Si dichiara "obiettore di coscienza" nei confronti della sua stessa chiesa che definisce "totalmente fuori dal mondo” don Paolo Farinella, parroco di San Torpete, contrario ad applicare il decreto dell'arcivescovo di Genova che impedisce a divorziati, separati e a chi non va a messa di svolgere il servizio di padrino e di madrina ai battesimi o alle cresime.
Il motivo della protesta è un modulo, spedito nei giorni scorsi dalla Curia di Genova ai parroci, che dovrà essere compilato e firmato da chi chiederà "di essere ammesso o ammessa all'incarico di padrino o madrina nella celebrazione del battesimo o cresima". Don Farinella contesta innanzi tutto la dicitura "incarico", come se quello di padrino o madrina fosse "un lavoro o un'attività". Secondariamente contesta la dicitura del modulo nel quale è riportato che il futuro padrino o madrina dovrà autocertificare "di non essere convivente, sposato solo civilmente, divorziato risposato civilmente".
A suo dire "oltre due terzi di cattolici, anche praticanti, vivono quelle situazioni". "In sostanza - domanda - quasi nessuno può fare il padrino o la madrina?". Don Farinella parla di un "certificato da dogana portuale e curiale" e di "pastorizia sacramentaria" con la quale "si obbliga all'eucaristia domenicale, come fosse olio di ricino, per essere autorizzato a fare il padrino o madrina". Nella sua lettera, pubblicata sul proprio sito personale, scrive di aver "sentito genitori inviperiti, dirmi: va bene, se mi obbligano ci vado, ma dopo non mi vedranno mai più".