Attualità - 20 gennaio 2024, 08:15

Sergio Badino scrive il ‘prima’ de ‘La guerra di Piero’ di Fabrizio De André: un libro che ci voleva

Oggi pomeriggio alle 15, nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi, presentazione del volume ‘Mille papaveri rossi’ del popolare autore genovese, sempre più apprezzato anche come sceneggiatore di fumetti

Ma chi era il Piero della celeberrima canzone di Fabrizio De André? E che vita aveva fatto, prima di ritrovarsi in guerra, di fronte a un ragazzo come lui, solo con la divisa di un altro colore? E che cosa gli era successo, prima di dormire sepolto in un campo di grano?

Nel venticinquesimo anniversario dalla morte di Faber, e a cinquantacinque anni da quella canzone che fu tra le prime del cantautore e che era finita sul lato A di uno dei suoi 45 giri, la vicenda di Piero, tutto il ‘prima’ di quello sparo sul campo di battaglia, viene immaginata da uno degli autori più ispirati, genuini, freschi e frizzanti della scena letteraria genovese, ma ampiamente noto e apprezzato a livello nazionale.

Lui è Sergio Badino, classe 1979, già studente al liceo classico ‘Colombo’, che è lo stesso dove andò anche De André; e diventato da tempo sceneggiatore di fumetti, sia per la Sergio Bonelli Editore (Martin Mystère e Dylan Dog) che per Topolino, oltre che autore di libri, sia per adulti che per ragazzi, e docente di scrittura con un progetto tutto suo e parecchio frequentato.

Badino è cresciuto a pane e De André, grazie soprattutto ai suoi genitori (e in particolare a suo papà Gian Carlo), quindi non è stato assolutamente un caso che volesse realizzare il suo ‘Mille papaveri rossi’, edito poi da Piemme con la curatela editoriale di un altro genovese illustre: Stefano Tettamanti della Agenzia Grandi & Associati.

Il libro di Badino, l’ultimo in ordine di tempo della sua produzione (che comincia a essere molto ricca), sarà presentato oggi pomeriggio, alle ore 15, presso il Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi in via Garibaldi 9 (a ingresso libero). Interverrà anche Giacomo Montanari, che è il curatore scientifico dei Rolli Days: oggi e domani, infatti, è in corso l’edizione invernale della sempre più popolare kermesse, e il tema di fondo sono proprio Fabrizio De André e le sue canzoni.

‘La guerra di Piero’, che è una delle primissime poesie in musica di Faber, oltre che una delle primissime canzoni contro la guerra in lingua italiana (come ben ci ricorda Stefano Tettamanti nella postfazione del volume), è lo spunto attraverso cui Sergio Badino immagina una storia sia per grandi che per ragazzi: quella di un giovane cresciuto sulle colline del Monferrato, insieme agli amici Nina Luigi, spensierato, arioso, solare, ricco di tanti progetti e di altrettanti buoni sentimenti.

L’amicizia è il collante di tante giornate passate nei campi di grano, poi il rapporto tra Piero e Nina diventa qualcosa di più stretto. Ma la storia ‘micro’ di un bellissimo amore s’intreccia con la storia ‘macro’ di un paese dove l’amore non c’è più, dove arriva la guerra, dove l’altro è un nemico, dove chi non la ragiona secondo il pensiero omologato viene automaticamente discriminato. E Piero, pure il giovane Piero, non ha scelta. Imbraccia le armi e finisce su quel campo di battaglia, di fronte a un ragazzo come lui, solo che di un altro esercito rispetto al suo.

Qui nasce la leggendaria epica di De André, ma ben prima Sergio Badino ci fa amare il personaggio di Piero, se ancora non lo avessimo amato abbastanza per il fatto di non aver mai voluto sparare per primo. E perché Piero non sparò per primo? Leggendo ‘Mille papaveri rossi’ lo si potrà capire, perché Badino sa tratteggiare questo personaggio in maniera magistrale, per raccontarci una storia che è sì d’immaginazione, ma in fondo poi non così tanto.

Quanti ragazzi, anche oggi, imbracciano le armi, quanti si ritrovano sui fronti di guerra, quanti lasciano famiglie e amori a casa, senza sapere se mai torneranno. La guerra fa schifo, ieri come oggi, oggi come domani: questo è il messaggio che esce da De André, questo è il messaggio ben colto da Badino, questo è il messaggio di quel grande cantautorato americano che ancora Tettamanti cita nel suo intervento.

Una bellissima canzone americana di tanti anni fa, ‘Bring Them Home’ di Pete Seeger, poi ripresa da Bruce Springsteen, ci raccontava la figura di un certo soldato Johnny, e si auspicava di vederlo ‘marchin’ home’, ovvero nell’azione di tornare a casa a passo di marcia. La storia di Piero finisce all’esatto contrario e la straordinaria forza di questo messaggio è riuscire ad assumere una posizione di forza contro la guerra, contro le guerre, con la delicatezza di una poesia. La stessa delicatezza che Badino mostra e utilizza nel suo narrare. Davvero un esperimento perfettamente riuscito, un libro da leggere, a scuola, in famiglia, dovunque capiti. È prezioso e ci voleva.