Eventi - 16 gennaio 2024, 09:47

Meno posti per curare i disturbi del comportamento alimentare: anche Genova aderisce alla manifestazione nazionale

Si torna a chiedere un'area specifica all'interno dei livelli essenziali di assistenza. Il fondo non è stato rinnovato nell’ultima legge di bilancio

Riuniti per scendere in piazza e chiedere l’attuazione della legge sui disturbi alimentari.

Movimento Lilla, Unione degli Universitari, Rete Studenti Medi e Chiedimi Come Sto daranno vita a una manifestazione nazionale il prossimo 19 gennaio per richiamare l’attenzione sui disturbi alimentari e sull’importanza delle giuste cure per guarire.

La rete di associazioni chiederà l’attuazione della legge 234 art.1 come 687 689 del 2021 che stabilisce un’area specifica all’interno dei livelli essenziali di assistenza per i disturbi alimentari.

Il Fondo per il Contrasto dei Disturbi Alimentari è stato istituito con la legge di bilancio del 2021. La richiesta del Movimento Lilla era un’altra, quella di scorporare i DAN (Disturbi del comportamento alimentare) dalle malattie psichiatriche nei livelli essenziali di assistenza e di assegnargli congiuntamente un budget a se stante, per permettere a ogni regione di dotarsi di livelli di assistenza per queste malattie.

Il fondo non è stato rinnovato nell’ultima legge di bilancio, il che si traduce, nel Sistema Sanitario Nazionale, in meno posti per la cura, meno professionisti sanitari e sempre meno luoghi dedicati alla cura del disturbo.

Il Fondo - si legge nel comunicato che annuncia la manifestazione nazionale - doveva essere un cerotto per arginare l’epidemia in atto, un ponte che doveva traghettarci verso la vera soluzione, ovvero il riconoscimento dei DAN come malattie degne di percorsi di cura dedicati e autonomi. Questo non perché i DAN non siano malattie psichiatriche, lo sono. Ma sono malattie che, per la loro natura peculiare, non si possono curare in un reparto di psichiatrica o in una clinica psichiatrica ma necessitano di reparti e strutture apposite”.

Ancora: “I DAN colpiscono più di 4 milioni di persone e causano 4000 morti accertate ogni anno. Nonostante fossero largamente insufficienti a fronteggiare un’epidemia di questa portata, i 25 milioni del Fondo hanno permesso a molte Regioni di progettare formazione, di sostenere la spesa di operatori e individuare nuove risorse di cura. 

Progettare vuol dire guardare lontano, contando su investimenti continui che invece sono stati tranciati.
Avere questa continuità negli investimenti avrebbe generato continuità e possibilità terapeutica anche in territori di prossimità. Col taglio si genereranno solo pericolose interruzioni terapeutiche. Le liste d’attesa – che già arrivano a un anno – aumenteranno. Perché non c’è una politica che abbia investito nella tutela della salute mentale e fisica dei suoi cittadini e cittadine. Investire nella cura di queste malattie vuol dire investire nella vita di generazioni che rischiano di essere malate a lungo termine. O di morire prematuramente per malattie curabili. 

Le piazze che hanno aderito ad oggi sono: Roma, Milano, Genova, Torino, Grosseto, Firenze, Bologna, Ancona, Palermo, Cagliari, Trieste, Lecce, Bari, Catania, Catanzaro, Sassari, Napoli, Perugia, Rimini, Modena, Verona, Vicenza, Padova, Cremona, Crema ma l’elenco è in continuo aggiornamento”. 


Redazione