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Politica | 12 gennaio 2024, 19:15

Ex Ilva, apprensione anche dalla Liguria: sempre più concreto il divorzio tra Governo e ArcelorMittal

Il Ministro Urso si impegna a ricostruire l’azienda sulla base della tecnologia verde. Le opposizioni: “Dal Governo sinora abbiamo assistito solo a rinvii”

Ex Ilva, apprensione anche dalla Liguria: sempre più concreto il divorzio tra Governo e ArcelorMittal

Il governo è impegnato in queste ore in un duro negoziato con ArcelorMittal per raggiungere un accordo consensuale sull'ex Ilva, cercando di evitare un lungo contenzioso legale. 

Fonti sindacali riportano che rappresentanti del governo stanno lavorando con i legali delle due parti per giungere a una soluzione entro mercoledì, sottolineando l'importanza di evitare il ritiro di ArcelorMittal senza alternative concrete.

Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha espresso l'urgenza di un intervento deciso per invertire la rotta dell'ex Ilva, critico nei confronti di ArcelorMittal per non aver rispettato gli impegni occupazionali e industriali. Urso ha dichiarato la necessità di cambiare la direzione dell'azienda, impegnandosi a ricostruire l'ex Ilva sulla base della tecnologia verde, un settore in cui le acciaierie italiane sono leader in Europa.

PREOCCUPAZIONE ANCHE A GENOVA 

La situazione rimane incerta anche per il futuro dello stabilimento di Cornigliano. La speranza anche a Genova è che un accordo consensuale possa essere raggiunto per evitare una crisi prolungata e garantire il futuro dell'industria siderurgica italiana.

Nei giorni scorsi il sindaco Marco Bucci ha scritto a Mittal: “Questa situazione di incertezza non può essere prolungata ulteriormente dal momento che solleva gravi dubbi sul futuro di Acciaierie D'Italia e sul futuro dei suoi lavoratori. Spero che si raggiunga al più presto una soluzione positiva per tutti”.

“Quello che vogliamo ascoltare è la garanzia del governo sulla centralità occupazionale per i lavoratori di Taranto, di Genova, di Novi Ligure di Racconigi, di tutti gli stabilimenti perché quello che non può succedere è che qualcuno pensi che ci siano le condizioni per poter salvare gli amministratori delegati e la faccia del consiglio di amministrazione - ha spiegato prima del vertice il segretario Fiom Michele De Palma - Perché, insiste, non è più possibile perdere tempo”.

Oggi a Genova è arrivato il leader di Azione Carlo Calenda per presentare il suo libro e, a margine dell’evento, ha parlato della questione:

“Io non credo che la responsabilità sia del governo Meloni, la responsabilità è molto chiara: è  stata fatta una gara europea, ha vinto Mittal, non gli abbiamo dato la fabbrica ma un contratto blindato (4 miliardi e 2), vincolati a non toccare gli operai, stesso livello retributivo, stesso inquadramento e persino un ripristino dell’articolo 18 per gli operai dell’Ilva. Questo era l’accordo che è stato prima confermato da Conte e Di Maio e poi fatto saltare da Conte e Di Maio. Dopo hanno detto che avrebbero fatto causa a Mittal e invece hanno fatto una società in minoranza. All’epoca io dissi siete pazzi perché non si fa saltare un accordo blindato per poi fare una società in minoranza. Questa è la storia  ed è una storia di follia italiana”.  

“In Senato nell’informativa dedicata ad Acciaierie d’Italia il ministro delle Imprese Adolfo Urso non ha nemmeno citato Genova, senza peraltro dare date o elementi concreti per trovare una soluzione su ex-Ilva - ha attaccato il deputato Pd Luca Pastorino - L’auspicato piano B che era necessario in tempi brevissimi e che doveva contenere la garanzia di un intervento certo dello Stato per delineare presto la strategia futura, anche attraverso i capitali di un nuovo soggetto estraneo, è invece lontano e anzi pare non esistere o non avere un percorso certo e definito”.

“Il ministro Urso ha confermato l’incapacità dell’esecutivo di affrontare il nodo dell’ex Ilva. Anziché dare risposte certe non solo ai lavoratori ma anche e soprattutto alle istanze ambientali, sanitarie e industriali del paese, la destra preferisce continuare la narrazione mendace con cui si vuole addossare al M5S la responsabilità della crisi. Un’arrampicata sugli specchi che non può cancellare la storia: la situazione di oggi è figlia della madre di tutti gli errori, vale a dire la scelta, mai spiegata dalla coppia Renzi-Calenda, di assegnare lo stabilimento produttivo alla cordata con capofila Arcelor Mittal, preferendola quindi alla cordata composta dal Gruppo Arvedi con il sostegno finanziario di CDP e di Leonardo Del Vecchio, e con il sostegno industriale del Gruppo Jindal. Quest’ultima cordata era certamente preferibile proprio perché includeva lo Stato. I patrioti, dunque, rispondano nel merito: quali azioni intendono adottare per salvaguardare un’azienda e un settore strategici per l’Italia? Basta contenuti vuoti e piagnistei”. Lo dichiara il senatore del M5S Luca Pirondini con il capogruppo comunale del M5S Genova Fabio Ceraudo, che poi aggiungono: “È inaccettabile che la destra abbia permesso che si arenasse la nazionalizzazione del siderurgico, depotenziando l’acciaio italiano e affossandolo con politiche fallimentari, senza una vera visione per la crescita. I danni perpetrati da quando è alla guida del paese sono stati di tale entità, da indurre la multinazionale stessa a sfilarsi. Multinazionale che ha comunque più volte dimostrato di non aver alcuna intenzione di investire realmente nel nostro paese”.

"Le colpe per la situazione in cui versa il settore dell'acciaio italiano sono da cercare anche a Bruxelles - dichiara l'eurodeputato genovese Marco Campomenosi, capo delegazione della Lega al Parlamento Europeo - In queste giornate in cui il dibattito politico è molto intenso e conflittuale sul ruolo e la presenza di grandi gruppi industriali extraeuropei nel nostro Paese, al di là dell’importante ruolo delle istituzioni nazionali e dell'impegno profuso dal Governo che confidiamo possa riuscire a difendere le produzioni del nostro Paese, nel trattare questo argomento vanno necessariamente ricordate le gravi responsabilità dell’UE. La Commissione europea in questi anni non ha messo in atto quelle politiche che avrebbero potuto aiutare non solo la filiera dell'acciaio, ma tutte le aziende che necessitano di produzioni di qualità, ad avere approvvigionamenti adeguati per tutto il settore manifatturiero e si è sempre rifiutata di limitare l'export di un materiale prezioso come il rottame di ferro che esportiamo dall'Italia verso la Turchia per ricomprarlo a prezzo maggiorato, indirettamente favorendo i nostri competitor. Ha ragione chi, dal comparto, fa notare che la situazione attuale è figlia delle politiche sbagliate Ue e di una strategia che ha eliminato le quote gratuite di Co2: ancora una volta, servirebbe anteporre la concretezza all’ideologia. E ci vorrebbe un netto cambio di rotta a Bruxelles, con un'Europa capace di intervenire a difesa della capacità produttiva del continente, cosa che è drammaticamente mancata in tutti questi anni”. 

“Le  ultime notizie su Acciaierie D’Italia, dopo la gestione fallimentare di Arcerol Mittal sotto la disastrosa guida dell’AD Lucia Morselli, sono estremamente preoccupanti e confermano i timori espressi da tempo da PD e parti sindacali, mentre in questi 15 mesi di governo Meloni abbiamo assistito solo a rinvii e a un conflitto strisciante tra i due Ministri preposti ad occuparsi della questione: Urso e Fitto. Come Partito Democratico Ligure riteniamo  da tempo che l'intervento statale sia l'unica soluzione possibile per affrontare questa crisi - scrivono in una nota Davide Natale, Segretario PD Liguria, Matteo Bianchi, responsabile Economia e industria segreteria PD Liguria e Simone Ziglioli responsabile Lavoro segretaria PD Liguria - È necessario che lo Stato assuma il controllo della società per garantire, sia  gli investimenti indispensabili alla produzione e alla sicurezza dei lavoratori, sia un futuro al comparto siderurgico nazionale, per i lavoratori e per l'indotto del settore, oltre al necessario risanamento ambientale.

La questione ex ILVA, se non gestita nel modo giusto, comporterà anche una serie di ulteriori ed enormi costi sociali ed economici che alla fine ricadrebbero inevitabilmente sulle casse pubbliche. In questa situazione di allarme sociale ed economico chiediamo nuovamente anche alla Regione Liguria, così come approvato su impulso del PD dal consiglio regionale, di farsi promotrice, con il Governo di ogni azione possibile, al fine di garantire una soluzione positiva a questa vicenda e tutelare gli interessi del lavoro, dello sviluppo sostenibile e della crescita economica della nostra regione in tutte le sedi”.

Redazione


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