finale, eliminando avversari come Senegal, Mali e Repubblica Democratica del Congo.
La comunità presente a Genova, sull’onda di questo entusiasmo, vuole ora organizzarsi per dare voce a tutti e far sentire le proprie istanze, eliminando ogni tipo di pregiudizio.
“Stiamo cercando di fare un’associazione - ci dice Gnaore Sandro Junior - All’inizio eravamo pochi ma adesso la comunica sta crescendo, siamo circa 150/160. Abbiamo tanti obiettivi: prima di tutto aiutare quelli che arrivano qui in Italia. Noi parliamo francese e per un connazionale che arriva in Italia è difficile capire la lingua all’inizio. Vogliamo dare un aiuto da una parte e far conoscere alle istituzioni la nostra cultura e identità. Vogliamo abbattere i pregiudizi: spesso quando si vede una persona di colore si vede il delinquente. Per colpa di poche persone pagano il prezzo tutti. Un’associazione può farci conoscere perché non siamo tutti delinquenti”.
“L’idea è nata dopo l’arrivo del nostro ambasciatore qui a Genova - aggiunge Franck Richard, un altro membro della comunità genovese - Ci ha spiegato che dobbiamo organizzarci per poterci aiutare a vicenda più facilmente. Diciamoci la verità: l’integrazione per noi stranieri, soprattutto di colore, è ancora difficile. Io, ad esempio, sono qui da sei anni, sempre in regola, non mi hanno nemmeno mai fatto una multa perché ero senza biglietto sull’autobus. Oggi però mi trovo in una situazione delicata perché non posso più rinnovare direttamente il permesso di soggiorno senza passare attraverso una avvocato. Davanti a questa situazione dobbiamo metterci insieme”.