Passeggiando per via Carcassi, la strada che costeggia i bastioni dell’Acquasola tra il parco e la sottostante via San Vincenzo e intitolata al giurato e uomo politico che visse a cavallo tra l’Otto e Novecento, si incontra una fontana forse poco nota che porta con sé una antica superstizione.
La tradizione popolare, infatti, indicava questa fontana come ‘fontana della sfortuna’: chi si fosse abbeverato delle acque che da qui sgorgavano, avrebbe attirato su di sé disgrazie di ogni tipo.
Questa convinzione si deve al fatto che nella zona erano state scavate ampie fosse comuni per seppellirvi i morti di peste e che, qualche tempo dopo, la spianata divenne il luogo di sepoltura dei poveri.
Si pensava dunque che l’acqua che sgorgava fosse intrisa di energie negative, portate proprio dal luogo, un improvvisato cimitero per gli appestati.
Questo, per un lungo periodo, tenne lontana gran parte della popolazione.
La fontana che si inserisce nelle cinquecentesche mura del bastione dell’Acquasola era collegata direttamente all’acquedotto cittadino, che, con le sue prese, portava l’acqua dalla Val Bisagno a tutta la città. Di fatto, dunque, non è mai esistito un rischio effettivo, ma la suggestione amplificata dalla credenza popolare ha fatto sì che nessuno, per diverso tempo, si servisse della povera fontana che, ancora oggi, per qualcuno resta la ‘fontana della sfortuna’.