Un viaggio, soprattutto dentro sé stessi, per ritrovare la forza di rimettersi in gioco. Un mondo evocato dai suoni dove le immagini che si formano sono composte di luci brillanti e ombre scure ma dove non manca la speranza e la voglia di resistere.
Tutto questo è contenuto in ‘No sun’ il primo singolo estratto dall’album ‘Heilige Luna!’ dei Queen Lizard.
La band, per metà chiavarese e per metà di Sestri Levante, torna con il secondo lavoro in studio, dodici tracce che seguo il disco d’esordio ‘Secret Inter Light’ del 2019.
Marco Perrella (Raindog Marc, chitarre e device), che con Claudia Pisani (voce), Lorenzo Capello (batteria e campionamenti) e Mario Costa (Ian Burma, basso ed elettroniche) compone la band, racconta com’è nato il progetto Queen Lizard.
“Siamo nati nel peggiore dei modi - spiega Marco ridendo - ognuno di noi suonava in altri progetti. Io e Mario, con la prima formazione, ci siamo incontrati suonano per gioco al matrimonio di un’amica. Un momento goliardico in cui ci siamo divertiti e in tanti ci hanno fatto i complimenti per come avevamo suonato. Così, ci siamo chiusini saletta mettendo insieme un po’ di materiale nostro e, dopo un po’, è nato il primo disco”.
C’è, proprio all’interno di quel lavoro, un’ultima traccia a cui sono particolarmente legati, è The Fall: “È ispirata alla tragedia del Ponte Morandi - prosegue Marco - ed è uno dei pezzi a cui siamo più affezionati. Anche se cantiamo in inglese, questo è il brano in cui parliamo di più della nostra terra”.
Suoni ricercati, testi ermetici, ispirazioni internazionali sono le cifre della band influenzata prevalentemente dalla musica indipendente americana e inglese degli anni Novanta: “Sonic Youth, My Bloody Valentine, Dinosaur Jr. sono alcune delle nostre influenze, poi ciascuno ha i propri ascolti. La cantante e il batterista, con i quali siamo ancora molto amici, ci hanno lasciato per impegni personali, sono subentrati Lorenzo Capello, musicista di una certa esperienza, e Claudia Pisani, che aveva alle spalle già un suo disco. Questo ci ha fatto fare dei cambiamenti, abbiamo leggermente virato dando un’evoluzione al progetto che è ulteriormente maturato”.
‘No Sun’ è accompagnato da un video musicale che vuole sottolineare il messaggio della canzone: “Ci ha aiutato un nostro amico a realizzarlo. Visto che tutti nella canzone ci sentono la distopia di Blade Runner, abbiamo deciso di lasciarci ispirare da quello. Così ci sono paesaggi urbani non meglio definiti che passano in modo frenetico”.
Il chitarrista prosegue: “Anche se il titolo può far pensare a un paesaggio senza sole, in realtà il messaggio che diamo non è senza speranza. C’è molta introspezione. Tutti noi passiamo attraverso momenti di auto esame, auto analisi, soprattutto dopo qualcosa di particolare o quando dobbiamo prendere decisioni importanti. ‘No Sun’ è quando, da soli, ci si ritrova a pensare alle opportunità mancate e non è necessariamente negativa come cosa. Dagli errori si impara e comunque ogni rimpianto può diventare una pietra di stacco, un punto su cui appoggiarsi per le prossime esperienze”.
Il disco è stato presentato con un concerto alla Claque: “Ci siamo ritrovati a suonare davanti a molte più persone rispetto a quelle che pensavamo. Il pubblico era attento, aveva letto di noi e ci ha ascoltato con attenzione. La maggior parte dei presenti non la conoscevamo. La scelta di suonare in inglese forse è un po’ infelice, soprattutto dalle nostre parti, ma Claudia è stata bravissima perché, per molti dei brani, ha fatto piccole introduzioni citando stralci del testo in inglese, tradotti in italiano, in modo da far capire di cosa si parlava. È stato un mix tra musica e poesia. Siamo stati contentissimi perché tutti ci hanno detto che abbiamo suonato bene. Ci tenevamo tanto, siamo molto molto molto contenti di com’è andata e speriamo di ripetere”.
Nel futuro c’è la voglia di tanta musica live: “Menomale che abbiamo Cristina de L’Altoparlante che ci sta aiutando a muoverci. Siamo talmente tanto indipendenti che abbiamo fatto tutto da soli, copertina compresa. Anche Tabasco Studio di Sori, con Sannino ed Emanuele Morena che conosciamo da una vita e sono amici, ci hanno guidato nella produzione. Eravamo, forse, così disinteressati all’accoglienza, che probabilmente ci abbiamo pensato davvero poco. Chiaro che a noi piace suonare, ci piace anche che chi viene a sentirci veda che siamo credibili, non schiacciamo play su un pc: suoniamo come possiamo ma soprattutto come ci piace. Speriamo di poter portare un po’ in giro il nostro progetto, Abbiamo diverse proposte, ci stiamo organizzando perché non ci aspettavamo questa accoglienza ma l’idea è quella di suonare in giro il più possibile”.