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Economia | 16 gennaio 2024, 09:45

Ansaldo Energia, in piazza per difendere quei lavoratori che rischiano sino a sette anni di carcere

Corteo questa mattina sino al Palazzo di Giustizia, dove si svolge l'udienza preliminare per i fatti dello scorso 13 ottobre 2022. Le accuse sono di blocco stradale, incendio e messa a rischio dell'incolumità delle persone

Ansaldo Energia, in piazza per difendere quei lavoratori che rischiano sino a sette anni di carcere

I lavoratori di Ansaldo Energia sono scesi in piazza questa mattina per protestare contro i capi d’accusa rivolti a sedici lavoratori per le manifestazioni a cui avevano preso parte il 13 ottobre 2022.  

Quattro le ore di sciopero annunciate, con un corteo che da piazza Acquaverde, dalla Stazione di Genova Principe, proseguirà verso Palazzo di Giustizia attraversando piazza della Nunziata, piazza Portello, piazza Corvetto, via XII Ottobre, Largo XII Ottobre e via Pammatone, fino ad arrivare al Tribunale dove si svolgerà l'udienza preliminare per i lavoratori coinvolti. I capi d’accusa sono blocco stradale, incendio, messa a rischio dell’incolumità delle persone: il rischio potrebbe essere una condanna che prevede fino a sette anni di carcere.

A indire la giornata di protesta la Fiom Cgil e la Fim Cisl, che in una nota hanno spiegato le motivazioni della manifestazione: "Ansaldo Energia aveva aperto la procedura pre-fallimentare, le officine erano vuote da mesi, i fornitori non venivano pagati (mancava persino lo scotch per i pacchi) e migliaia di posti di lavoro (2300 diretti di Ansaldo Energia e altre centinaia dell’indotto) erano concretamente a rischio. L’Ansaldo Energia, una delle più grandi e antiche Fabbriche di Genova rischiava la chiusura. Scioperi e mobilitazioni con la vicinanza di gran parte della città servirono a salvare l’Azienda, attraverso la ricapitalizzazione, e il futuro di migliaia di famiglie ad essa legate". 

“Era da mesi che stavamo chiedendo a Roma la ricapitalizzazione o come minimo un segnale, perché il pre-fallimento era stato annunciato a luglio - commenta Federico Grondona Rsu Fiom Cgil Ansaldo Energia - ma fino a ottobre non si era sentita neanche una parola da parte di Roma. Siamo stati costretti a fare azioni, scioperi, lotte ben determinate. Rischiare sette anni di carcere perché abbiamo bloccato per cinque ore via Cantore ci sembra…. Giudicatelo voi”.  

“I lavoratori di Ansaldo sono in sciopero e c’è grande solidarietà da parte delle fabbriche genovesi per dire che siamo vicini ai lavoratori denunciati per lo sciopero di ottobre 2022 e per ribadire che le lotte dei lavoratori non possono essere criminalizzate: se si rischia il futuro quale prospettive si hanno se non scioperare? - aggiunge Stefano Bonazzi, Segretario generale Fiom Cgil Genova -  Tutti quanti devono sapere che se Ansaldo oggi continua ad essere la più grande e importate fabbrica di Genova è perché quei lavoratori hanno conquistato la ricapitalizzazione e hanno sventato uno stato di fallimento dell’azienda. La lotta ha aiutato i posti di lavoro, ma anche l’industria e l’economia genovese”.  

“Lo sciopero è un diritto sacrosanto sempre attuato quando ci sono gravi situazioni o mancanza di risposte - dichiara Christian Venzano, Segretario generale della Fim Cisl Liguria - Siamo qui per ricordare cosa stava accadendo in quelle giornate e perché abbiamo dovuto scioperare per parecchi giorni: rischiavamo il fallimento di Ansaldo Energia, azienda storica della città, e la preoccupazione di lavoratori e lavoratrici era tantissima. Abbiamo dovuto scioperare per avere le risposte per salvare l’occupazione e di conseguenza un’azienda storica della città e strategica per il paese. GRazie a quelle giornate la ricapitalizzazione è ripartita e stanno arrivando anche le famose commesse. Da questo punto di vista siamo tutti vicini a questi lavoratori che hanno avuto delle denunce per dire che siamo tutti Ansaldo, eravamo allora e siamo oggi a loro sostegno. Non è una manifestazione contro la magistratura o le forze dell’ordine, che abbiamo sempre rispettato, ma è vicinanza e sostegno a questi lavoratori”.

M. Garibaldi, C. Orsetti

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